Roma Capoccia che conviene a tutti: con la combo tra Morassut e Barelli

Le due prime firme ad un testo in Commissione Affari costituzionali: due tessere diverse ed uno scopo comune

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Il primo era già stato assessore all’Urbanistica di Roma ai tempi di Walter Veltroni. Nel 2016 poi aveva partecipato come candidato sindaco alle primarie del Pd. Nel 2021, quando si era votato per il Campidoglio, aveva fatto sentire tutto il suo peso, e quello di Roberto Morassut non è un peso a cui restare indifferenti. Soprattutto se si tiene conto del “gigantismo” con cui l’esponente dem affronta ogni tema relativo alla Capitale. Sua una memorabile proposta di destinare un miliardo di euro da mettere sul tavolo per le periferie.

Il secondo è uno degli uomini forti degli azzurri di Antonio Tajani: a livello nazionale ma soprattutto nel Lazio. Nel 2022 era stato capolista di Forza Italia nel collegio Frosinone-Latina e nella quota del Proporzionale il primo nome che trovavi era il suo.

Avversari ma convergenti

Roberto Morassut. Foto © Imagoeconomica / Stefano Carofei

Paolo Barelli è capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati ed è uno che conosce Roma come le sue tasche. La sua verve, il suo magmatico sottobosco politico. Ed il suo immenso potenziale se solo ai arrivasse a modificare l’articolo 114 della Costituzione, quello cioè che consentirebbe di “attribuire uno statuto speciale a Roma, equiparandola di fatto a una Regione. Manco fosse Washington”. Lo scrive Luca Di Carmine su Lettera 43, in un articolo che disegna uno scenario possibile.

Il sunto è questo: prendere due politici che stanno su fronti opposti e però che hanno una visione comune e fare crasi delle loro forze per battezzare un “accordo” che porti Roma Capitale ad incassare quello statuto speciale che per molti alla Città Eterna tocca.

Impronte digitali a due

E non certo per vanagloria da Campanile Massimo Italiano, bensì per giocarsi, stavolta ognuno col suo partito, la briscola delle amministrative 2027 per il Campidoglio. Perché due generali a due stelle ed una greca di Pd e FI dovrebbero avere interesse nel concreto a ché Roma diventi più di quel che è e si prenda la sua autonomia economica, amministrativa e normativa di rango? Il dato è evidente ed è dato elettorale in proiezione.

Ed entrambi hanno lasciato le impronte digitali su questa loro visione. Morassut così: “La riforma dell’ordinamento di Roma Capitale con l’attribuzione e di poteri di rango legislativo è una battaglia condotta dal Pd da sempre. Anche dai tempi dei governi Berlusconi che nulla fecero per favorirla. Ma adesso guardiamo al futuro”.

La città metropolitana di Roma capitale

“Ci sono le condizioni per una riforma costituzionale mirante ad attribuire maggiori poteri e risorse alla Capitale come avviene in tutta Europa. Una riforma che deve essere concordata con il Campidoglio. E che non può essere legata né al premierato né all’ autonomia differenziata, se si vuole portarla a termine con un largo consenso parlamentare”.

E Barelli in maniera convergente. Così, su Dire: “Forza Italia è impegnata con determinazione nella proposta di legge costituzionale che conferisce poteri essenziali su materie importanti alla nostra Capitale, Roma. Roma non è solo la città dei romani, è la Capitale d’Italia e un simbolo di rilevanza nazionale. Per questo, la riforma richiede la collaborazione di tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione”

Questo “affinché si possa lavorare insieme nell’interesse dei cittadini e delle istituzioni. Il nostro approccio è chiaro: vogliamo portare avanti questo percorso con serietà e concretezza.

Costituzione e mire politiche

Paolo Barelli (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Al Nazareno quello scenario interessa per confermare Roberto Gualtieri, che come sindaco uscente potrebbe fare come Pac-man quando ingoia la pillonina di energia e sfruttare il cambio da una posizione privilegiata. Ma la destra ha appetiti simili e, contando sullo shining di Giorgia Meloni che nei sondaggi resiste ad ogni sbavatura, vuole riconquistare il Campidoglio.

Di Carmine insinua sornione che questo potrà accadere “prima o poi. Ed avere molti poteri scatenerebbe le voglie di tanti big della politica. In tutto questo, chi sta alla finestra è Giuseppe Conte con i suoi pentastellati”.

Roma “a statuto speciale”

Quello della Roma “a statuto speciale” per adesso è un tema che si prende spunta solo nelle agende di certa politica e del mondo degli affari. “In particolare i costruttori. Se gli architetti e i fondi d’investimento sono nel caos in attesa dello sblocco del cosiddetto ‘Salva Milano’, è in corso uno ‘scambio di favori’ tra sinistra e destra dove nel pacco si trova un disegno di legge dedicato all’autonomia della Capitale”. Il tema d’ambito è quello di una vera “autonomia legislativa, amministrativa e finanziaria”.

Roberto Gualtieri (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Chi ha messo le primeprimissime firme al progetto? Esatto, loro due: Paolo Barelli e Roberto Morassut, e “il testo si trova nella commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati”. Attenzione agli strascichi ciociari e pontini, ché sono importantissimi. Una nuova veste istituzionale della Capitale infatti, e la sua piena autonomia rispetto alla Regione Lazio in termini contabili schiuderebbe praterie produttive.

Ridisegnare il recinto della Zes

E sottrarrebbe alle province quella quota Pil in esubero che, facendo curriculum nell’Isee regionale, ha consentito l’esclusione di Frosinone e Latina dalla Zes unica del Mezzogiorno. Da un mappale smart cioè per cui le imprese hanno agevolazioni fiscali e, invece di sbullonare tutto e scappare in Campania, restano a fare Pil ed occupazione della nostre parti. Il guaio è che il tema di Roma “Capoccia” non è proprio nelle corde di di Elly Schlein.

Tuttavia “Morassut ha una lunga esperienza di politico locale, l’urbanistica è una materia che conosce alla perfezione. E’ stato un campioncino sportivo da giovane e Francesco Rutelli da sindaco lo nominò vicepresidente del comitato olimpico per Roma 2004, condividendo molte iniziative di Barelli”.

Che è un ex nuotatore di rango e che conosce bene le insidie delle bracciate in apnea.

Politica e industria: assieme

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Oggi lo scenario è standard per la Capitale, ma in futuro potrebbe mutare e decretare il ritorno di quella combo tra politica e capitaneria d’industria, che, se usata senza inciuci fuor di Diritto, è il vero segreto di un certo tipo di sviluppo. Uno sviluppo a due binari: il primo, con Roma che torna arena centrale delle grandi caselle politiche e non dello “scartinismo” di facciata.

Il secondo: con una Capitale che, facendo curriculum a sé, affranchi le province dal peso ingombrante di un posto pieno di soldi ma che quei soldi se li tiene mediamente per sé. E che al resto lascia solo uno status economico bugiardo. E decisamente castrante, a contare i guai ciociari, cassinati e pontini.