Il giudizio di parifica della Corte dei Conti lancia il Governatore, che adesso può contare sul modello sanitario ma anche su quello economico di risanamento. Poi c’è il fattore Roma, se dovesse vincere Roberto Gualtieri. Tutti elementi che Enrico Letta non potrà ignorare nella rifondazione del Pd.
È come uno di quei grandi giocatori che risulta decisivo nelle partite importanti. Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, nelle emergenze tira fuori il meglio. Per questo motivo il giudizio di parifica della Corte dei Conti lo ha esaltato non poco.
Per i non addetti ai lavori: il “giudizio di parifica” è un controllo strettamente contabile dei conti pubblici regionali. E nel caso del Lazio è un passaggio cruciale sotto il profilo politico: perché fino a poco tempo fa i conti regionali erano del tutto fuori controllo; se non fosse stata una Regione, tecnicamente sarebbe stata da considerare fallita. Colpa di una spesa sanitaria senza briglie che aveva scavato un cratere ampio quasi dieci miliardi di euro ed impediva qualunque investimento.
Il lavoro avviato da Piero Marrazzo, proseguito da Renata Polverini, perseguito con ostinazione da Nicola Zingaretti, ha portato ad uscire dal commissariamento dei conti sanitari.
Una lunga storia di rinascita
Ha detto Zingaretti: “Vivo con grande soddisfazione questo nono giudizio di parifica dei conti sapendo che si tratta di lunga storia di rinascita. E’ stato un rapporto con il Mef e la Corte che ci ha permesso il salto in avanti, consentendoci anche in pandemia di raggiungere livelli di efficienza”.
Poi ha aggiunto. “A beneficiare di un ente ormai virtuoso saranno i cittadini sui servizi che riusciremo ad erogare. In pandemia, grazie ai surplus, siamo stati una delle regioni che ci ha permesso di investire di più. Da regione carogna d’Italia il processo è lungo ma siamo sulla strada giusta. E’ servito alla nostra comunità e a chi guarda al futuro con la speranza che le cose possano migliorare. Ci aspetta ora il tempo di una sanità nuova, quella digitale, domiciliare e più vicina alle persone. Il Covid ci ha spinto su questa nuova frontiera”.
C’è la sanità nella carriera politica dell’ex segretario del Pd. Perché quando si insediò come presidente della Regione Lazio la sanità era commissariata sotto il peso di un macigno sui conti pubblici. Quella lunga traversata nel deserto è terminata. Ma non solo: l’emergenza Covid, drammatica e terribile, ha fatto emergere l’eccellenza del Lazio. Nella gestione della fase dei contagi e poi nella campagna di vaccinazione. Il Lazio è tra le regioni europee con la maggiore copertura vaccinale (oltre l’86% e si può arrivare al 90%). L’assessore Alessio D’Amato si è distinto sotto ogni punto di vista e le Asl si sono adeguate. Non fermandosi alla gestione dell’emergenza, ma preparando la sanità del futuro. Come sta facendo la manager Pierpaola D’Alessandro a Frosinone.
Il piano politico
Ma sul piano politico Nicola Zingaretti ha capito che la sanità può fare la differenza, insieme all’economia e alla scuola. Doveva essere lui il candidato sindaco di Roma e con ogni probabilità non ci sarebbe stata storia. Ha dovuto ricalibrare i piani. Adesso Enrico Letta si prepara a cambiare il Partito, magari mettendo nei posti chiave i suoi fedelissimi. Come è normale che sia.
Ma in questa partita Nicola Zingaretti non potrà avere un ruolo marginale. Soprattutto se Roberto Gualtieri venisse eletto sindaco di Roma. Perché a quel punto si salderebbero due modelli. Quello politico dello stesso Zingaretti, ma anche di Bruno Astorre, di Goffredo Bettini e di Claudio Mancini. E quello amministrativo, del modello Lazio: di Daniele Leodori e di Alessio D’Amato.
Sarebbe impossibile non tenere conto del mondo di Nicola Zingaretti. Il quale, fra l’altro, è ormai “vaccinato” contro le correnti del Pd.