
Cosa c'è dietro le dimissioni di Angelo Pizzutelli. E cosa sta progettando. Gli indizi che lo hanno portato a ritenere che Frosinone è stata sacrificata. L'analogia con il caso De Amicis a Latina. A destra nessuna voglia di provare a recuperare gli 8 dissidenti, tanto 17 "no", cioè i voti dell'opposizione sommati ai loro, non ci saranno mai
Non parla. E non rilascia dichiarazioni. Non vuole buttare altra benzina su un fuoco che ha già fiamme alte. Ma nemmeno intende gettare acqua per circoscrivere l’incendio. Angelo Pizzutelli rimane in posizione di attesa: le sue dimissioni da capogruppo del Partito Democratico rischiano di condizionare le elezioni Comunali del 2027. (Leggi qui: Pizzutelli: “Mi dimetto da capogruppo Pd. E mi tengo le mani libere per dopo”).
Sabato scorso è stato chiarissimo: si dimette dal Capogruppo ma non lascia il Pd. Significa che compie un gesto di rottura forte ma non definitivo; se vogliono ricomporre la frattura lui è ancora nel Partito e c’è ancora un po’ di tempo. Al tempo stesso ha detto con la stessa chiarezza che per il futuro si tiene le mani libere: è pronto ad andare a costituire uno schieramento trasversale con il quale condizionare il risultato delle prossime comunali.
Il sacrificio sull’altare delle elezioni

Alla base della rottura innescata da Angelo Pizzutelli c’è una certezza che per il momento è personale. Il tempo dirà se è reale. Il Capogruppo dimissionario è convinto che Frosinone sia stata immolata sull’altare degli equilibri politici: cedendo all’area Schlein una sorta di diritto di prelazione sul nome del candidato sindaco da esprimere nel 2027. Al tempo stesso, il capoluogo sarebbe stato tagliato fuori ancora una volta dalle elezioni Regionali, escludendo dalla lista un candidato di Frosinone da far eleggere. Gli indizi gravi sui quali basare queste convinzioni?
La visita dell’ex sindaco di Firenze Dario Nardella per incontrare i suoi elettori che anche dalla Ciociaria lo hanno spinto al Parlamento Europeo non ha toccato il Capoluogo. Ma si è concentrata su Veroli. Il segnale tra le righe è che sarà Veroli ad esprimere uno dei prossimi candidati alla Regione e non Frosinone. L’indiscrezione che arriva sempre più forte a Pizzutelli è che questa volta il tandem sarà tra il sindaco di Cassino Enzo Salera e la vicesindaca di Veroli Francesca Cerquozzi.

C’è anche un’altra convinzione personale alla base della scelta di Pizzutelli. Frosinone città è il prezzo che Francesco De Angelis ha dovuto pagare per stringere il patto tra Area Dem ed il collettivo che fa riferimento ad Elly Schlein in vista del prossimo Congresso Provinciale Pd. In cambio di quell’asse, Pizzutelli ritiene che all’area della Segretaria nazionale sia stata lasciata la possibilità di esprimere la candidatura del Pd alle Comunali 2027. Anche in questo caso: quali sono gli indizi?
La composizione della Segreteria cittadina Pd, con i nomi dell’area Schlein in numero e posizione tale da poter condizionare la scelta. Le loro dimissioni rassegnate domenica, per Pizzutelli sono un conferma dei suoi sospetti. (Leggi qui: Il Pd nel pallone tra tatticismi, lotte intestine e poca voglia di vincere. E leggi anche: Dove vogliono andare i 4 di Schlein che si sono dimessi a Frosinone).
Il traversone a perdere

