Quel linguaggio imbarbarito che non è un buon esempio

Una volta i politici avevano un linguaggio affilato ma sempre nei canoni della buona educazione. L'insulto, dopotutto, è un'arte come insegna Arthur Schopenhauer. E non ha bisogno di linguaggio triviale. Proprio per questo occorre una buona cultura per rifilare un insulto micidiale ma con parole educate. Il contrario di quanto sta accadendo nella nostra politica

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Ora, qui non si vorrebbe tornare per forza ai bei tempi andati. Come quelli di Alcide De Gasperi che, come è noto, intervenendo alla Conferenza di Pace di Parigi il 10 agosto del 1946, si rivolse così ai presenti: “Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me“. Un modello inarrivabile di come la distanza intellettuale e politica possa (e debba) andare di pari passo con la cortesia e la buona educazione.

Alcide De Gasperi

O, per andare a tempi più recenti, ad Aldo Moro ed alle sue “convergenze parallele” ( anche se la frase esatta, pronunciata al congresso della Dc a Firenze nel 1959 fu “in  tale direttrice diviene indispensabile progettare convergenze di lungo periodo con le sinistre“).

In questa sede, meritano di essere ricordati anche i “ragionamendi” di Ciriaco de Mita, leader della Democrazia Cristiana nella seconda metà degli anni ’80. Per non essere tacciati di filodemocristianismo, si potrebbe anche ricordare in che modo Enrico Berlinguer sosteneva che l’insulto non deve mai far parte della dialettica democratica: “io le invettive non le lancio contro nessuno, non mi piace scagliare anatemi, gli anatemi sono espressioni di fanatismo e c’è troppo fanatismo nel mondo“.

Il linguaggio imbarbarito

Gianfranco Funari con Luciano Bolzoni (Foto: Carlo Carino © Imagoeconomica)

Però è un dato di fatto che, da un certo punto in poi, il linguaggio della politica ha cominciato a subire un deciso imbarbarimento. In alcune circostanze legato ad un eccesso di crudezza nella spiegazione (la politica che, secondo Rino Formica, era “sangue e merda“)-In altre causato, molto semplicemente, da mancanza di strumenti. O, peggio, dalla malintesa volontà di sentirsi interpreti del sentire comune. Qualunque cosa significhi.

Ed ecco dunque che Francesco Storace, rispondendo a chi gli chiede di dire qualcosa di destra,  esplode in un icastico “a froci!. O Mirko Tremaglia, che parla di un’Europa in cui “i culattoni sono in maggioranza“. E come non pensare alla nota indicazione stradale (“vaffanculo!“) all’origine della parabola grillina? O al recentissimo scambio di carinerie (“stronza“) tra Vincenzo De Luca e Giorgia Meloni?

Totem di quella stagione di liberalizzazione del vocabolario fu Gianfranco Funari che sdoganò l’insulto televisivo e lo portò in seconda serata, ottenendone un enorme successo d’ascolti. Aboccapaerta, ring di contenziosi verbali fra categorie di semplici cittadini, di ascolti ne fece tanti che lo catapultarono in prima serata. A vantaggio di chi investiva il pubblicità ma a svantaggio di tutti noi, che ci siamo risvegliati il mattino dopo la trasmissione in un posto dove si è convinti che l’insulto sia la regola. E non il sipario dedicato agli incolti che pensano di essere diventati protagonisti. E invece sono solo un fenomeno da baraccone.

Verso il basso

(Foto: Ettore Cesaritti)

Si va dunque verso il basso. Ed è vero che “volgare” deriva da “vulgus“; e dunque la lingua del popolo è, per definizione, più frizzante e vernacolare. Però c’è anche un limite. Che qui ad Anagni sembra essere stato abbondantemente superato.

Perché, in breve sintesi, abbiamo avuto, in pochi giorni, un vicesindaco che definisce “rosiconi” quelli che non la pensano come lui. Un ex candidato del centrosinistra che parla dell’attuale classe dirigente come di “farabutti“. Poi un consigliere comunale che dice che la difesa ambientale va bene solo per chi se lo può permettere perché ha le terga al riparo.

Del resto, una lunga militanza cronistica locale consente di riandare con la mente alla famosa “opposizione criminale” (l’ex sindaco Fausto Bassetta che apostrofava così i suoi oppositori). Ed anche il neo Segretario del Pd Francesco Sordo, negli ultimi giorni della stessa stagione bassettiana, definiva così le frizioni tra le anime di quella maggioranza: “mercato delle vacche“.

Sarà il caso di ricordare che la nostra Costituzione, all’articolo 54, stabilisce che “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore“.

Mi sa che a (più di) qualcuno è sfuggito.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).