Piacere Matteo e sono un sindaco del nuovo millennio

C'è una generazione di nuovi sindaci che sta cambiando il modo di vedere la Ciociaria. Con una rottura degli schemi ed il coraggio di osare. ma anche la politica, per lasciarli crescere, è dovuta cambiare

Camilla de Tourtrissac

Tagliacucitrice con gusto

Bello questo paese, ben curato e che organizzazione… Se incontriamo il sindaco glielo dobbiamo dire”: è la sera del Percorso enogastronomico, la scusa è che si mangia la realtà è che si mangia ma c’è anche il fresco della collina ed il centro straordinariamente bello di un borgo ciociaro. È il mix che ha portato una coppia di romana a parcheggiare ai piedi della collina salendo poi a bordo della navetta che collega al centro storico di Fumone.

Arrampicandosi e sbuffando sulle salite, la navetta è come un viaggio dentro la meraviglia che spesso i ciociari non vedono perché sta ogni giorno davanti ai loro occhi. Anche alla meraviglia ci si abitua. Lì, tra una curva ed una distesa d’alberi la coppia romana si lascia andare a quel commento spontaneo. L’uomo al volante del bus si gira e dice “Piacere signora, sono Matteo e sono il sindaco.

Modello Trentino? No, modello Ciociaria

Matteo Campoli con la sua squadra

Ma come – esclama con sorpresa la turista romana- il sindaco porta la navetta?”.
Certamente – è la risposta – nella vita guido i camion ed il Comune non poteva certo permettersi di pagare un autista, risparmiamo più che possiamo“.

Scendendo la signora chiede se possibile avere una guida, Matteo Campoli le risponde che una Consigliera comunale sarà ben lieta di mostrare il centro storico ed il castello: quel castello noto per essere stato la prigione di Papa Celestino V, rinchiuso lì dal suo successore Bonifacio VIII (quello dello ‘schiaffo’ di Anagni), il castello con il giardino pensile più alto in Europa.

La signora è senza parole: il sindaco guida la navetta, il Consigliere fa da guida. Non è tutto, Matteo Campoli, prima che inizia il tour enogastronomico la indirizza: “Signora cominci da lì, quello che distribuisce i bicchieri all’inizio del percorso è il vice sindaco”.

Un tempo era il modello Trentino, oggi è quello che accade nei piccoli borghi d’Italia che decidono di sopravvivere ed in Ciociaria anche Fumone ha deciso di reagire così. Reagire all’incendio che nelle settimane scorse ha minacciato di arrivare fino alle case, reagire all’isolamento geografico ed alla distanza dai grandi circuiti turistici, reagire a quel modello di turismo che scommette sul tutto incluso emozioni comprese. Fumone ha deciso di reagire facendo scoprire che ci si può emozionare. E facendo ciascuno la propria parte.

Il cambio di generazione

Piercamillo Davigo e Antonio Di Pietro (Foto Carlo Carino © Imagoeconomica)

C’è un cambio di visione nei Comuni ciociari. È legato ad un ricambio generazionale. Perché ogni generazione porta nella discussione un pezzo del suo mondo che prima mancava. Un ricambio come lo spostamento dei toner e la riapertura del portone principale del municipio deciso a Veroli da Germano Caperna, oppure un’intera amministrazione che si mette a disposizione dei visitatori del loro paese come sta facendo la squadra di Matteo Campoli. (Leggi qui: Il sindaco Caperna, per tutti Germano, e la rivoluzione che parte dai toner).

Il vero miracolo non è quello che stanno facendo: ma che lo stiano facendo nonostante della politica non sempre abbiano conosciuto il lato migliore. Perché la Generazione ’80 / ’90 è quella che ha iniziato a leggere i quotidiani nei giorni in cui finiva la Prima Repubblica, cioè nel periodo in cui la Politica non stava al suo posto naturale ma si era spostata in Cronaca. Ragazzo cresciuti nella dimensione di Mani Pulite a differenza di quella che vent’anni prima era cresciuta nelle grandi lotte per i Diritti. Gente che ha vissuto la speranza della Seconda Repubblica e non sa se sia arrivata o sia un’illusione.

