“Organizzare la speranza”: il vescovo Antonazzo in missione nella Palestina

Dal 23 al 27 ottobre la Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo vola in Palestina, guidata dal Vescovo Gerardo Antonazzo. Non per una visita. Ma per portare aiuto vero, concreto, umano.

«Organizzare la speranza»: sono parole di don Tonino Bello, il vescovo salentino per il quale è in corso il processo di beatificazione. Ma quelle parole potrebbero benissimo essere la sintesi di una diplomazia dal basso che funziona, quando quella ufficiale resta inerte, afona o peggio ancora complice.

Con quello spirito – lucido, evangelico, profondamente umano – dal 23 al 27 ottobre 2025 una delegazione della Diocesi di Sora, Aquino, Cassino, Pontecorvo, guidata dal Vescovo Gerardo Antonazzo, volerà nei territori palestinesi, dove oggi si consuma uno dei drammi umanitari più trascurati dal circo della geopolitica internazionale.

Le tappe di Antonazzo

La prima tappa sarà al Caritas Baby Hospital di Betlemme, dove si curano ogni giorno bambini provenienti da Gaza. Non numeri ma corpi vivi e vulnerabili, spesso feriti, mutilati, traumatizzati. Bambini che l’Occidente – tra una risoluzione ONU abortita e una conferenza stampa di circostanza – continua a guardare come effetti collaterali, mai come priorità.

Monsignor Gerardo Antonazzo

Qui, il Vescovo consegnerà personalmente le offerte raccolte nelle parrocchie: un gesto concreto, nato dal basso, senza loghi ministeriali ma con il peso specifico della compassione organizzata.

Seguirà la visita al Villaggio di Betlemme, che accoglie orfani e anziani sfollati. Storie in frantumi, come i muri di Gaza ma in cui la presenza di una Chiesa in cammino prova a ricostruire ponti dove altri alzano muri.

Nel programma, anche l’incontro con Sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa, il Patriarca di Gerusalemme, e con l’ambasciatore italiano in Israele. Un momento tutt’altro che formale: una richiesta silenziosa ma netta alla comunità internazionale, perché non si può più far finta che la pace sia una variabile marginale, buona solo per i discorsi natalizi.

La fede che cammina dove la politica si ferma

Foto: Omar Naaman / ApaImages

Non è la prima volta che il vescovo Antonazzo si muove in territori di crisi. Era in Ucraina nei primi mesi dell’invasione, tra le sirene dei rifugi e i pianti dei profughi. È stato in Turchia, tra le macerie del terremoto. Ora va in Palestina, dove la tragedia si consuma lentamente e in silenzio, senza più neanche il rumore delle prime pagine.

C’è, in questa missione, una forma di diplomazia parallela: quella di chi non ha potere negoziale ma ha ancora il coraggio di guardare negli occhi chi soffre, senza filtri politici né retorica strategica.

Addolora vedere la fame, la distruzione, la morte dei piccoli innocenti”, ha scritto Antonazzo nella sua lettera ai fedeli. “Ma proprio per questo, come cittadini e come credenti, sentiamo il dovere morale di organizzare la speranza”. Non è un gesto simbolico. È una critica vivente all’indifferenza diplomatica, al calcolo freddo della Realpolitik, che misura le vite con la bilancia delle alleanze.

Un territorio che si fa presente

La delegazione parte con il cuore di un intero territorio, quello del Basso Lazio, che ha risposto con generosità e immediatezza. Le offerte raccolte non sono solo denaro: sono una dichiarazione di presenza, un modo per dire che Frosinone, Cassino, Aquino, Pontecorvo non voltano la faccia dall’altra parte.

Chi vorrà sostenere il viaggio può farlo con una donazione al seguente IBAN:
IT84 T030 6909 6061 0000 0130 177

Perché la speranza, come scriveva don Tonino, non si annuncia: si organizza.
E in tempi di guerre infinite, accordi mancati e compromessi al ribasso, portare speranza è forse l’atto più politico che ci sia.