Scherzano con il fuoco senza sapere che rischiano di rimanere bruciati

Sempre più surreale il clima al Comune di Frosinone. Tutti contro tutti: maggioranza, opposizione e dissidenti. Il sindaco Mastrangeli tira dritto ma i numeri in Consiglio iniziano ad essere risicati ed il nodo-Max Tagliaferri va sciolto. Le delibere di bilancio da approvare saranno il bivio dell'amministrazione

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

L’ultimo Consiglio comunale dell’anno al Comune capoluogo ha definitivamente messo il sigillo notarile su alcuni aspetti di natura politica. Al tempo stesso non si placano le polemiche tra gli attori. Cioè tra quelli che hanno partecipato alla seduta riunita venerdì pomeriggio, tra coloro che sono rimasti fuori e tra chi non si è presentato proprio. Una sorta di tutti contro tutti, dalla maggioranza all’opposizione, passando per gli otto dissidenti non più allineati con la maggioranza. (Leggi qui: La maggioranza tiene ma Max ora è un problema. E fuori…).

Uno scontro che serve solo a mascherare l’unica verità: la debolezza di tutti. Maggioranza, opposizione e dissidenti. In queste ore si registrano infatti prese di posizione al limite del surreale. 

La fine della politica

Riccardo Mastrangeli con gli assessori Adriano Piacentini e Rossella Testa ed il presidente d’Aula Max Tagliaferri (Foto © Massimo Scaccia)

In verità a Frosinone sono saltati tutti gli schemi e le più elementari regole della politica. Non è normale. Specialmente per una città capoluogo, dove la politica dovrebbe ancora rappresentare un valore. Tutti, a chiacchiere, si dichiarano pronti a far “saltare” l’amministrazione, a determinare la fine anticipata della consiliatura. Evidentemente, da prospettive diverse. Ma poi quando si arriva al dunque, nessuno fa il passo concreto, definitivo, coerente con le dichiarazioni. A volte veramente “spericolate”.

E il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ovviamente se la ride  e va avanti con il programma amministrativo.  Consapevole del fatto che nessuno, né nella sua maggioranza o ex, che nell’opposizione,  avrà gli attributi necessari per mandarlo a casa anzitempo. Perché se ci fosse veramente questa volontà di interrompere la consiliatura, le dinamiche, dentro e fuori l’aula consiliare, sarebbero certamente diverse. Sarebbe bastato che le opposizioni ufficiali e quelle malpanciste avessero dialogato e si fossero messe d’accordo, approfittando della linea dell’astensione adottata dal presidente Max Tagliaferri. (Leggi qui: Mastrangeli mangia il panettone ma Max Tagliaferri è un caso spinoso).

Morire di tattica

(Foto © Massimo Scaccia)

Le dimissioni, quelle vere, non si minacciano, si danno e basta. Le mozioni di sfiducia, non si annunciano, si raccolgono le firme necessarie e si presentano per l’approvazione. Punto. Se si vuole far mancare veramente il numero legale, per impedire di celebrare il consiglio comunale e quindi mettere in difficoltà la maggioranza, ci si organizza prima del Consiglio. Tutti insieme. Non dopo, sui giornali. Non si aspetta di vedere se ci sono i numeri necessari in aula.

La tattica e la strategia in politica sono fondamentali. Ma quando diventano esasperate si rischia di rimanerci sotto.  Significa che tutti stanno recitando una parte in commedia: senza rendersi conto che questo copione appassiona solo i protagonisti e non il pubblico. Che è formato dai cittadini di Frosinone. I quali sono interessati ad un altro tipo di rappresentazione: la soluzione ai loro problemi e quindi alla mobilità, alle infrastrutture, al traffico, all’ambiente, alla qualità della vita. Il rischio è che si ricordino di tutta questa confusione quando bisognerà tornare a votare.

Numeri risicati ed il nodo-Tagliaferri

(Foto © Massimo Scaccia)

In questo contesto, sono invece manifeste le debolezze. In senso assolutamente trasversale. Con questi numeri così risicati 16+1 (forse 17) su 33, è certamente debole la maggioranza. E’ complicato amministrare, stando sempre sul filo del rasoio. Per chiunque. Non solo per Mastrangeli. Che ha un problema enorme al proprio interno, quello con il Presidente del Consiglio Comunale Max Tagliaferri. Un problema che deve risolvere, in un modo o nell’altro: non c’è modo di eluderlo.  

Il responsabile dei lavori del Consiglio è stato comunque, dal suo punto di vista, chiaro e coerente. Lo ha detto apertamente e lo ha anche dimostrato con i fatti, che non è d’accordo con il Sindaco.

Fare finta di niente o fare spallucce non risolve il problema. Anzi lo ingigantisce. Anche perché Mastrangeli non potrà andare sempre in aula senza sapere su quanti voti potrà contare, con certezza. In consiglio arriveranno anche le delibere di bilancio. Per le quali non ci potranno essere dubbi o incertezze. Se non si approvano. Si va a casa. Veramente stavolta.

La debolezza dell’opposizione

Vincenzo Iacovissi, consigliere comunale del Psi

E’ altrettanto debole l’opposizione, che l’altra sera ha perso l’ennesima occasione per provare a mettere in difficoltà il sindaco ed i suoi. 

Aveva due possibilità. Uno. Non presentandosi in maniera compatta in Aula. Erano invece presenti in 4 (Iacovissi, Papetti, Mandarelli e Venturi). A quel punto, se Tagliaferri non avesse risposto presente, il consiglio non si poteva celebrare, per mancanza del numero legale. 1-0 palla al centro.

Due. Fare sponda, cioè essendo presenti in Aula sempre in maniera unitaria, con gli altri 8 consiglieri in opposizione latente (anche loro uniti e compatti). A quel punto Mastrangeli avrebbe avuto i dolori per approvare le delibere. Sarebbero stati 16 Si, 16 no e 1 astenuto. Più facile fare 6 al superenalotto.

Delibere che invece state approvate tutte con i soli voti della maggioranza. Tagliaferri come noto si è astenuto il 90% delle volte. L’opposizione non ha fatto né l’uno né l’altro. E’ infine debole la posizione degli 8 Consiglieri in opposizione latente.

Anselmo Pizzutelli, uno dei “malpancisti” (Foto: Massimo Scaccia)

Non sono ancora riusciti a trovare, a distanza di mesi, una saldatura e una intesa con gli altri 8 consiglieri in opposizione ufficiale. Non c’è uno straccio di strategia e di coordinamento tra i due poli in contrapposizione a Mastrangeli. E’ evidente che non paga il semplice marcarsi a uomo, gli uni con gli altri. Serve coralità e collegialità di gioco. In tutti i reparti. Altrimenti le partite non si vincono.

Figuriamoci mandare a casa Mastrangeli prima del tempo. Circostanza che, nella realtà, nessuno vuole veramente. Ecco perché tutti stanno giocando. Con il fuoco. Degli elettori.