Roccasecca, terra contesa: la discarica tra l’assalto dei colossi e il niet politico di Ottaviani

Lozza valuta la vendita della discarica a big del settore, ma il deputato Ottaviani sbarra la strada: «Mai più rifiuti da Roma». Un affare milionario si scontra con un veto politico. E i sindaci? Rimasti senza mosse.

Le notizie sono due. E sono in conflitto tra loro. La prima non è ufficiale: le trattative di mercato non possono esserlo, soprattutto se in gioco c’è il futuro di una società dalle dimensioni tali da richiedere la discesa in campo di un advisor internazionale e l’effettuazione di una due diligence. Di certo c’è che l’imprenditore Valter Lozza è pronto ad esaminare proposte di acquisto per alcune delle sue società. Compresa quella che gestisce la ex discarica provinciale di Roccasecca.

Il boccone appetitoso di Roccasecca

È un boccone appetitoso per qualunque operatore del settore, perché ha in pancia l’autorizzazione ad aprire un V invaso nel quale interrare tonnellate di rifiuti, due sollecitazioni della Regione Lazio ad aprirlo, un primo lotto già pronto ad abbancare le immondizie anche domani mattina se volesse.

Lozza ha chiesto alla società Kpmg, un’autorità nel settore, di valutare chi potrebbe essere interessato a comprare, con quali garanzie ed a quale prezzo. Le indiscrezioni (autorevoli) dicono che sono state interessate la Acea Ambiente (la capofila capofila è del Comune di Roma, è quotata in Borsa, ha 10mila 220 dipendenti, fattura oltre 4 miliardi e mezzo di euro); la A2A Ambiente (quotata in Borsa, fatturato vicino ai 13 miliardi di euro, la maggioranza delle azioni è nelle mani delle Province di Brescia e Milano, una specie di Saf Frosinone ma infinitamente più grande). C’è poi la Iren (quotata in Borsa, radicata in Emilia – Romagna, fattura 6 miliardi ed ha 11mila dipendenti). La quarta è una società nazionale, quotata, che fa riferimento all’imprenditore ciociaro Rosettano Navarra. Rumors non verificabili sostengono che proprio l’ultima cordata sarebbe in vantaggio.

Il niet di Ottaviani

(Foto © Capra / Imagoeconomica)

A prescindere dalla veridicità delle indiscrezioni: messa così, la vendita della discarica sarebbe una sconfitta per i sindaci della provincia di Frosinone. Perché avrebbero potuto comprarla loro, attraverso la società pubblica che controllano al 100% che si chiama Saf – Società Ambiente Frosinone con sede a Colfelice e della quale i Comuni ciociari sono proprietari in parti uguali. In questo modo avrebbero blindato Roccasecca: se voglio la apro, se non voglio la tengo chiusa, se voglio aprirla lo faccio alle mie condizioni.

Ma qui interviene la seconda notizia. Che è in contrasto con la prima. Il deputato Nicola Ottaviani, segretario della Commissione Bilancio di Montecitorio, mette il veto: suo personale, del suo Partito (e cioè la Lega) e dell’intero centrodestra alla possibilità che Mad possa tornare ad ospitare rifiuti che non siano quelli dei Comuni della provincia di Frosinone.

Per lui non c’è spazio per un deal milionario. L’ipotesi di riaprire Roccasecca e tornare a metterci immondizie anche di fuori territorio per Ottaviani è una dichiarazione di guerra: politica ed ideologica. E anche un po’ teatrale.

Un po’ di storia

Nicola Ottaviani (Foto © Stefano Strani)

Nicola Ottaviani non la manda a dire. Anzi, scrive tutto nero su bianco. In una nota diffusa ieri sera prende a randellate chiunque pensi ad una riapertura dell’invaso di Roccasecca per farci confluire di nuovo anche i rifiuti di Roma. «Uno scherzo di pessimo gusto» dice. Meglio: un remake della “manomorta medioevale” di sinistra che, a suo dire, per anni ha usato la Ciociaria come pattumiera della Capitale. Occorre una spiegazione.