Se fosse corretta la lettura di Angelo Pizzutelli, il Pd a Frosinone starebbe giocando al traversone, il Tresette a perdere. Ma nella sua forma più avanzata invece di creare le condizioni per un gruppo Dem forte e unito nel Capoluogo, non solo in Consiglio comunale ma anche fuori con la segreteria cittadina. Un Gruppo in grado di essere un Partito ancora più competitivo, vigoroso, attrattivo. E tale da rappresentare la locomotiva della coalizione di centrosinistra che nel 2027 si giocherà la partita fondamentale del Comune che il centrosinistra perde puntualmente da 3 lustri.
Invece di fare tutto questo, il PD applica una strategia capace di far incavolare pure uno “aziendalista” come l’ex Capogruppo del Partito Angelo Pizzutelli. Che infatti si è dimesso, in segno di protesta, da responsabile del Gruppo consiliare. Uno che ad ogni elezione porta a casa, e quindi in dote al Pd, almeno 700 voti. Praticamente da solo Pizzutelli prende gli stessi voti di due liste civiche insieme. Basta vedere le preferenze del 2022.

Il messaggio di volersi tenere le mani libere evoca una situazione analoga avvenuta a pochi chilometri da Frosinone. Alle scorse elezioni Comunali di Latina il Capogruppo Pd Enzo De Amicis ha preso atto della decisione di non sostenerlo nella corsa contro la candidata del centrodestra. Si è dimesso, come Pizzutelli. Ed è andato a rinforzare la lista civica a sostegno di Matilde Celentano, eletta sindaca grazie anche ai 794 voti di De Amicis. Che ora è ascoltato esponente della maggioranza.
La Fisica di Mastrangeli

E sull’altro fronte? In Fisica Classica, in particolare in Meccanica, l’inerzia di un corpo è la proprietà che determina la resistenza alle variazioni dello stato di moto ed è quantificata dalla sua massa inerziale. L’inerzia è descritta anche dal principio della dinamica, o prima legge di Newton: afferma che “un corpo permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna a modificare tale stato.”
Il Sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli sta applicando, scientemente, il principio di inerzia alla situazione politica che grava sulla sua maggioranza. Praticamente da più di un anno.
Eppur si muove…

Apparentemente è ferma, ma in realtà si muove. Mastrangeli fa politica da quando portava i calzoncini corti e giocava al Piccolo chimico. Ne conosce quindi ogni aspetto, ogni dinamica, ogni risvolto. Sa benissimo che per andare avanti con la consiliatura fino al 2027, dal punto di vista politico, deve stare immobile.
Non fare nulla. E’ quel non fare nulla la sua garanzia di durata nel tempo. Sommata evidentemente alla consapevolezza che nessuno, sia nell’opposizione che in maggioranza, ha la benché minima volontà di interrompere anzitempo la consiliatura.
Le varie fibrillazioni interne, puntuali come gli Shinkansen giapponesi, i treni superveloci che non fanno mai un secondo di ritardo, lo preoccupano il giusto. Non eccessivamente. Anche l’imponderabilità dei numeri in aula, non gli toglie certamente il sonno. Sa con certezza che sono 16 i Consiglieri della sua maggioranza che diranno SI alle delibere che porterà in aula. Comprese quelle relative al bilancio di previsione di fine febbraio.
Che ovviamente verrà approvato senza particolari problemi. Sono sufficienti.
Quei 7 “no” impossibili

Tanto 17 No, cioè a dire i voti dell’opposizione sommati a quelli dei “dissidenti o malpancisti” non ci saranno mai. Per nessun documento. Ecco perché non ha alcuna intenzione di azzerare la Giunta. Per Mastrangeli sarebbe come sconfessare tutto quello che lui e gli assessori hanno fatto in più di metà consiliatura.
Come non ha alcuna voglia di provare a recuperare gli 8 dissidenti. Secondo il Sindaco sono andati via loro dalla maggioranza e non li ha certamente cacciati lui. Inoltre, da come si muove (o meglio non si muove) è molto probabile che il primo cittadino, abbia già in mente uno schema di gioco, ergo una coalizione per il 2027 diversa da quella che lo ha sostenuto la volta scorsa.
Più civica e meno politica. Ecco perché ricomporre il quadro tradizionale del centro destra, quello con Lega-FdI-FI, non è una sua priorità. Almeno non lo è in questo momento. A non creare troppi ostacoli a Mastrangeli nel suo cammino, lento ma inesorabilmente costante, ci si mette poi anche l’opposizione. In particolare, il primo partito del centro sinistra.