Riflessioni da “proscritto”

Cosa si pensa dopo essere finiti in una lista di proscrizione. E cosa si risponde a chi pensa di intimidire mettendo al centro di un mirino ideale. Soprattutto se si viene da una cultura Socialista, per questo poco incline a piegarsi al sopruso

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Ora sono tempi strani. I cavalieri del tempo andato avevano rispetto dell’altro. Perché, sebbene al servizio di un’altra legge, erano pur sempre nel medesimo destino di morire. Noi oggi ci sentiamo immortali, esenti dalla fine e quindi noi abbiamo diritto all’eterno concedendo agli altri solo l’inferno.

La vita mi ha messo davanti una strada in salita: non me ne lamento e salgo ma non ho mai deriso, minacciato, negato chi fa strade diverse. Finiremo in modo banale ma ho capito che la vita doveva essere il mentre. Ora qualcuno mi minaccia e cosa volete che mi frega: è una vita che qualcuno mi “ordina” e io vivo nel disordine, meglio nel modo migliore per me di essere me stesso.

Non ho mai chiesto ad alcuno di vivere come faccio io, anche perché al loro posto non lo farei certo. Ogni cosa in questo mondo è diversa da ogni luogo comune perché nessuno è comune, ma tutti maledettamente unici.

Il tempo della mancia

Lidano Grassucci

Mi minacciano ma è inutile. La parte mia l’ho vissuta e quello che mi arriva ora è un dono. Come si diceva una volta: il conto l’ho pagato, tutto ciò che è oltre si tratta di mancia. Dono della sorte, del Creatore, del creato, del pensiero. Ecco vivo nel dono che è vivere oltre il tempo. Vivo nella follia di quella signora degna di amore, che è la libertà. Venero questa, l’ho scoperta al tempo che ebbi in dote il mio destino oltre il tempo minimo che determina la fortuna di stare qui, nel creato 

Dite di colpirmi, colpitemi ma sperate di essere più rapidi di me. Colpitemi ma pensate oltre me, perché non smetterò mai di dire storto se lo è. Voi vi nascondete, io no. Voi mandate a morire i bambini di cui vi fate scudo, siete assassini più bastardi che l’umano ha immaginato. I grandi fanno la guerra con le sue regole: celarsi dietro piccoli che hanno da vivere e malati che stanno a soffrire vi qualifica.

Ecco, io sono diverso da voi. Conoscete il mio volto, il mio pensare, i miei luoghi non cambierò una virgola. Dice, ti schieri? Certo, con Israele, con la mia utopia socialista e con la libertà, e il mio nemico? Sto e staro’ sempre contro chi serve leviatani disumani.