L’accelerazione di Nicola Zingaretti su primarie e Campo Largo mette nelle condizioni il centrodestra di dover definire perlomeno un metodo e un percorso. Ma non sarà semplice considerando i precedenti e l’attuale stato di rapporti tra Lega e Fratelli d’Italia. I nomi dei possibili candidati non mancano, ma mettersi d’accordo non sarà semplice.
Di fatto Nicola Zingaretti ha dato il via alla lunghissima campagna elettorale che porterà all’elezione del nuovo presidente della Regione Lazio tra oltre un anno. (Leggi qui Zingaretti lancia le Primarie per scegliere il suo erede).
Certamente manca molto, ma il centrodestra deve comunque organizzarsi per tempo per evitare di arrivare come al solito da dieci anni a questa parte. Vale a dire diviso, senza un’idea di come procedere e costretto a scegliere all’ultimo istante utile un candidato che poi finisce per fare l’agnello sacrificale.
Nel 2018 andò così, anche se Stefano Parisi ottenne un risultato straordinario considerate le condizioni nelle quali fu letteralmente catapultato nella campagna elettorale. Alle comunali di qualche mese fa il centrodestra è uscito sconfitto, soprattutto nelle grandi metropoli. In particolar modo a Roma.
Dal malessere delle Comunali a quello per la Pisana
L’attuale crisi di rapporti tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini è stata determinata sì dalle tensioni sull’elezione del presidente della Repubblica, ma le difficoltà del centrodestra nascono dall’esito delle comunali. Alla Regione Lazio è la stessa cosa.
Fratelli d’Italia tutte le intenzioni e le carte in regola per rivendicare la candidatura alla presidenza. I nomi non mancano: Francesco Lollobrigida, Fabio Rampelli, Fabrizio Ghera, Chiara Colosimo. Però bisognerà relazionarsi con gli alleati, che a loro volta hanno nomi ed ambizioni. A cominciare dalla Lega: il nome del coordinatore regionale Claudio Durigon è circolato per diversi mesi. Si parla pure di Barbara Saltamartini. Qualcuno azzarda Giulia Bongiorno.
L’ago di Forza Italia
Poi c’è Forza Italia: nomi come Claudio Fazzone e Maurizio Gasparri sono sempre in prima fila per un’elezione di questa importanza.
Ma il cambiamento di orizzonte che è in corso sullo scenario nazionale potrebbe determinare conseguenze anche nella corsa per la Pisana. Le evidenze dicono che in questo periodo Forza Italia riesce a dialogare meglio con i Partiti del centrosinistra che con i suoi tradizionali alleati Lega e Fratelli d’Italia. Lo dimostrano le alleanze alle quali hanno dato vita, determinando l’elezione dei presidenti delle Province di Viterbo e Latina.
Uno scambio di vedute, nel rispetto delle attuali posizioni e dei rispettivi ruoli, c’è già stato tra il senatore Claudio Fazzone ed il senatore Bruno Astorre: in modo del tutto informale, intorno ad un tavolo di ristorante; presente il vice presidente in carica Daniele Leodori. Non significa un passaggio di fronte: significa solo un pranzo tra chi mastica bene di politica; certo se poi dovesse mutare la posizione nazionale di Forza Italia anche nel Lazio i ponti sarebbero già pronti per essere gettati. (Leggi qui La via di Fazzone che passa dal Quirinale).
Il Lazio strategico
La strategicità del Lazio nel panorama politico nazionale è fuori discussione. C’è quindi l’intera galassia centrista composta Cambiamo, Noi con l’Italia, l’Udc e altre forze politiche.
Individuare la candidatura alla presidenza non sarà semplice ma è fondamentale. Perché, come è già capitato la volta scorsa, la coalizione di centrodestra può perfino risultare maggioritaria, ma poi è costretta ad accomodarsi nei banchi riservati all’opposizione se perde nella corsa alla presidenza.
Le elezioni regionali sono assai complesse, perché per il candidato consigliere si vota scrivendo il cognome e il nome sulla scheda. E si tratta di un’operazione non necessariamente legata a quella del candidato alla presidenza. Nicola Zingaretti conosce bene le difficoltà del centrodestra e con l’accelerazione impressa su primarie e Campo Largo ha costretto gli avversari ad inseguire.
Prima però dovranno organizzarsi.