Sesso e politica nella “libido dominandi”

Partendo dal libro "Libido Dominandi, Sexual Liberation and Political Control” e passando per Sant'Agostino ed il Marchese De Sade, si possono fare riflessioni sulla liberazione sessuale che così come propagandata nell’epoca moderna sia in realtà un potente strumento di controllo di massa

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Da sempre il sesso e politica sono due temi che viaggiano così legati da essere sempre tra i più interessanti per chiunque si occupi di morbosità altrui. E l’uomo è morboso e curioso per sua natura. Ma questo immenso potere legato al desiderio è da sempre associato sia al “piacere” che al “dispiacere” che a fasi alterne illuminano la vita dei protagonisti. Piacere per chi ne interpreta le amabili soddisfazioni. Dispiacere per chi ne subisce le conseguenze.

E questo potere che oscilla tra il bene ed il male non è una scoperta recente, anzi è di millenaria conoscenza. Ciò che invece è più recente è l’uso che di questo potere si può fare oggi su larga scala grazie a quella che noi banalmente chiamiamo tecnologia ma che oggi è diventata la più alta forma di esercizio del potere. E cercheremo di dimostrare, con qualche modesta capacità, che di sesso e politica si possa parlare senza scendere nella villania e nella trivialità. Anche passando incredibilmente da De Sade a Sant’Agostino.

Un volume illuminante

La copertina del libro “Libido Dominandi, Sexual Liberation and Political Control”

Per me fu una rivelazione un libro uscito nel duemila e che lessi anni fa dal titolo “Libido Dominandi, Sexual Liberation and Political Control”, di E.M. Jones. Non è mai stato tradotto in italiano ma solo in inglese ed in polacco e non padroneggiando il polacco come vorrei fui costretto a leggerlo in inglese. Forse perdendone qualche sfumatura ma cogliendone la inimitabile potenza narrativa.
La Libido Dominandi è la brama del dominio e non è una scelta lessicale casuale perché mutuata da una frase del “De Civitate Dei” di Sant’Agostino. Ed il sottotitolo tradotto recita: “liberazione sessuale e controllo politico”.

Lasciando sottendere qual è il vero tema di questo libro, cioè come la liberazione sessuale così come propagandata nell’epoca moderna sia in realtà un potentissimo strumento di controllo di massa. Ed è un libro talmente efficace che si comprende come mai non vi sia stato interesse nel tradurlo e divulgarlo nelle diverse lingue, come tutte le cose che aprono gli occhi alle masse.

Le teorie di Unwin e Huxley

“Più sono grandi le restrizioni sessuali più è alto è il livello di civiltà, più basse le restrizioni sessuali più basso il livello di civiltà. A questa regola non esistono eccezioni”. Questa è la conclusione che argomentò, nel 1934, l’antropologo inglese Joseph Daniel Unwin nel suo monumentale saggio dal titolo Sex and Culture, un lavoro basato sullo studio e la comparazione di migliaia di fonti inerenti ottanta società considerate non civilizzate e le grandi civiltà babilonese, sumera, ateniese, romana, anglosassone.

Unwin giunse alla conclusione che “Le civiltà salgono sul palcoscenico della storia quando la loro sfera sessuale viene regolamentata da norme molto severe e spariscono dalla scena quando lasciano scivolare la loro sessualità al livello animale delle pulsioni incontrollate”.

Dal passato al futuro, lo scrittore Aldous Huxley mutuò la stessa intuizione nella sua più famosa opera letteraria, Il mondo Nuovo, in cui descrisse con lucidità una società futura deviata e distopica, devastata dalla presenza di una moralità degenerata e soppiantata dalla più disinibita sessualità, che diviene la vera schiavitù del genere umano “Più si riduce la libertà politica ed economica, più si aspira ad amplificare in modo compensatorio la libertà sessuale”.

I “piromani intellettuali”

Era stato il Marchese De Sade, confesso il mio filosofo preferito, nel 1791 a mettere per iscritto, nel suo libro Justine, un capolavoro assoluto, la via per politicizzare la sessualità, o meglio, ad aprire quel varco che avrebbe reso plausibile, infine, il servirsi dell’istinto sessuale a livello politico in modo sempre più consapevole da parte dei governanti. Ma molte sarebbero state le “menti elevate” che avrebbero alimentato mediante itinerari culturali la libertà sessuale e morale: Rousseau, Comte, Saint-Simone, Fourier, Freud, Jung , Nietzsche e tanti altri.

Il libro “Justine” di De Sade

Sono coloro che il sociologo E. Michael Jones l’autore di Libido Dominandi definisce “piromani intellettuali” (fra i quali tantissimi scrittori “dannati”), desiderosi di ardere il mondo con la benzina del disordine sessuale, della dipendenza da droga e alcool, della disperazione, della pazzia, dell’occultismo più deviante e sottolinea: “È stato il genio dell’Illuminismo che scoprì come trasformare le passioni in strumento di controllo politico: accendi le passioni – controlla l’uomo”. Indicando l’illuminismo come il primo stadio di una teorizzazione organica di questa fattispecie.