È proprio questo il miracolo: una generazione che non è scappata dall’impegno civile: ipotesi smentite dall’attivo amore di tante donne e uomini dediti al proprio comune. E la spiegazione sta in una delle risposte date alla turista romana che chiedeva cosa spingesse un’amministrazione a sostetuirsi ad autisti, guide, distributori di bicchieri… “Per tigna signora. Tigna ed amore verso Fumone“.

Le passioni del nuovo millennio

Elly Schlein (foto © Glauco Dattini)

Il cambio di passo è anche nella Politica che li ha selezionati. Tanto a destra quanto a sinistra. Questione di sopravvivenza: il vecchio sistema si stava sgretolando e lo hanno dimostrato i successi di Giorgia Meloni a destra e di Elly Schlein a sinistra. Che hanno riportato nei loro schieramenti un mondo che gradualmente si era allontanato dalla politica e non si riconosceva più nei Partiti.

Matteo Campoli è figlio di un Partito Democratico che ha ripreso a far crescere i suoi amministratori. Senza preconcetti. È così che il sindaco di Fumone è diventato il portabandiera di un intero comprensorio nella battaglia sull’ospedale San Benedetto di Alatri. Ha preso lui in mano il timone del confronto con il centrodestra del Governatore Francesco Rocca e del sindaco Maurizio Cianfrocca. Perché è stato Campoli a coordinare i sindaci del comprensorio nelle loro iniziative di protesta contro il depotenziamento del San Bendetto. Non ha arretrato di un millimetro anche quando è rimasto il solo a contrapporsi all’atto Aziendale, con il sindaco di Ferentino Piergianni Fiorletta unico ad abbandonare la seduta insieme a lui.

L’ospedale di Alatri

In altri tempi, Campoli si sarebbe potuto sbattere come voleva: il portabandiera sarebbe stato il capo dell’opposizione di Alatri. Oggi, tanto a Destra quanto a Sinistra, i galloni si conquistano sul campo.

E soprattutto, i portabandiera non escono più dalle scuole di Partito. È il periodo degli underdog. Matteo Campoli viene dall’azienda di famiglia, fondata dal papà e che porta avanti insieme alle sorelle: tanto lavoro nel trasporto e nella lavorazione di paglia, fieno e legna, non proprio un lavoretto da camicia e cravatta.

La nuova generazione

Matteo Campoli

È la generazione dei nuovi sindaci che la mattina ci si alza presto, vanno a lavorare, poi doccia e cravatta (secondo le vecchie norme di rispetto della funzione) ed il resto della giornata in Comune. Raramente si fanno chiamare sindaco: per tutti sono Matteo (a Fumone), Germano (a Veroli), Roberto (a Ceccano), Francesco (a Falvaterra). Quelli che se l’erba è alta lungo le strade vanno a tagliarla loro, se una cunetta è otturata non ci pensano tre volte a prendere il trattore di loro proprietà e sistemarla.

A Fumone è stato così anche per l’incendio dei giorni scorsi che stava per bruciare tutto, con le fiamme a ridosso del centro storico ed in mezzo alle abitazioni. E loro, tutti gli amministratori, insieme ai volontari ed ai Vigili del Fuoco con la Protezione Civile regionale a spegnere. Come potevano e con quello che potevano. Neppure il tempo di togliersi la cravatta, gli hanno fatto notare. Infatti solo a tarda notte si sono accorti di essersi lanciati contro le fiamme così come stavano.

È il segno di una Ciociaria che cambia. Da destra a sinistra. Lo scopri salendo in un borgo lontano dai grandi percorsi turistici. Mentre l’autista di una navetta si gira e ti dice “piacere, sono il sindaco”.