La discarica nacque ai tempi dell’amministrazione regionale di Francesco Storace. La Ciociaria era nel pieno caos rifiuti: quello che negli anni successivi assedierà Roma e Napoli con cumuli di rifiuti fino sotto ai balconi. L’apertura della Saf (sotto la guida del presidente della Provincia Francesco Scalia, società pubblica in mano ai Comuni) e della Mad (società privata) rappresenterà la salvezza del territorio ciociaro negli anni successivi: le immondizie per strada non si sono più viste. Invece 100 chilometri a Nord ed a Sud si.

Quel primo invaso, negli anni, darà spazio ad altri tre più un ‘abbancamento‘: in pratica quattro enormi fossi e quando era finito lo spazio si è cominciato a creare una collinetta di rifiuti e terra sul quarto invaso. Ora la Mad è autorizzata e sollecitata dalla regione ad aprire il 5° invaso: ma da quattro anni è ferma perché la società non vuole più operare in assenza di una legge che certifichi i livelli di partenza dell’inquinamento.

Mai più Roma

Perché Ottaviani dice no? Non esiste più la proprietà privata? Una società non poò vendere a chi vuole e quando vuole le proprie quote? La questione che pone il deputato è diversa.

Nicola Ottaviani con Matteo Salvini

Parte dal presupposto che l’impianto di Roccasecca era aperto anche a rifiuti che venivano da fuori provincia. Quelli lavorati dalla Saf e controllati dai sindaci entravano in discarica ad un prezzo ‘calmierato‘ dalla Regione. Quelli di fuori pagavano a tariffa piena. Ad un certo punto Roma va in emergenza e non ha una discarica: il prefetto incaricato di gestire quel caos dispone che una parte dei rifiuti romani vada a Roccasecca. In poche parole? Il quarto invaso che doveva durare una decina di anni è stato riempito in un paio di annetti a causa dei rifiuti romani portati su disposizione del commissario prefettizio.

Nicola Ottaviani dice no ad una riedizione di quel provvedimento. La sua analisi è tagliente. L’ex sindaco di Frosinone assicura che non ci sarà un nuovo stupro del territorio. Perché? In base «al principio degli ambiti territoriali ottimali, che prevedono la chiusura del ciclo dei rifiuti all’interno dei territori di produzione». Cosa significa? Che quella recente norma regionale dice che chi fa i rifiuti se li deve smaltire, la provincia di Frosinone lavora le sue immondizie e le smaltisce; al massimo può aiutare Roma o qualunque altra città a lavorare i rifiuti ma poi Roma (o chi per lei) si riprende la massa lavorata e se la va a smaltire dove vuole (esattamente come avviene adesso). Non può più interrarle a Roccasecca.

Altolà al centrodestra

Uno degli invasi della discarica di Roccasecca

«Anzi, a smentire le voci fantasiose di questi ultimi giorni, che darebbero già per conclusa l’operazione autorizzativa da parte dei Partiti e dell’intera politica del centro-destra, milita proprio il buonsenso e la ragione. Infatti, se in passato l’utilizzo della discarica di Roccasecca, nel territorio della provincia di Frosinone, poteva essere favorito da tutta la sinistra regionale e locale per portare soccorso al compagno Gualtieri, con un ragionamento politico, non condivisibile, ma pur sempre un ragionamento o una spiegazione di carattere politico, ora non vi sarebbe alcuna spiegazione “normale”, da parte di un centro-destra “normale”, a meno di non ipotizzare un grave e patologico colpo di sole, ascrivibile alla canicola estiva, compresa tra i 40 e 50 gradi all’ombra».

Qui il messaggio è tutto politico e sta nella parte finale. Una premessa. Ottaviani è voce ascoltatissima nel Carroccio. E quando c’è stato il tentativo di assedio politico all’amministrazione di Frosinone non ha esitato a farlo disinnescare direttamente dal livello nazionale mobilitando Matteo Salvini. Cioè lo stesso che giovedì scorso ha messo le mani, per la prima volta, alla storia della stazione Tav a Ferentino: prima di lui e prima della sollecitazione di Ottaviani nessun ministro se n’era mai occupato.