Pornografia e rivoluzione sessuale

Ma entriamo nel tema. Prendiamo la pornografia. La pornografia è ora ed è sempre stata una forma di controllo, un controllo finanziario prima di tutto. Essa è un modo di spingere le persone a darti denaro, cosa che, a causa della natura compulsiva della transazione, non è diversa dal traffico di stupefacenti. A differenza della prostituzione, anch’essa una transazione che trae beneficio dalla compulsione, la pornografia è intimamente legata alla tecnologia, specificamente alla riproduzione e la trasmissione di immagini.

“Gola profonda”

Così come la storia della pornografia è una storia di progresso (ovviamente tecnologico, non morale), allo stesso modo lo sfruttamento della compulsione è stato esplorato in forma sempre più esplicita negli ultimi duecento anni di quest’era rivoluzionaria. Ciò che iniziò come la schiavitù del peccato finì col diventare controllo finanziario, e ciò che venne accettato come una transazione finanziaria è stato plasmato in una forma di controllo politico.

La rivoluzione sessuale è contemporanea alla rivoluzione politica del tipo iniziato in Francia nel 1789. Questo significa che non stiamo parlando di vizio sessuale quando utilizziamo il termine ‘rivoluzione sessuale’, quanto della razionalizzazione del vizio sessuale, seguita dalla mobilitazione dello stesso come una forma di controllo. Poiché la ‘liberazione’ sessuale produce come una delle proprie inevitabili sequele il caos sociale, la liberazione sessuale genera pressoché dal momento del suo inizio il bisogno di un controllo sociale.

La libertà sessuale come forma di controllo sociale

Non è certo un segreto che il desiderio sessuale sia anch’esso una forma di dipendenza. Quel che voglio qui dimostrare è che il regime attuale lo sa e sfrutta tale situazione a proprio vantaggio. In altri termini, la presunta ‘libertà’ sessuale è realmente una forma di controllo sociale.

Ciò di cui stiamo parlando qui è un sistema gnostico formato da due verità. La verità “exoterica” (il contrario di esoterica), quella propagandata dal regime attraverso la pubblicità, l’educazione sessuale, Hollywood, i social e il sistema universitario – la verità, in parole povere, di consumo generale- è che ”la liberazione sessuale è libertà”.

La verità esoterica invece, quella che compone il manuale d’istruzioni del regime – in parole povere, le persone che traggono beneficio dalla ‘libertà’ – è invece l’esatto opposto, e cioè che la liberazione sessuale è una forma di controllo, un modo di conservare il regime al potere sfruttando le passioni degli ingenui che si identificano con le proprie passioni come se fossero le loro e si identificano col regime che verosimilmente permette loro di gratificare tali passioni.

L’economia del laissez-faire

Le persone che soccombono alle proprie disordinate passioni sono poi fornite di razionalizzazioni tipo quelle che intasano le pagine di internet e vengono così plasmate in una potente forza politica da quelli maggiormente esperti nel manipolare il flusso dell’immaginario e della razionalizzazione.

Il Pride di Roma (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

Come l’economia del laissez-faire, anche le prime idee sperimentali di controllo del sesso come forma di controllo sociale emersero durante l’Illuminismo. Se l’universo era una macchina la cui forza primaria era la gravità, ugualmente la società era una macchina la cui forza primaria era l’interesse individuale e, parimenti, l’uomo – non più sacralizzato- era una macchina il cui motore era alimentato dalla passione. Da qui non era necessario troppo sforzo per comprendere che chi controllava le passioni, controllava l’uomo.

Pensateci: chi controlla le passioni controlla l’uomo. In effetti, tutte le storie sulla liberazione sessuale sono “progressiste”, basta vedere quanta attenzione ricevano anche oggi dalle teorie woke e lgbqt a quelle gender fino all’aborto. Siamo invasi, martellati.

Una forma occulta di schiavitù

La morale di ogni esemplare di questo genere è “Ovunque le persone vogliono solo essere libere” oppure, per dirla nella variante femminista, “Le ragazze vogliono solo divertirsi”. “Girls just wanna have fun” cantava Cindy Lauper. Che Linda Boreman Marchiano, alias Linda Lovelace, non abbia trovato molto divertente esser stata picchiata e stuprata durante le riprese di Gola profonda (Deep Throat), il più noto film pornografico della storia, è irrilevante.

