Quiri-Giorgia e la profezia di Renzi: da Colle Oppio al Colle col torrino

L’endorsement di Piantedosi alla festa del Foglio e il sogno inconfessato della premier: succedere a Mattarella

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

L’avviso di Matteo Renzi, l’ennesimo, campeggiava a sei colonne in apertura su Repubblica solo poche settimane fa: “Senza i centristi avremo presto Meloni al Quirinale”. Ovvio che il leader di Italia Viva non intendesse solo accreditarsi come Cassandra, nel ripetere quel mantra tecnico.

No, lui da mesi sta mettendo in piedi un progetto, quello di Casa Riformista, che ha bisogno di una mission. E la mission dovrebbe essere quella di impedire che una sovranista destrorsa con (legittime) ambizioni ma background ancora acerbo arrivi a mettersi due corazzieri fuori lo studio.

La Meloni futura

Poco tempo prima l’ex premier toscano era andato più a fondo nella sua disamina. Ed aveva ipotizzato uno scenario a proposito di Meloni.

Matteo Renzi (Foto: Alessandro Amoruso © Imagoeconomica)

Non della Meloni di oggi che domani andrà a prendersi la sua libbra di carne pezzotta in Egitto sull’accordo Israele-Hamas, ma un’altra Meloni. Quella futura che un po’ sta già cominciando a rimanere sotto le macerie di una narrazione epica del suo operato a cui però non corrisponde il reale stato di salute del Paese.

“Per supplire all’assenza di risultati e di fronte a un Paese affaticato su caro-vita e salari bassi, tirerà fuori dal cilindro la trovata a effetto. Dirà: ‘Alcune cose l’ho fatte, altre me le hanno impedite, ora datemi il consenso per andare al Quirinale dopo Sergio Mattarella’. Le politiche come presidenziali di fatto”.

E siccome la premier tutto è meno che fessa lei, a detta di Renzi, “chiederà i pieni poteri in modo più elegante di Salvini al Papeete”.

Il ministro-sponsor

E’ chiaro che, per seguire una sovrascrittura di copione del genere, servono input giusti ed endorsement mirati. E cosa c’è di meglio della ‘Festa dell’Ottimismo 2025’, organizzata da ‘Il Foglio’ presso il Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio, a Firenze?

Matteo Piantedosi, già prefetto di Roma (Foto Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Cioè nel capoluogo di una Regione in cui oggi si vota e soprattutto capoluogo di origine politica ed anagrafica dello stesso Renzi? Per piazzare la briscola giusta serviva un uomo che fosse “di Meloni” ma non troppo e con battage politico ma sempre non troppo.

Un uomo che viene dalle istituzioni sovra-partitiche e che oggi con Meloni fa squadra, tanto da potersi arrogare il diritto del cosiddetto giudizio di prossimità.

“Donna, giovane e in gamba”

Matteo Piantedosi a Firenze ci è arrivato come il sugo di lepre sui pici. Ed a domanda ha risposto. “Giorgia Meloni futuro capo dello Stato? Perché no?” L’impalcatura politically correct, quasi profanamente prog, ci sta tutta.

“E’ donna, è giovane, sarebbe una bella cosa per tutto il Paese. Dopo aver avuto il primo presidente del Consiglio donna avere in un prossimo futuro il presidente della Repubblica nella persona di Giorgia Meloni.

Il clou sta tutto nella frase finale del secondo periodo. Il preambolo è stato cauto.

Mattarella stai sereno

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Cassino

“Siamo contentissimi tutti di avere ancora per quattro anni come presidente della Repubblica Sergio Mattarella e siamo contentissimi di avere la presidente del Consiglio Meloni per i prossimi sette anni.

“Sarebbe, comunque, una bella cosa per tutti se un giorno, a tempo debito…la Meloni al Quirinale. E’ giovane e ha tutto il tempo per poterlo fare”.

Il clou arriva come quelle mezze bugie in un mare di verità obiettive, quelle che così camuffate passano anch’esse per oro colato, come un minuscolo pinocchio mischiato in mezzo a cento Grilli Parlanti pieni di steroidi etici.

L’equilibrio discutibile

“Ha dimostrato di saper interpretare in maniera molto bilanciata e equilibrata un ruolo così importante”. Piantedosi ha confuso in pratica la necessità di Meloni di basculare ogni santo giorno tra regole europee e pulsioni sovraniste con una prerogativa tipica del Capo dello Stato Italiano.

Ed ha omesso, fortemente omesso, che se c’è una cosa a cui Meloni davvero non è ancora pronta (né forse lo sarà mai) quella è altra. L’incapacità assoluta di rappresentare ecumenicamente tutti i cittadini e l’ossessiva narrazione vittimista per cui ogni avversario politico è un nemico pronto a pugnalarla.

Poca roba e del tutto sbagliata per entrare nel Colle col Torrino. Ma Renzi lo sa benissimo che i Presidenti li fanno le Camere e che serve un pattuglione di contenimento come quando fece il king-player per rimettere Mattarella dov’è ora. Perciò fa il profeta e, nel frattempo – hai visto mai? – tira anche un po’ d’acqua al mulino della sua creatura.