Renzi si struscia ad Elly, ma ha una Margherita ciociara da sfogliare

L'asse possibile tra Nazareno e Leopolda e il leader di Italia Viva che fiuta le elezioni anticipate, ma a Frosinone e nei ranghi alti dei due partiti non è così facile

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Churchill buonanima saggia e cinica diceva che gli italiani vanno alla guerra come si andrebbe ad una partita di pallone e vanno ad una partita di pallone come si andrebbe alla guerra. Il fatto poi che il sigaruto Winston stia nella hit dei grandi anche di Matteo Renzi pare del tutto accessorio, calibrando l’immensità del personaggio.

Accessorio ma non troppo però, a contare che proprio su un campo di pallone nei giorni scorsi potrebbe essersi disegnato uno scenario di “guerra” inedito. Guerra politica, per carità, il format da blitzkrieg che il senatore di Rignano mette in atto ogni volta che gli si apre una finestra di opportunità per terremotare cose.

In queste cose Renzi è insuperabile, è il Maestro Miyagi del piede nella porta. Di contro, il leader di Italia Viva è noto anche per essere il Napoleone dei sabotatori. Uno che insomma, per dirla con Carlo Calenda che “cià” ancora i lividi del fattaccio, “se ti dice che ti vuole bene devi scappare”. Galeotta fu la Partita del Cuore e quegli abbracci camerateschi (in senso lato) tra la segretaria dem ed il leader di Iv, ma quella è solo scenografia.

La sinistra alla Tony Blair

Il vero nodo è il ritorno, in odor di opportunismo volpino, di una certa sinistra alla Tony Blair, di un centrismo mancino di respiro ampio bastonato nella sua forma sussiegosa alle Europee. Quello ed i margini veri per considerarla più che una lancia allungata al momento con un innesto d’asta per colpire più agevolmente Giorgia Meloni.

E colpirla nel momento esatto in cui la premier paga pegno alle bizze forti della sua maggioranza e teme una “scarrocciata modello Papete” di un Matteo Salvini sempre più isterico e gasato. Che a Castrocielo è apparso in video a blindare un Pasquale Ciacciarelli in modalità kudù da trofeo sul camino con Claudio Fazzone che carica la doppietta. (Leggi qui: L’avvertimento di Salvini a Forza Italia).

Il punto sta tutto in questo dato crudo. Renzi è un fiutatore di aria tale che i bracchi da penna vanno a ripetizione da lui e sente aria di elezioni anticipate. Perciò non vuole farsi trovare impreparato, anche a costo di innestare una delle sue clamorose mezze retromarce con pezza dialettica zecchina e puntare dritto su quel campo largo che in passato ha sempre detto di esecrare.

Campo largo, anzi, larghissimo

Matteo Renzi in senato (Foto: Sara MInelli © Imagoeconomica)

Campo largo per vincere significa Pd baricentro, poi tutte le sinistresinistre annesse e perfino quel M5s di Giuseppe Conte che per Renzi, che è ricambiato, è l’Occhio di Sauron. Come la mettiamo? E soprattutto, al di là del revanscismo ulivista, ‘sta cosa del “tutti per uno ed uno per uno” (che non è Schlein, ma Renzi) piace davvero alle due galassie in ogni ordine e grado? Ovviamente no, e non solo a quelli che di questa corazzata onirica dovrebbero fare le scialuppe.

La cosa piace ma non troppo sia ad un certo Pd che ad una certa parte di Italia Viva. Ed a lei, alla master and commander Elly, la cosa piace? Qui c’è un problema: va da sé che per dimostrare che la cosa può funzionare la prova del nove dovrà venire dal Parlamento. Sarà lì che le condotte strategiche dei due Partiti dovranno convergere, ma il guaio è che proprio nelle Camere le due formazioni si divaricano più facilmente.

Come sta messa la Provincia di Frosinone

Vero è che Renzi, nei suoi celeberrimi interventi al Senato, non ha mai lesinato il mood della critica giusta e sportivamente british, ma per lo più lo ha fatto all’indirizzo di Meloni, non certo di Schlein. Poi c’è il problema dei territori e quello è problema grosso, perché rimanda a cabotaggio e calibro di due Partiti che in tassonomia politica stanno agli opposti: grosso e ramificato al limite del cervellotico il Pd, piccolo e quasi statico Italia Viva. Prendiamo la provincia di Frosinone ad esempio.

Qui i Dem sono in piena fibrillazione con Area Dem di Dario Franceschini che gioca a rubamazzo. E con Francesco De Angelis che sta mettendo in atto la più grande campagna arruolamenti d’area dai tempi delle conte tra la sua Pensare Democratico e Base Riformista di Antonio Pompeo. In queste ore De Angelis tra l’altro è assieme al segretario provinciale Luca Fantini a San Vittore del Lazio, nella vecchia sede del Municipio, per sostenere il referendum contro l’autonomia differenziata.

C’è una coerenza di fondo, in questo senso, con il mood nazionale, per il quale la Segretaria che ormai è generalessa ecumenica non disdegna cespugli. E grazie al quale anche i quadri regionali stanno tastando il terreno con esponenti di partiti contigui, anche di Italia Viva ed anche di calibro grosso, da quanto si apprende.

Due partiti e due volumi: diversi

Adamo Pantano

E veniamo invece alla versione ciociaro-cassinate di Italia Viva. A parte la notizia ormai datata della nomina a coordinatore provinciale di Adamo Pantano lì sembra una scena del film A Quiet Place. Dove se solo fai tintinnare un orecchino un mostro zannuto ti sente con le orecchie bioniche e ti affetta come una finocchiona.

Della coordinatrice Valentina Calcagni si hanno notizie di antiche Leopolde, quelle a cui partecipava ancora Ettore Rosato che oggi sta con Azione. Tutto questo per dire che far passare la crasi nazionale tra Schlein e Renzi a livello territoriale sarà cosa difficile, in punto di singole identità. Il rischio ciociaro è che tra un po’ non ci siano più renziani da blandire perché saranno diventati (quasi) tutti dem o tornati ad esser tali.

Già, perché il senso è anche quello: per mettere in atto il suo piano a Renzi non solo servirà l’assenso di Schlein che ha fame di Palazzo Chigi. Ma anche quello di quadri suoi che sono tutti originari della Margherita.

Mamma Margherita, ma adesso si sfoglia

Matteo Renzi (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Una Margherita che il senatore toscano dovrà letteralmente sfogliare all’insegna del “lo fo, non lo fo”. Solo che quando Renzi dice di essere indeciso vuol dire che ha già deciso, e quando dice a qualcuno di stare sereno vuol dire che quel qualcuno sereno non ci deve stare affatto.

Perché un Governo varrà pure uno struscio, ma alla fine conta sempre quel che strusciarsi fa al tuo cuore, oltre che alla tua “tasca”. Sennò alla fine ti ritrovi accasato, col Suv in giardino e comodo, ma con i piatti che volano in cucina e con il divano come letto.