
La componente minoritaria del Pd attacca la Segreteria. Visioni della città non troppo distanti. Ma zero voglia di fare la sintesi politica. Il che è un ulteriore vantaggio per l'amministrazione di centrodestra
In fondo le cose sono rimaste esattamente come si era visto benissimo nel dicembre scorso. Con un rapporto tra maggioranza e minoranza all’interno del Partito Democratico che, per usare un eufemismo, è sempre molto dinamico. Le promesse (fatte subito dopo il Congresso) di una sana collaborazione sono restate, di fatto, lettera morta. Perché ogni occasione diventa il presupposto per uno scontro: è evidente allora che certi nodi sono da tempo arrivati al pettine.
Divisi su tutto, anche sul Paco

Si parla, se non fosse chiaro, dei rapporti tra maggioranza e minoranza interne al Pd di Anagni. A dare (di nuovo) fuoco alle polveri è stato, in questo caso, il tema dell’inaugurazione del P.A.C.O. , il Punto di accesso e continuità della cura oncologica realizzato all’interno dell’ex ospedale della città dei papi. La minoranza interna al Pd ha, da diverse parti, chiarito subito che il servizio è poco più che un ambulatorio; e che tutta l’operazione ha un nemmeno troppo vago sapore propagandistico. A metterci il carico ci ha pensato poche ore fa l’ex candidato a sindaco del Pd alle comunali di qualche anno fa Baldassarre Sansoni. Che, in un suo post sul tema, ha sparato a palle incatenate contro il progetto del P.A.C.O. Definito senza mezzi termini una “ennesima presa in giro per i cittadini“. (Leggi qui: Rocca e Natalia inaugurano il Paco, per il Pd è un ‘pacco’).
E fin qui ci sta. Sansoni è prima di tutto un medico. E dunque ha tutta la competenza per dare giudizi sul tema.
Nella stessa nota però lo stesso Sansoni ha sentito il bisogno di criticare, sempre sul tema dell’inaugurazione del P.A.C.O. , “l’assenza di proteste da parte della dirigenza del locale circolo del Partito Democratico“. Un’assenza che, per l’ex candidato a sindaco, è la dimostrazione di come, almeno per chi comanda oggi nel Pd anagnino, la strategia da seguire per “il ritorno al governo della città” sia quella di “un’alleanza con la destra“; una tattica praticata “anche da alcuni massimi esponenti del circolo in occasione delle recenti elezioni comunali“.
Dialogo tra sordi e non con Sordo

Ora. Poiché Sansoni (legittimamente) aveva sostenuto la tesi della minoranza all’ultimo congresso del Pd anagnino, è chiaro che il problema è (e resta) non tanto la Sanità ma il rapporto tra la maggioranza e la minoranza del Pd in città. Un rapporto mai diventato realmente collaborativo.
Il dibattito che lo scorso dicembre aveva portato al Congresso, era stato seminato di asprezze. Con il candidato Segretario (poi eletto) Francesco Sordo descritto come un erede della stagione dei Tagliaboschi (i tre fratelli che in città hanno un vasto consenso, capace di orientare anche il Partito); e Angela Manunza vista dal fronte minoritario come l’unica in grado di operare un vero rinnovamento nel Pd.
Nonostante la vittoria di Sordo al Congresso sia avvenuta in maniera netta non è bastato a riportare il dibattito interno dentro i limiti naturali della dialettica maggioranza-opposizione. Tra le due parti è invece rimasta un’acredine al limite del personale. Ad esempio (ma è solo un dei tanti): per la minoranza la decisione (presa qualche tempo fa) del Segretario del Pd anagnino di azzerare la Segreteria smentisce la volontà di Sordo di muoversi in modo unitario. Ed avvalora invece la tesi per cui il Segretario avrebbe una “gestione padronale del circolo“. Cercando, per risolvere i problemi (come ad esempio quello della Sanità) più il dialogo con il sindaco che quello con il Partito. Per non parlare delle celebrazioni del 25 aprile, degli incarichi da assegnare, delle iniziative da prendere. Tutte questioni su cui la Segreteria del Pd, per la minoranza, decide da sola.
Nessuna voglia di fare sintesi

Da parte sua, la Segreteria anagnina del Pd ha replicato difendendo la legittimità delle proprie iniziative. Ricordando, ad esempio, la nota diffusa poche ore dopo l’inaugurazione del P.A.C.O. nella quale contestava l’inaugurazione definendola “un pacco”. E ribadendo la mano tesa alla minoranza per lavorare assieme contro il governo cittadino.
Ma è chiaro che, al momento, i rapporti tra le due anime del Pd cittadino sono sempre più tesi. Non è, banalmente, questione di chi abbia ragione e chi torto. Entrambi le parti hanno le loro ragioni. Il fatto è che, stando così le cose, collaborare diventa impossibile. Ed è evidente che non ce ne sia la volontà: chi ha i capelli bianchi ha già visto decine di volte questa scena su centinaia di scenari non solo provinciali.
L’idea di fare un lavoro approfondito, su temi concreti, magari in collaborazione con le altre forze politiche e civiche del centrosinistra locale, che porti poi alla sintesi di vero campo largo, per una reale prospettiva di vittoria alle prossime comunali, diventa sempre più problematica.