Se La legge sul Centenario guarda l’Italia in modo nuovo

Perché la legge sul Centenario di Latina può essere la prima pietra su un percorso con cui superare la vecchia visione delle cose in un Paese che non ha mai fatto i conti con il passato e dove la Storia è stata lasciata spesso alla propaganda.

Antonella Iafrate

Se è scritto chiaro si capisce

In barba alle polemiche, in barba alle nostalgie: la legge sul centenario di Latina, l’epopea della sua fondazione, adesso è concreta realtà. La prossima settimana è prevista la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge per il Centenario di Latina 2032, seguita entro 90 giorni dall’emanazione del decreto attuativo del Ministero della Cultura e dall’approvazione dello statuto della Fondazione Latina 2032.

Questo segna l’inizio di un percorso che porterà all’organizzazione degli eventi celebrativi nei prossimi nove anni: i primi appuntamenti sono già fissati per fine settembre al Senato e al Teatro D’Annunzio. Inoltre, entro dicembre arriveranno i primi 200.000 euro del contributo statale, parte dei 9 milioni totali stanziati. Sostanza insomma. Ma c’è anche altro. E forse molto più importante.

Latina fu Littoria

L’Italia Repubblicana nasce dalle macerie dell’Italia Fascista. A fare la rivoluzione, nel primo e nel secondo caso, sono state due minoranze: nel senso che ad impugnare olio di ricino e manganello negli Anni 20 ed il moschetto sui monti negli Anni 40 furono pochissimi mentre la maggioranza se ne stette in cantina.

A segnare buona parte di ciò che c’è stato dopo è una cultura del ‘crescete e dimenticate‘ che non fu solo italiana. Accadde anche in Germania come racconta lo splendido romanzo Dossier Odessa scritto da Frederick Forsyth: tutto comincia con il suicidio di un sopravvissuto allo sterminio dell’Olocausto che si è suicidato lasciando un manoscritto che nessuno volle leggere perché rivelava che molti gerarchi erano ancora in giro. Meglio dimenticare come ordinò Josip Broz più noto come Tito quando prese le bande di staterelli slavi che si erano scannati con crudeltà fino alla sera prima e li unì nella Jugoslavia.

Nemmeno l’Italia ha fatto i conti con la sua storia. Lasciando così il passato in mano all’approssimazione ed alla propaganda. Così, tutto ciò che si fece durante il Fascismo era da dimenticare e tutto ciò che venne dopo era da esaltare. Come ebbe a scrivere, fuori dal coro, Giampaolo Pansa nel suo Il Sangue dei Vinti.

La legge approvata in via definitiva alla Camera il 7 agosto scorso (primo firmatario il senatore senatore FdI Nicola Calandrini) ha il merito di aprire un dibattito, lanciare la provocazione. Quella di rimettere la Storia in mano alla Storia, con le indubbie responsabilità di un regime che portò l’Italia alle macerie e promulgò la vergogna delle Leggi razziali. Ma non fu soltanto questo e non fu soltanto sopraffazione.

Calandrini e l’approccio “inclusivo”

Il senatore Nicola Calandrini

Non a caso il disegno di legge, presentato solo un anno fa (quando si vogliono fare, in Italia le Leggi si fanno e pure in fretta) è stato definito dal senatore Calandrini un “atto d’amore per la città”. E con l’obiettivo di preparare Latina per il suo centenario e di proiettarla sulla scena internazionale.

Che si tratti di un passo coraggioso e poco incline alla nostalgia sta in un approccio: Calandrini ha scelto la via dell’inclusione e della collaborazione. In che modo? Coinvolgendo tutti i gruppi parlamentari. Soprattutto quelli di minoranza: accogliendo emendamenti migliorativi da parte del Pd e del M5S.

La sindaca Celentano ha definito il momento “storico” per Latina, prima città italiana a ottenere una legge specifica per il suo centenario. Ha evidenziato l’importanza di sfruttare al meglio questa opportunità per creare un’offerta culturale duratura, capace di attirare l’attenzione globale. Anche dall’opposizione sono giunti commenti positivi, con Nazareno Ranaldi di “Per Latina 2032” che ha evidenziato come progetti condivisi possano rafforzare la comunità cittadina.

Valorizzare la storia cittadina

Il segno di rottura con il passato e l’assurda appropriazione della Storia da parte della Politica, lo danno i consiglieri del Pd, Lbc, M5S e Per Latina 2032 con una loro nota congiunta. Non parlano di nostalgie ma dell’importanza di valorizzare la storia completa di Latina. Questo affrontando non solo i successi ma anche i momenti di crisi e guardando al futuro con l’obiettivo di costruire una città moderna e accogliente.

Perché quella sottolineatura? Per le polemiche dei giorni scorsi. Dopo numerosi appelli e manifestazioni antifasciste, il centrosinistra si è trovato a votare insieme alla destra una legge che promuove e finanzia le celebrazioni del centenario della città di Latina fondata come Littoria il 18 dicembre 1932. E dove la sindaca Matilde Celentano è esponente di Fratelli d’Italia.

Le due ragioni di Celentano

La legge, che richiama inevitabilmente la fondazione della città durante il regime fascista, descrive Latina come un luogo di “particolare rilievo nella storia dell’architettura italiana del XX secolo”. Poi citando il razionalismo, le bonifiche, e il dialogo interculturale.

Dopo l’approvazione unanime in Commissione Cultura al Senato, il via libera è arrivato anche dalla commissione Cultura della Camera, riunita in sede deliberante, il che significa che la legge non dovrà passare per l’aula. “Ci è sembrato giusto ricordare una città nata dalla bonifica di una vasta zona paludosa, dando così agli abitanti l’opportunità di riscoprire le proprie origini e la propria storia. Lo ha dichiarato al Foglio Gimmi Cangiano (Fratelli d’Italia) sottolineando che il progetto prevede anche fondi per borse di studio e iniziative di valorizzazione sociale ed economica. “Guardiamo al futuro, non al passato.”

La legge prevede l’istituzione di una fondazione dedicata, con un contributo iniziale di 200 mila euro per il 2024. E seguito da 500 mila euro per il 2025 e 300 mila euro annuali fino al 2032, l’anno del centenario. Ulteriori risorse, fino a circa 9 milioni di euro, potranno essere destinate a singole iniziative.

Il no di Piccolotti e il “ni” di Orfini

Matteo Orfini (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

In commissione, 21 membri hanno votato a favore, mentre l’unica ad astenersi è stata Elisabetta Piccolotti di Sinistra Italiana. L’unica ad avere espresso dubbi non solo sul tono nostalgico della legge, ma anche sulla creazione di una fondazione ad hoc. Una scelta inconsueta rispetto ad altre celebrazioni, dove solitamente si concede un semplice finanziamento al comune. “Il sospetto è che un progetto presentato come culturale nasconda in realtà un’operazione politica”, ha commentato Piccolotti, notando che al Nazareno questo dubbio non sembra essere emerso.

Ma sta proprio qui il passo in avanti sul quale riflettere in futuro. Matteo Orfini ha spiegato che la Legge era stata discussa già al Senato. E lì alcune proposte fondamentali del PD sono state accolte, rendendo il testo accettabile.

Ma è proprio questo senso di ‘accettabilità‘ che pone una pietra nuova sul futuro del Paese. Partendo da Latina forse si inizierà a fare i conti con la Storia, con i suoi errori e con i suoi pregi. Ma finalmente sarà Storia. E non più propaganda.