A chi conviene ed a chi no un accordo trasversale sulle prossime elezioni Provinciali di Frosinone. I nomi in campo. E gli equilibri da assicurare
Troppi intrecci, troppo labili, troppo precari. Nessuno ha i numeri per vincere ad occhi chiusi le elezioni Provinciali di Frosinone. Non è questione di oggi: è stato un accordo trasversale a decidere le prime elezioni dopo la riforma Delrio: Forza Italia fece pendere l’ago della bilancia a favore del Pd di Antonio Pompeo; se non lo avesse fatto, sarebbe cambiato il nome ma non la sostanza: l’ago sarebbe andato sul candidato espresso dall’altra sensibilità Dem.
È per questo motivo che anche questa volta si lavora su un accordo trasversale. Perché alla Provincia sono collegati tanti enti. Dalla Società Ambiente che si occupa della gestione dei rifiuti all’Apef che si occupa di Energia; dal Consorzio industriale alla Camera di Commercio; dall’assemblea che discute le tariffe di Acqua e servizi fino a quella sulla Sanità.
Vantaggi e svantaggi
A chi conviene un accordo trasversale? I numeri dicono che convenga a tutti. Perché i 91 sindaci dei Comuni chiamati al voto non sono solo di centrosinistra e centrodestra. Molti sono civici e soprattutto non sono allineati politicamente. Basta un dato per rendersi conto di quanto possa essere volatile il voto: nelle ultime due elezioni per il Consiglio Provinciale il più votato nella fascia dei Comuni under 5mila abitanti è stato Gianluca Quadrini. Oggi milita nella Lega ma quando era candidato alla Provincia non aveva la copertura di alcun Partito.
Conviene al Centrosinistra perché eviterebbe l’ennesima contra fratricida. Come quelle che negli anni scorsi hanno contrapposto il post renziano Antonio Pompeo al candidato della componente maggioritaria. Conviene al centrodestra: che quella contra fratricida ora rischia di conoscerla da vicino, dal momento che ad aspirare sono in tanti e di partiti diversi.
I nomi in campo sono quelli anticipati nei giorni scorsi da Corrado Trento su Ciociaria Oggi. C’è il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli vicinissimo alle posizioni della Lega; il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore di Fratelli d’Italia; il sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo che è tornato in prossimità di Forza Italia; c’è il loro collega di Patrica Lucio Fiordalisio. C’è il sindaco civico di Sora Luca Di Stefano che ha un vice Pd e dialoga con i centristi; civico pure il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco che conta molti sostenitori nel centrodestra; il sindaco Dem di Supino Gianfranco Barletta o il suo collega di Monte San Giovanni Campano Emiliano Cinelli.
Pregi e difetti
Se si andasse ad una scelta di sintesi, quali sarebbero i pregi ed i limiti di ciscuno dei potenziali candidati?
Riccardo Mastrangeli è il sindaco di Frosinone. Ha il pregio di essere un civico, dotato di una immensa competenza in materia di numeri e di amministrazione pubblica. C’è lui dietro molte delle operazioni finanziare condotte dall’amministrazione di centrodestra che ha guidato Frosinone negli anni del sindaco Ottaviani. Dopo la riforma Delrio che ha svuotato di competenze le Province italiane, in molte località il sindaco del capoluogo è anche presidente della Provincia.
Lo svantaggio è tutto di natura politica. Per quanto sia formalmente un civico, Riccardo Mastrangeli è una prosecuzione del sindaco Ottaviani, coordinatore provinciale e deputato della Lega. In questo modo il Carroccio si troverebbe concentrate nelle mani le due deleghe amministrative più importanti: un potere immenso che non coincide affatto con la sua forza elettorale. Il tutto a svantaggio di Fratelli d’Italia e di Forza Italia.
Roberto Caligiore di Fratelli d’Italia ha, per il centrodestra, il merito politico di avere ammainato da Ceccano la bandiera della sinistra, governando quattro anni. Ma finendo sfiduciato; rivincendo però a furor di popolo nelle successive elezioni. Sul piano amministrativo può intestarsi una serie di risultati positivi anche se non entusiasmanti come quelli centrati dal tandem Mastrangeli – Ottaviani. Era il candidato naturale alle Regionali. Alle quali ha dovuto rinunciare perché altrimenti si sarebbe dovuto dimettere da sindaci e Ceccano sarebbe tornata alle urne.
Lo svantaggio è quello legato al rischio di una conta interna al Partito. Che già nelle scorse elezioni per il Consiglio Provinciale è stata evidente.
La sintesi del civico
Luca Di Stefano e Giuseppe Sacco non sono formalmente tesserati ad un Partito. Ma il primo è stato eletto con un accordo che ha visto tra i protagonisti il Pd, il secondo ha radici di centrodestra. È un vantaggio, come nel caso di Riccardo Mastrangeli.
Ma Luca Di Stefano rischia di pagare non tanto la giovane età ma il percorso amministrativo relativamente breve: che non ha consentito agli altri sindaci di pesarlo sul piano della capacità di sintesi e di mediazione. Elementi fondamentali per un Presidente di Provincia. Su di lui convergerebbe una parte del mondo centrista e del mondo Dem; una parte non si è espressa.
Giuseppe Sacco viene da un Comune relativamente piccolo ed è al secondo mandato. Ha dato dimostrazione di abilità amministrativa: nella battaglia per portare alla chiusura la discarica provinciale sul suo territorio ha costretto Palazzo Chigi a compiere una forzatura. Ha candidato il suo Comune a capitale italiana della Cultura. Per lui, sedersi sulla poltrona di presidente della Provincia rischia di essere una beffa. Perché tra i temi da affrontare c’è l’individuazione della discarica provinciale. E proprio a Roccasecca c’è il Quinto invaso già pronto per entrare in servizio. Rischia di essere lui il presidente che riapre l’impianto che proprio lui come sindaco ha chiuso.
Il limite di essere di parte
I sindaci di Pontecorvo, Patrica e Monte San Giovanni Campano possono vantare un ampio curriculum. Ma hanno il limite di essere di parte e per questo divisivi. Poco adatti ad un ragionamento di sintesi. Il che riduce le loro possibilità di manovra.
Molto importanti saranno i ragionamenti di questa settimana. Centrosinistra e centrodestra hanno avuto diversi abboccamenti non ufficiali. La possibilità di un’intesa passa per un ragionamento di sintesi. Che coinvolga gli assetti anche degli enti intermedi.
Una guerra, in questa fase non conviene. A nessuno.