I dati sulla dispersione idrica in Italia. Frosinone non è più in vetta. La cura sulle condotte inizia a portare qualche risultato. La situazione sui territori
In Italia ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per usi civili ne arrivano all’utente poco meno di 58. Gli altri 42 (pari a un valore assoluto di 3,4 miliardi di metri cubi) si perdono lungo la rete idrica. Che in molte parti del Paese è datata e in cattivo stato di salute. La provincia di Frosinone, storicamente ha una rete colabrodo: o meglio ‘aveva‘.
A ridurla peggio di una forma di gruviera è stata la mentalità di chi ha governato per decenni il territorio e la sua crescita. Perché ad una condotta che poteva alimentare i rubinetti di cento case si facevano allacciare centocinquanta utenti. Perché?
Nessuno aveva il coraggio di dire a chi aveva fatto la casa nuova che non c’era la possibilità di dargli l’acqua in quanto la condotta spingeva già al massimo. E perché le continue sanatorie hanno legittimato tante costruzioni abusive: tutte andate ad attaccarsi a quello stesso tubo. Che per dare acqua a tutti doveva sopportare una pressione per la quale non era stato costruito. E così si rompeva. Oggi da una parte e domani poco più avanti.
Differenze evidenti
Con il passaggio della gestione ad Acea Ato5, una volta finite le guerre sante da un lato e la spremitura dei nuovi utenti dall’altro, raggiunto un equilibrio con la attuale governance è iniziata la campagna di rinnovamento dell’intera rete idrica in Ciociaria.
Risulta anche dai numeri elaborati in questi giorni dall’Associazione Artigiani e Piccole Imprese CGIA di Mestre. Lo studio rivela che le differenze a livello territoriale sono evidentissime. Ad esempio, se nel Comune di Potenza non arriva nei rubinetti delle abitazioni il 71% di quanto immesso in rete, a Chieti si tocca il 70,4%, a L’Aquila il 68,9%, a Latina il 67,7% ed a Cosenza il 66,5%. C’è stato un tempo non molto lontano in cui Frosinone era in questa classifica e più di una volta è stata nella poco invidiabile posizione di vetta.
Di contro a Milano le perdite idriche raggiungono il 13,4%, a Pordenone il 12,1%, a Monza l’11%, a Pavia il 9,4%. Como è la città più virtuosa d’Italia: perde soltanto il 9,2%.
Come si spiega queste enorme dispersione idrica? In linea di massima, la dispersione è riconducibile agli stessi fattori: alle rotture presenti nelle condotte, all’età avanzata degli impianti, ad aspetti amministrativi dovuti a errori di misurazione dei contatori e agli usi non autorizzati. Per dirla senza troppe edulcorazioni: agli allacci abusivi. In sintesi: una pessima gestione del territorio, fatta in maniera clientelare.
La dispersione regionale
A livello regionale la situazione più critica si registra in Basilicata. In quest’area la dispersione d’acqua su quanto immesso in rete è pari al 65,5%. Seguono l’Abruzzo con il 62,5%, il Molise con il 53,9%, la Sardegna con il 52,8% e la Sicilia con il 51,6%.
Al contrario, la Lombardia con il 31,8%, la Valle d’Aosta con il 29,8% e l’Emilia Romagna con il 29,7% sono le aree più virtuose del Paese.
Il Lazio si colloca al 9° posto tra le regioni italiane con una perdita pari al 46,2% che equivale a 200 litri al giorno pro capite.
Tra i 109 Comuni capoluogo presi in esame dal report della CGIA quello di Latina si attesta al non invidiabile 4° posto assoluto in Italia. Nel capoluogo pontino si perde il 67,7% di acqua immessa nella rete idrica, che è pari a 350 litri giornalieri per ogni abitante.
Va meglio al Comune di Frosinone, dove la dispersione idrica è scesa al 55,1%. Più della metà di fatto si perde. Ed equivale a 357 litri giornalieri che vanno in malora. Il Comune di Rieti si colloca al 32° posto e Viterbo al 47°. Va decisamente meglio a Roma. Nella capitale si perde “solo” il 27,9% di acqua che è pari a 109 litri d’acqua giornalieri pro capite. E questo nonostante che a Roma, secondo l’Acea, ci siano ben 5.333 Nasoni cioè la tipica fontanella di acqua potabile di forma cilindrica, dotata di un rubinetto ricurvo. Che è considerata, da sempre, uno dei simboli di Roma.
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