Resa dei conti a novembre e reso del voto prima: Elly dicci che succede

La difficile posizione della leader alle porte del voto in Toscana e della Segreteria nazionale tra qualche giorno

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Tecnicamente muta, mezza silente per giorni. Concentrata sul voto in Toscana molto più di quanto quel voto stesso non presupponga, a contare la disparità di forze tra Eugenio Giani ed Alessandro Tomasi. Chi ha visto ultimamente Elly Schlein l’ha descritta così. Eppure tra la Segretaria ed il Governatore uscente non sono mai mancate ruggini.

Se Giani non avesse avuto le spalle larghe e l’appoggio di un grande numero dei sindaci toscani la candidatura bis se la sarebbe scordata: sacrificato da Elly Schlein sul talamo di un’alleanza nazionale con i 5 Stelle che finora ha procurato solo batoste tanto nelle Marche quanto in Calabria. Proprio per questo Giuseppe Conte non lo sopporta, anche se lo ha messo al basto per un assessorato e sul rigassificatore di Piombino.

Quello che oggi Schlein più teme è l’effetto domino in negativo dopo le scoppole che il campo largo ha preso nelle Marche ed in Calabria, e la leader massimalista del Nazareno proprio non se la può permettere, una Caporetto alla ribollita.

Scongiurare il segno meno

Goffredo Bettini (Foto Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Non solo per l’economia generale del Partito Democratico ma soprattutto perché per lei sembrano già essere arrivati i tempi della resa dei conti, ancora parziale ma oggettiva.

La riprova? Ce n’è più di una, a cominciare dalla riunione della Segreteria Nazionale che molti quotidiani danno come per fissata già la settimana prossima. Quello sarà solo il primo step, poi, dopo l’esito del voto in Puglia e Veneto, toccherà alla Direzione Nazionale dei Lunghi Coltelli. Ad impugnarli e se dai prossimi cimenti d’urna dovessero uscire brutte o meste sorprese saranno (quasi) tutti, da Pina Picierno a Silvia Salis, da Gianni Cuperlo a Graziano Delrio fino a Goffredo Bettini.

L’assedio alla segretaria

Cosa sta accadendo? In realtà niente di che e nulla di nuovo, a contare che scelte e situazione della Segretaria nella galassia Dem sono già da tempo velatamente sotto una lente scrutata da occhi corruschi. Tutto, per parafrasare il Saladino di Ridley Scott, a considerare che la poltrona di Schlein al Nazareno è più sotto assedio della Gerusalemme del 1187.

Il mantra sarebbe quello di “allargare, allargare” (copyright Goffredo Bettini – ndr) ma il senso è un altro, anche perché si intendeva allargare al Centro Dem. Alla segretaria si richiede da tempo una ecumenicità di intenti all’interno delle varie aree del Pd che risulterebbe comunque difficile anche se Schlein non fosse la seguace di culture minoritarie qual è.

E per “allargare” serve incentivare la discussione, mentre oggi molti vedono nel Nazareno attuale una specie di epicentro autoreferenziale spinto.

L’etica “tiranna”

Francesc Albanese (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Un posto cioè dove l’imprinting etico e dei diritti umani si fa paradossalmente barriera per discutere di politica funzionalista ed inglobare i riformisti. Dare onorificenze a Francesca Albanese sarà anche un atto molto “cool” e molto giusto ma di certo non incentiva l’elettorato e non lubrifica i punti di frizione tra la correnti, a considerare il lessico “pasionario” di quest’ultima.

Dal canto loro i riformisti hanno già messo la spunta al loro primo evento pubblico. Sarà a Milano il 24 ottobre prossimo, giusto in tempo per avere i dati parziali per un bilancio, e magari per un primo “processo” alla linea della Segreteria. E non sono pochi i media che indicano nell’umore attuale di personaggi del Calibro di Nicola Zingaretti una di mezzo tra impazienza ed incazzatura. Soprattutto nel dover seguire ancora il format per cui Schlein è accreditata come avversaria ufficiale di Giorgia Meloni.

Nicola Zingaretti

Le fonti inside sono tutte concordi, come spiega Linkiesta. “Serve una personalità che piaccia a tutto il mondo del centrosinistra, un federatore vero”.

Ed è evidente che se nell’esprimere un concetto si sente il bisogno di aggiungere quell’aggettivo, “vero”, allora vuol dire che oggi in giro, o magari ai vertici, ce n’è uno farlocco. E non servono triliardi di neuroni per capire a chi si alluda.