Salvini e Ciacciarelli travolti da un insolito destino che sì, è azzurro

Due diversi modi di essere deboli: il segretario perché non tiene più bene le redini, l'assessore laziale perché nell'assedio mosso da Forza Italia in Regione. Che ancora non riunisce il Consiglio

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Lina Wertmuller ha infilato nelle nostre case film che sono storia. Per ironia, cifra dissacrante, acume sociale e calibro dei personaggi sceneggiati. E tra essi “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” è da considerarsi un must view. Ecco, Matteo Salvini e Pasquale Ciacciarelli un po’ ci si avvicinano a questo format: del titolo, non del film. Perché anch’essi sono stati “travolti” da un tipo particolare di destino.

Che è: insolito nella misura in cui gli affondi di Antonio Tajani e Claudio Fazzone si sono rivelati molto più che stilettate di maniera. E “azzurro” perché quello è per antonomasia il colore di Forza Italia, cioè del Partito che più sta provando a briscolarsi inside la Lega. E che, per un destino altrettanto insolito in seconda lettura, è il Partito di origine dell’assessore regionale del Lazio all’Edilizia Residenziale Pubblica ed all’Urbanisticara.

Segretario ed assessore uniti nei “guai”

Matteo Salvini ed Antonio Tajani (Foto: Luigi Mistrulli © Imagoeconomica)

Insomma, c’è un filo che unisce parzialmente il segretario della Lega ed il leghista di calibro massimo alla Pisana. Molto più concreto di quanto lasci intuire la presenza del Capitano (seppure da remoto) alla festa d’estate organizzata ogni anno a Castrocielo presso la Tenuta Guadicciolo dall’assessore. Presenza non di forma, non per fare una semplice comparsata a vantaggio del suo grande catalizzatore di voti sul territorio (Ciacciarelli muove 14mila preferenze). In quell’occasione Matteo Salvini ha blindato Pasquale Ciacciarelli nella Giunta Regionale del Lazio assediata dagli azzurri di Claudio Fazzone. (Leggi qui: L’avvertimento di Salvini a Forza Italia).

A Salvini sta iniziando a mancare il suo popolo ed a Ciacciarelli – obiettivamente in calibro più ridotto – stanno tornando a fischiare le orecchie. Perché? Ha la blindatura di Salvini ed ha dalla sua il fatto di essere uno degli assessori più produttivi nella Giunta Rocca. A lui si deve lo sblocco della pratica per la costruzione della nuova ala nella Cittadella Giudiziaria di Roma con un Palazzo di Giustizia ormai troppo piccolo. E sempre a lui si deve la riforma delle norme urbanistiche che consentiranno di recuperare i sottotetti, trasformare le centinaia di Cinema abbandonati a Roma e nelle gradi città delle province. Ma nonostante questo è ripreso l’assedio di Forza Italia agli assessorati della Lega in Regione Lazio.

Sono due. A fronte di un solo Consigliere regionale rimasto sul Carroccio. Gli altri se li è portati via Forza Italia che chiede un riallineamento anche in Giunta. La questione in Regione è solo congelata e non ancora risolta. C’era un impegno a rivedere le cose dopo l’estate. Il tempo è arrivato. A far capire che si sta ancora in alto mare è il fatto che non siano ancora arrivate le convocazioni per la prima seduta di Consiglio. Significa che la verifica politica nel centrodestra non è terminata.

Il Consiglio che non si riunisce

Francesco Rocca nell’Aula della regione Lazio (Foto: Regione Lazio Press Service)

In agenda non c’è un tema di contorno. Ma una vera portata principale. Bisogna approvare il Defr – Documento di Economia e Finanza regionale. Le azioni della regione Lazio per il 2025 passano da lì. A fine luglio l’amministrazione Rocca aveva dato il disco verde agli assestamenti di bilancio e sistemato la copertura per la Sanità. Ma non era stata una passeggiata di salute. Perché Forza Italia aveva fatto saltare la seduta di Consiglio, facendo capire al Governatore che senza i voti azzurri le cose si complicano e non poco. Poi la tregua che ha portato fino ad oggi.

Nel frattempo Antonio Tajani è riuscito a rendere la creatura del fu Cav talmente attrattiva e fieramente arroccata sulle idee dell’italiano medio che alla lunga ha deteriorato la saldezza mainstream salviniana. E nello stesso tempo Claudio Fazzone sta smarcando il Partito da posizioni succubi di FdI e Lega. Lo dimostrano la scelta di passare all’appoggio esterno nella Giunta di Frosinone (a trazione leghista), le amministrazioni provinciali a Latina e Viterbo senza alleati di destra ma costruite insieme ai progressisti. Senza contare Civitavecchia, Guidonia e Veroli dove gli azzurri si erano schierati alle amministrative “versus” la Lega per la conquista del Comune.

