Scontro frontale in Regione Lazio. Il centrodestra punta a far saltare il patto tra M5S e Pd. Che ha spianato la strada al Governo nazionale. Capigruppo in riunione. Ancora non ufficializzata l'uscita da Forza Italia per i 3 dissidenti. Lo scontro nel M5S
Grosso caos in Consiglio Regionale. Il centrodestra tenta di far saltare il patto tra Pd e Movimento 5 Stelle: il centrosinistra fa quadrato, l’opposizione minaccia di occupare l’Aula. Una situazione esplosiva al punto che il presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini ha sospeso i lavori e da ore i capigruppo sono in riunione.
Il patto sul Compostaggio
Il caos è esploso subito dopo l’apertura dei lavori. In calendario c’era la discussione della Legge sul Compostaggio. Quella sulla quale c’è un patto evidente tra M5S e Pd, nato prima ancora del nuovo governo nazionale: forse uno degli elementi che ha contribuito a spianare la strada all’accordo per Palazzo Chigi. I 5 Stelle avevano agevolato l’approvazione del Piano Territoriale messo a punto con il Pd (leggi qui Regione, spengono la luce alle 4.30: il voto non c’è, l’asse Pd-M5S si). I Dem ricambiano ora l’assistenza agevolando il testo sul Compostaggio. È grazie ad uno stratagemma individuato all’alba dell’ultima seduta che ora i lavori sono ripartiti da quel punto. Sul quale il centrodestra è pronto alle barricate. (leggi qui Il Retroscena. Così la ‘sintonia’ Pd-M5S ha blindato l’Aula della Regione Lazio).
In pratica, prima della pausa estiva, alle 3 del mattino, M5S e Pd avevano accettato di rinviare la discussione, come chiesto dal centrodestra; avevano preteso però di discutere almeno un solo comma. Un contentino? No: è bastato aprire quella discussione per consentire oggi di iniziare i lavori, alla ripresa autunnale, partendo da quell’argomento.
Il centrodestra non ci sta. E minaccia di bloccare l’Aula.
Il caso Forza Italia
Il caos sul Compostaggio ha dato il pretesto per non depositare il documento che cambierà la geografia del centrodestra nell’Aula della Pisana. Tre dei cinque consiglieri regionali di Forza Italia hanno firmato un documento con cui lasciano il Gruppo. E passanoi al Misto. Sono i tre che l’estate scorsa avevano chiesto un radicale rinnovamento del Partito, lanciando a giugno il ‘Laboratorio Lazio per il cambiamento. (leggi qui) Si tratta del capogruppo Antonello Aurigemma, l’ex vice presidente del Consiglio Adriano Palozzi, il presidente della Commissione Cultura Pasquale Ciacciarelli. Gli ultimi due hanno aderito a Cambiamo di Giovanni Toti. Il documento lo avevano firmato ieri nella tarda mattinata. (leggi qui l’anticipazione su Alessioporcu.it: Fuori da Forza Italia: i 3 consiglieri del Lazio passano al Misto).
Fino a questo momento però non è stato ancora protocollato.
Nel gruppo di Forza Italia rimane il presidente della Commissione Sanità Pino Simeone di Formia, fedelissimo del coordinatore regionale Claudio Fazzone. E il paradosso vuole che rimanga Laura Cartaginese, il consigliere che a dicembre era stata minacciata di espulsione per avere votato a favore del bilancio di Nicola Zingaretti (leggi qui Caos in Forza Italia: espulsa Cartaginese. Ora, reazione a catena). Nei giorni scorsi ha confermato che non andrà con Toti. (leggi qui Laura divorzia da Adriano: «Resto fedele a Silvio»).
Nel Gruppo azzurro potrebbe tornare Giuseppe Cangemi. Era uscito nei mesi scorsi al culmine di un acceso confronto politico proprio con i tre ora usciti. (leggi qui Cangemi ad Aurigemma: «Sei una merda. Poi ti spiego il perché»). A lui ed al consigliere uscito dalla Lega Enrico Cavallari era andato a bussare l’allora capogruppo Pd Mauro Buschini, costruendo il Patto d’Aula che per un anno ha garantito la maggioranza a Zingaretti (leggi qui Una maggioranza per Zingaretti: Cangemi e Cavallari dicono si a Buschini). Diventando il vice presidente d’Aula (Leggi qui Regione, Palozzi sospeso: al suo posto entra Angelilli. E Cangemi vice presidente).
A suocera perché nuora intenda
In Aula intanto il clima è di sintonia tra M5S e Pd. Al punto che il vice presidente del Consiglio regionale, il grillino Devid Porrello si scaglia contro il senatore Gianluigi Paragone. In realtà parla a suocera affinché nuora intenda: Paragone è il simbolo del no all’intesa nata a Palazzo Chigi. E un altro dei simboli è il consiguere regionale del Lazio Davide Barillari.
«Gianluigi Paragone non ha capito il senso del MoVimento 5 Stelle e quale sia il ruolo di un portavoce di questo soggetto politico. Da settimane occupa il troppo spazio mediatico a lui concesso dagli ex colleghi per non necessarie dichiarazioni di voto contrario alla fiducia, una continua mancanza di rispetto per tutti gli attivisti che hanno votato su Rousseau e dei quali lui dovrebbe portare la voce in Senato».
Porrello lo ha scritto su Facebook. Ricordando che negli scorsi anni il M5S non ha tollerato atteggiamenti di questo tipo sanzionandoli attraverso i probiviri. Un avvertimento che vale per Paragone. E per Barillari.
«Paragone e gli altri eletti rispettino il voto della comunita’ che li ha fatti approdare al Senato e votino in maniera favorevole al Conte Bis– prosegue Porrello- poi se non gli va piu’ bene il M5S si dimettano e lascino il seggio a qualcuno che non si creda superiore alle norme per aver condotto dei programmi televisivi».