Cosa c’è dietro il recente summit di Anagni del Carroccio e come Durigon, Bordoni, Abbruzzese, Ottaviani e Ciacciarelli vogliono esportarne il format
Nulla a che vedere con l’invisa Legge Fornero che è rimasta sullo stomaco di Matteo Salvini. La Lega, questa Lega laziale tonica e produttiva che in iperbole politica ha preferito la “guerriglia“ alla “guerra convenzionale”, ha in mente altro. Il suo obiettivo attuale è “Quota 368”.
Lo si è visto dallo start di una iniziativa che ha preso piede nelle scorse ore ad Anagni ma che sarà format territoriale ampio e pignolo. Lo si è intuito dalla deviazione dalla formula protocollare che non prevedeva e non prevede Congressi nella Lega. E dalla scelta di consolidare strutture, intenti e policy territoriali nel Lazio con eventi di grande respiro, che coinvolgano la base dandole la possibilità di scegliere i propri vertici ed anche di scalarli. (Leggi qui: Lega a (non) Congresso, prove tecniche di compattezza nel centrodestra).
Ma per mezzo di cosa, nel concreto, il gruppo dirigente del Carroccio laziale ha deciso di magnetizzare l’interesse di tesserati e simpatizzanti?
Il piano di ampio respiro

Semplicemente con assemblee dei tesserati in ogni realtà urbana; step ufficiali per quanto riguarda l’imprinting del Partito ma non enunciati come Congresso su quanto lo statuto leghista disciplina. Quelli che sono stati e che verranno eletti nel corso di questi summit sono personaggi da organigramma “official” e se possibile ancora di più. Perché i Coordinatori cittadini verranno votati, eletti, acclamati dalla base: non verranno più calati dall’alto come degli unti dal vertice.
Saranno coloro che dovranno testimoniare fattivamente il carisma di un Partito che quest’anno nel Lazio ha capitalizzato oltre 10mila tessere del partito di Salvini. Un risultato da messe fecondissima che Claudio Durigon (vice Segretario nazionale), Davide Bordoni (Coordinatore regionale del Lazio), Mario Abbruzzese (Segretario Organizzativo Regionale), Pasquale Ciacciarelli e Nicola Ottaviani (deputato ascoltatissimo in via Bellerio) hanno deciso di mettere a frutto invece che mettere in teca.
Rivoluzione e risultati

Una mezza rivoluzione copernicana che, con il beneplacito del leader e la verve operativa del suo vice più pratico e degli uomini forti della Regione, ha in animo una precisa missione. Ed è missione a più teste, anche se ognuna di esse va a crogiolo nel rafforzamento del partito di Via Bellerio.
I passi protocollari sono importanti: si convocano i tesserati, si discute sulla rotta politica e si vota un team di dirigenti che mettono a massa qualche è emerso dall’incontro. Tutto come in un Congresso che però non si può chiamare così in quanto non sta scritto nelle carte che governano la Lega.
Anagni, Comune in cui il centrodestra è storicamente radicato, ha rappresentato la città-start. E la scelta non è stata casuale: la città deve dare un successore al forzista Daniele Natalia e la Lega, questa Lega molossa su scala territoriale, non vuole lasciare occasioni mancate in giro, e non vuole farlo in nessuno dei 368 Comuni della Regione.
Una bandierina per ogni Comune

Come? Facendo sentire l’usta di un Partito vitale e radicato in ogni contesto, creando reti di captazione politica, contesti di interesse. E piantando bandierine non di mero presenzialismo sotto ogni campanile regionale. L’ha spiegata bene Mario Abbruzzese, uno dei fautori dell’iniziativa perché da sempre uno dei supporter più efficaci del radicamento territoriale. E per radicare bisogna far partecipare, far sentire la base partecipe delle scelte dei vertici, darle la possibilità di incidere e decidere. Anche se questo dovesse scalfire il monolitismo di un Partito che vive intorno al suo leader. Lo fu con Bossi, lo è con Salvini.
È quel particolare modo di fare politica cioè in cui non basta che il referente ci metta la faccia, le mani con cui stringerne altre. Non è sufficiente che le parole diano una rotta e facciano capire che quella è la rotta giusta ed utile. Il clou dell’intera faccenda è “nella Lega non sei solo un iscritto ma sei uno che decide la linea del Partito, vieni alle riunioni, esprimi quello che pensi, lo discuti con gli altri, esprimi il tuo voto interno”.
Il “piano” dell’Organizzazione

Qui scatta il format tutto particolare dell’iniziativa che verrà replicata in tutti i circoli leghisti del Lazio. Lo scopo era ed è l’elezione del presidente del gruppo di lavoro cittadino per poi proseguire su tutte le altre piazze. In Ciociaria, dopo Anagni si proseguirà su Cassino, Sora e Frosinone. Quindi solo le città più d calibro della provincia? Affatto.
Lo scopo è “estendere questo lavoro a tutti i 368 comuni della nostra regione per radicare sempre di più il nostro Partito sul territorio. Abbiamo ottenuto un risultato record quest’anno con oltre 10.000 tesserati nel Lazio, segno ovviamente di una partecipazione costante, attiva, precisa e puntuale da parte di tutti i dirigenti del Partito” spiega Mario Abbruzzese, responsabile Organizzazione della Lega nel Lazio.
Si punta a rafforzare quindi. Cosa? Il partito di Matteo Salvini, ed a farlo “attraverso queste assemblee con la partecipazione di tutti i rappresentanti degli altri Partiti”.
“Sempre e solo con gli alleati”

Ecco il segnale: l’asse di centrodestra non è in discussione e la collegialità inside alla maggioranza di governo è un dogma, per offrire un quadro chiaro ed omogeneo rispetto ad ogni strategia, singola di Partito e corale di coalizione. È un segnale per Forza Italia che – nei territori del Lazio – non ha questa stessa sensibilità e non disdegna assetti senza Lega e FdI o addirittura in opposizione a loro, come accade nel capoluogo ciociaro dove la pattuglia azzurra è all’opposizione del sindaco di ispirazione leghista Riccardo Mastrangeli.
Il tema generale poi non poteva non toccare la territorialità provinciale e le dolenti note che da un po’ si accompagnano all’analisi del suo stato. “La cosa più importante è quella di far capire a tutti che è arrivata l’ora di dare una svegliata soprattutto alle classi dirigenti politiche di questa provincia”. E’ un dato, si va di retromarcia ed Abbruzzese lo rileva.
La sveglia alla Ciociaria

Non è un caso che alla sua proposta pubblica di una lista unitaria del centrodestra alle prossime Provinciali di gennaio (o marzo) 2026 non abbia ricevuto risposte da Fratelli d’Italia e Forza Italia. Al contrario, FdI ha riunito il suo vertice Provinciale ed ha deliberato su proposta del coordinatore Massimo Ruspandini di andare da sola.
Il tutto, mentre “provincia sta arretrando notevolmente, come dimostrano le vicende della Zes, della stazione dell’Alta velocità della Sanità e dei Trasporti”. Tutti “elementi indispensabili per accrescere il nostro territorio”. Ma sui quali la Lega nota di essere andata avanti sui binari della concretezza praticamente da sola con il solo deputato Nicola Ottaviani a tentare di portare qualcosa sul territorio
Per questo la Lega, questa Lega laziale che vuole il polpaccio del risultato fra i suoi denti, adesso questo ha in mente: portare la sua ricetta politica ed amministrativa a “Quota 368”.