Il ritorno in campo

Pasquale Ciacciarelli

L’estate è finita. La politica torna al lavoro anche in Regione. Pochi giorni fa Ciacciarelli aveva postato sui social il suo primo giorno di ripresa in Regione dopo lo stop agostano. Lo aveva fatto con i toni di servizio. Il suo Mentore concretista invece, Mario Abbruzzese, è tornato al lessico praticone che ne ha sempre contraddistinto la comunicazione. E da “Rome Technopole” aveva parlato di un “progetto finanziato dal Ministero dell’Università nell’ambito del Pnrr e che prevede bandi a cascata a favore delle regioni del Sud del Paese”. Poi il consueto “Avanti” para craxiano e alla via così. Significa che si stanno scaldando i motori in vista delle sfide interne d’autunno.

E il segretario nazionale? E Salvini, come sta messo con il suo “insolito destino”? Un po’ come I Deep Purple a Piazza Civiltà del Lavoro nel 1987: capaci di scaldare in modalità fosforo bianco i fedelissimi ma incapaci di tirarsene appresso di nuovi. Basta fare un salto dalla Roma dell’Euro a Brugherio e tornare indietro di qualche giorno, al 29 agosto scorso. E se perfino la fedele Brianza arriva a spedire non più di qualche decina di supporters sotto il palco del Capitano allora vuole dire che sì, qualcosa non va.

O quanto meno non va più come prima, né va come il rutilante format social di Salvini vorrebbe far credere. Ovviamente i problema è più sistemico che mestamente di claque, dove quest’ultima non è causa, ma effetto. La causa di questo tracollo soft risiede nella “cacofonia” della linea di un Partito perso tra leaderismo di risulta e necessità di cambiare rotta. Magari tornando un po’ a quelle originarie e geograficamente più settate.

Pochi intimi ed appuntamenti clou

Matteo Salvini

Il Foglio riporta la cronaca dell’evento. “Ci sarebbero tutti i sintomi di una leadership ‘ammalata’. (…) Quando Salvini è salito sul palco c’erano più persone attorno a lui che nel pubblico, composto da pochi curiosi. E quindi sebbene Salvini abbia provato a sfoderare i grandi cavalli di battaglia del territorio, dalla Pedemontana all’allungamento della metro M5 fino a Monza, ha potuto scaldare gli animi di pochi intimi”.

Già, pochi intimi a casa tua. E proprio nei mesi della Legge di Bilancio, degli assestamenti a Bruxelles. E delle fronde interne dei governisti che in Veneto avranno anche il voto regionale e delle amministrative d’autunno. Tutto questo mentre Giorgia Meloni sembra la cugina antipatica al cui party non sei andato ed Antonio Tajani pare quello che ti ruba la scena nel bar sotto casa tua.

Il dato empirico è che sono state proprio le feste della Lega di questa estate ormai conclusa a dare un segnale chiaro. Con meno partecipanti e con un “sentiment che vede i militanti storici sempre più interdetti (o forse basiti) dalla segreteria Salvini”. La sola cosa che pare sia rimasta al segretario leghista che voleva fare alla Lega quello che la terra di castagno fa alle begonie in giardino è il lessico trucido sulla cronaca nera.

Cronaca nera e il “fantasma” di Piacentini

Adriano Piacentini

Quel frasario breve, basico, intestinale ed ed “acchiappone”. Quello con cui Salvini deve prendere ogni delitto e farlo diventare uno spot di giustizialismo plumbeo e selettivo. Come per il femminicidio di Sharon Verzeni.

E attenzione, se per Salvini si avvicina la prova del 9 del 6 ottobre sul Pratone di Pontida, per Ciacciarelli è in arrivo altro. Un autunno tutto di fuoco vivo alimentato in Regione da quello stesso Claudio Fazzone che già quando l’assessore era forzista gli calò sulla nuca una briscola da cerotto. E lo rimosse dal provinciale surrogandolo con Adriano Piacentini. (Leggi qui: Colpo di Stato in Forza Italia: Fazzone rimuove Ciacciarelli, il Partito a Piacentini).

Cioè con un altro “travolto da un insolito destino” che sì, è azzurro. Ma in questo caso frusinate.