Quei conti di ALeS prima che iniziassero a sparare su Tagliaferri

Conti in attivo ma rendita bancaria slow, ed appena il neo presidente va a spulciare parte il cecchinaggio: anche sui suoi, di numeri

Qualcosa non quadra. L’operazione di cecchinaggio politico e mediatico sull’ex vicesindaco di Frosinone Fabio Tagliaferri per il suo ruolo da presidente ed amministratore delegato di ALeS, società in house del Ministero della Cultura presenta due stranezze. Una sui contenuti ed una sui tempi.

Sulle tracce dell’ex boy scout entrato in politica 26 anni fa si sono messe le più blasonate firme del giornalismo investigativo italiano. Setacciando anche i cestini della spazzatura, come è d’uopo in questi casi. Ma trovando finora poco o nulla nella totalità dei casi o compiendo clamorosi scivoloni in altri; addirittura registrando attestati di stima come quello del Capogruppo Pd in Consiglio comunale e suo oppositore Angelo Pizzutelli. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti di venerdì 13 settembre 2024).

Sono i tempi a far riflettere: Fabio Tagliaferri in ALeS ci sta da pochi mesi ed a meno che non si sia messo un posacenere nelle tasche, anche volendo non avrebbe fatto in tempo a commettere disastri.

Il saldo a Monte dei Paschi

Fabio Tagliaferri (Foto: Stefano Strani)

Ma sono proprio i tempi a colpire. Il cecchinaggio comincia quando il nuovo presidente – amministratore delegato inizia a mettere il naso su due aspetti.

Il primo sono i conti bancari della società che è stato chiamato ad amministrare. Si accorge di una curiosa anomalia pochi giorni dopo l’insediamento: quando i funzionari del Monte dei Paschi di Siena si presentano in ufficio per sostituire le firme e con una certa urgenza perché ci sono gli stipendi da pagare.

Tagliaferri chiede il saldo: ammonta ad alcune decine di milioni d’euro, ALeS è una società con i conti in attivo. La giacenza media è pari a 40 milioni di euro. E quanto rendono di interessi quei milioni depositati sui conti Mps? La risposta è zero. Gli interessi a credito con data 1 gennaio 2023 sono zero. In pratica la società paga per farsi tenere i suoi milioni e nulla le viene dato di interessi.

Adeguamenti spontanei

Non è l’unico caso. Ce n’è uno simile con l’istituto di credito che tiene il conto di Scuderie del Qurinale, altra realtà sotto il controllo ALeS. Sul conto della banca Passadore c’è una giacenza di una decina di milioni ed il tasso d’interesse è un 1,2% annuo.non proprio un tasso di favore.

Fabio Tagliaferri, notata la cosa esprime la sua perplessità ai funzionari Mps. E di propria spontanea iniziativa la banca nei giorni successivi gli comunica un interesse del 3,5%. Anche Banca Passadore altrettanto spontaneamente adegua al 3,35%. Nel team di Tagliaferri iniziano a fare due calcoli. Sul contro Mps transitano decine di milioni all’anno con punte di 80 milioni ad inizio anno quando vengono accreditati i fondi del Ministero, sul conto Passadore una decina di milioni: quanto ci ha rimesso ALeS in termini di interessi non goduti? E non per colpa delle banche, sia chiaro: perché qualcuno quei contratti, quelle clausole e quelle condizioni deve avere deciso di accettarle.

Divide et impera

Foto © Paolo Cerroni / Imagoeconomica

Nasce anche da questo episodio la decisione di ampliare la pianta dei dirigenti che Fabio Tagliaferri aveva in mente di realizzare. Per evitare che pochi dovessero pensare a troppo: ALeS è infatti una realtà impegnativa e piena di scadenze, responsabilità, dipendenti.

Ai sindacati aveva anticipato l’intenzione di aumentare l’organico ed anche i dirigenti passandoli dagli attuali 5 a 9. Con una conseguenza politica: dimezzare il potere di ciascuno. Cosa che non deve avere fatto piacere a tutti: non tanto all’interno ma in quel mondo che sapeva di poter avere interlocutori affidabili.

La proposta è rimasta a livello di bozza e non è stata protocollata in CdA: perché nel frattempo è cominciato il cecchinaggio.

Se ciociaro è un difetto

Fabio Panetta e Marco Dell’Isola

Un cecchinaggio che presenta alcune dimenticanze ed alcune perplessità. Come quella secondo la quale Tagliaferri ha il problema di provenire da Frosinone: se il problema è di una natura geografica che per un non chiaro motivo lo renderebbe inadatto ad occuparsi di una società, la cosa andrebbe spiegata al Governatore della Banca d’Italia ed al Presidente Aggiunto della Corte dei Conti dal momento che entrambi hanno sangue ciociaro.

Tanto quanto è strana la radiografia dei redditi di Tagliaferri apparsa in questi giorni sui Media. Ci sono i conti della sua società di noleggio auto e degli emolumenti come amministratore comunale, trovando pochi spicci. Al punto da classificare come un balzo clamoroso la nomina in ALeS dove l’appannaggio è almeno dieci volte tanto. Peccato ci ci sia dimenticati di considerare nel conto anche lo stipendio da dipendente regionale. Dettagli?