Il capogruppo della Lega di Latina, la mozione pro Salvini e la rilettura della Storia su fatti che ebbero il tono dell'orrore, altro che per "aiutarli a casa loro"
«Qualcuno parla di fascismo ed evoca fasti ormai passati. Ma quando un signore chiamato Benito Mussolini andò in Africa a portare mezzi agricoli, sementi, tecnologia, lavoro, quelle popolazioni si sfamavano con il loro lavoro. Al netto di quello che è successo dopo». A dirlo, in Consiglio comunale a Latina, è il capogruppo della Lega, Vincenzo Valletta.
L’occasione è il dibattito sulla mozione della Lega, sposata (e votata) dalla maggioranza intitolata “Difendere i confini dello Stato è un atto legittimo”. Mozione presentata dal Partito in ogni Consiglio comunale d’Italia a sostegno del segretario nazionale Matteo Salvini, imputato per i fatti del 2019 relativi alla nave Open Arms e ai migranti che aveva a bordo.
Mozioni e “soluzioni”
Secondo quanto affermato da Valletta, dunque, «il modo in cui si potrebbe risolvere il problema dell’immigrazione clandestina è nell’idea di andare ad aiutare queste popolazioni a casa loro. Facendo in modo che riescano a mangiare, ad avere conoscenze per lavorare la terra, avere un lavoro».
Poi, riconosce anche che le sue parole sono state forse forti: «Se uno cita il nome di Benito Mussolini, cos’è, apologia del fascismo? Mettetemi in galera, mi voglio far arrestare. Ma sta scritto sui libri di scuola, e lo dovrebbero leggere tutti, ma non quello che è stato il periodo fascista e quello che ha determinato, ma l’idea di andare ad aiutarli a casa loro».
E poi i temi della sicurezza, gli immigrati che delinquono, la difesa dei confini, la necessità di rivedere le norme europee sul tema. E la levata di scudi da parte dell’opposizione, che ha contestato le tesi, bocciando in particolare l’operazione Albania del Governo.
La verità: invasione, violenza e… gas
Quello che è mancato nel dibattito però è la ricostruzione storica delle guerre coloniali italiane. Guerre che portarono nel 1935 all’istituzione dell’impero e alla nascita dell’Africa orientale italiana, che l’allora propaganda propugnò con un tratto paternalistico rispetto alle popolazioni del continente nero. Ma in realtà era intrisa di razzismo e segregazionismo come hanno ricostruito più analisi.
Non fu dunque una volontà di aiutarli a casa loro, ma invasione, guerra di conquista e sfruttamento per il posto in Africa accanto ad altre potenze, andando a prendere quello che era rimasto libero.
Guerre che furono contraddistinte anche da violenze contro le popolazioni indigene e l’uso da parte italiana anche di armi già vietate dalle convenzioni, come i gas.
In Africa il fascismo non portò solo mezzi agricoli e conoscenze tecnologiche, ma anche l’iprite.