Francesco Rocca

Fatta questa premessa è più chiaro il significato dell’espressione “non vi sarebbe alcuna spiegazione “normale”, da parte di un centrodestra “normale”. È un veto politico. Pieno. Ufficiale. Posto da una persona che ha la voce per farlo. Pronto a chiamare in causa chiunque nel centrodestra si voltasse dall’altra parte per non vedere. E se ci fossero dubbi, Ottaviani aggiunge: «Oggi, con la Regione governata dal centrodestra, sarebbe inconcepibile replicare gli schemi passati: né per politica, né per logica». Anche Francesco Rocca è avvisato.

Vendita si ma non per gli altri

Un concetto deve essere chiaro. Nicola Ottaviani non può impedire che un privato (Mad) venda le sue quote o i suoi asset ad un altro soggetto. Allora cosa pretende? Ottaviani dice no, senza e senza ma, al nuovo riempimento di Roccasecca con nuovi rifiuti da Roma: no perché lo dice la nuova legge, no perchè lui pone il veto politico.

Nicola Ottaviani (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Perché no? Si esaurirebbe in breve tempo, come già successo per il IV Invaso, facendo venir meno la funzione di discarica pensata per il fabbisogno della provincia. Per l’ex sindaco, Roma ha risorse finanziarie e governative per caricarsi i costi di trasporto altrove, anche se maggiori. Noi (leggasi Saf, ossia i Comuni), una volta esaurita Roccasecca, non avremo i soldi neppure per seppellire i rifiuti nello scantinato dei nostri Municipi. Non fa una piega.

Per questo dice che «Non si può tollerare che qualcuno continui a trattare il territorio come un docile gregge». E qui il passaggio diventa memorabile: niente pecore «Ora si tratta di montoni, con differenti dotazioni genetiche». Tradotto: ci siamo svegliati, e non sarà facile spostarci.

La doppia verità

Ma il paradosso è tutto lì, tra le righe della doppia verità. Da un lato si discute di investitori pronti a mettere mano al portafogli per rilevare un asset strategico. Dall’altro, si costruisce un muro politico – apparentemente insormontabile – contro qualsiasi utilizzo operativo dell’invaso. E in mezzo? I sindaci. Che nel tempo si sono lasciati sfuggire l’occasione di “chiudere la porta” comprando l’impianto con la loro società pubblica. Ora rischiano di dover bussare al campanello di qualcun altro.

Fabio De Angelis (Foto © IchnusaPapers)

In mezzo c’è anche un’altra domanda. Quanti rifiuti manda in discarica oggi la Saf? A che punto è il piano del presidente Fabio De Angelis di dimezzare la quantità destinata alla discarica moltiplicando invece la parte riciclata o trasformata in Css (il combustibile che alimenta il termovalorizzatore di San Vittore del Lazio)? È una domanda chiave. Ai tempi della gestione di Cesare Fardelli la metà dei rifiuti finiva in discarica: ma erano altri tempi, altre tecnologie, altri processi lavorativi. Fino a poco tempo fa almeno il 30% finiva in discarica. Ma oggi? Se invece di metterci i rifiuti di Roma, come è avvenuto negli anni scorsi durante le gestioni di centrosinistra, quel V Invaso lo dovesse usare solo Frosinone quanto durerebbe? Se la quantità di rifiuti che avanza dalla lavorazione Saf fosse sotto il 15% la discarica di Roccasecca aperta solo alla Ciociaria durerebbe in eterno.

La risposta si saprà prima di agosto. Cioè quando Saf dovrà presentare i suoi bilanci ai soci e cioè all’assemblea dei sindaci.

Il punto vero è poi anche un altro: la provincia di Frosinone continua a vivere di riflesso. O degli errori altrui, o delle scelte altrui. E intanto, la discarica resta lì. Pronta. Autorizzata. Mai bonificata. In attesa che qualcuno, prima o poi, decida. Anche solo di dire no. Ma con una firma vera.