Cindy Laupen

Il dogma che qui dev’essere promosso è che la licenza sessuale è liberante, e che la ricerca della liberazione è essa stessa la propria giustificazione, per cui se anche alcune persone soffrono nel processo, tutto sommato ne è valsa la pena. Non parliamo di libertà dunque, ma di una forma occulta di dipendenza o schiavitù morale – certamente per l’individuo ma anche per la cultura.

La rivoluzione sessuale non fu una rivolta nata dal basso; non si trattò del coalizzarsi di “particelle di rivolta ed illuminazione”; fu piuttosto la decisione – da parte delle classi dominanti in Francia, Russia, Germania e Stati Uniti a varie riprese negli ultimi duecento anni – di tollerare l’attività sessuale al di fuori del matrimonio come una forma di insurrezione e poi di controllo politico.

Sansone e Dalida, San Paolo e Sant’Agostino

Ma se pensate che sia un concetto tutto moderno vi sbagliate di grosso. L’idea che la liberazione sessuale possa essere usata come forma di controllo non è nuova. Sta ad esempio alla base della vicenda biblica di Sansone e Dalila. L’idea che il peccato sia una forma di schiavitù è centrale negli scritti di S. Paolo.

Sant’Agostino, nel suo capolavoro in difesa del Cristianesimo contro le accuse dei pagani di aver contribuito alla caduta di Roma, divise il mondo in due città: la Città di Dio, che ama Dio fino all’estinzione dell’io, e la Città dell’Uomo, che ama l’io fino all’estinzione di Dio. Agostino descrive la Città dell’Uomo come “vogliosa di dominare il mondo” ma, allo stesso tempo, “essa stessa dominata dal desiderio di dominio”.

“La città di Dio” di Sant’Agostino

La libido dominandi (il desiderio di dominio) è dunque un progetto paradossale, messo invariabilmente in pratica da persone esse stesse alla mercé delle medesime passioni che incitano negli altri per dominarli. La dicotomia che Agostino descrive è eterna. Esisterà fin quando esisterà l’uomo. I rivoluzionari dell’Illuminismo non crearono alcun mondo nuovo, né crearono un uomo nuovo con cui popolare il loro mondo nuovo.

Quel che fecero fu adottare la visione del mondo di Agostino ed invertirne i valori. “Lo stato dell’uomo morale è uno di tranquillità e pace, mentre quello dell’uomo immorale è di perenne irrequietezza”. L’autore di questa citazione non è Sant’Agostino (sebbene egli avrebbe aderito completamente); si tratta del Marchese De Sade. Ne faccio menzione per dimostrare che, mia personalissima convinzione, sia Agostino che De Sade condividevano la stessa antropologia e la stessa psicologia razionale, per così dire.

Libertà e schiavitù

Ciò in cui si differenziavano erano i valori che attribuivano alle verità di tali scienze. Per Agostino, il moto era negativo; per De Sade, il rivoluzionario, il moto perenne causato dalle passioni indisciplinate era positivo perché perpetua “la necessaria insurrezione in cui il repubblicano deve mantenere il governo del quale è un membro”.

Lo stesso si potrebbe dire della libertà. Ciò che uno chiamava libertà, l’altro chiamava schiavitù. Ma la dicotomia delle due città – una che abbassa l’io in conseguenza del suo amore per Dio, l’altra che abbassa Dio in conseguenza del suo amore per l’io e i suoi desideri – è qualcosa su cui entrambi potevano trovarsi d’accordo.

Ciò che segue è la storia di un progetto nato dall’inversione delle verità cristiane prodotto dall’Illuminismo. “Persino coloro che si mettono contro di te – scrive Agostino riferendosi a Dio nelle Confessioni -, non fanno altro che copiarti in una maniera perversa. Lo stesso si potrebbe dire dell’Illuminismo, che iniziò come un movimento per la liberazione dell’uomo e quasi da un giorno all’altro mutò in un progetto per controllarlo.

La storia di una trasformazione

Questo libro, Libido Dominandi, è la storia di questa trasformazione. Lo si può interpretare come una storia della rivoluzione sessuale o una storia della psicologia moderna o una storia della guerra psicologica. Quelle che tutte queste storie hanno in comune è un progetto transgenerazionale che sarebbe giunto, attraverso prove ed errori e con un’intenzione pervertita dalla passione, alle stesse conclusioni raggiunte da Agostino alla fine dell’Impero Romano. Un uomo ha tanti padroni quanti sono i suoi vizi.

Valentin de Boulogne o Nicolas Tournier – San Paolo che scrive le sue lettere – XVI sec

È così illuminante Sant’Agostino: un uomo ha tanti padroni quanti sono i suoi vizi!
Attraverso la promozione del vizio, il regime promuove la schiavitù, che si può plasmare in una forma di controllo politico. La sola questione che rimaneva era se la schiavitù può essere controllata per ottenere un guadagno economico o politico e, se sì, come ottenerli. Il miglior modo di controllare l’uomo è farlo senza che esso si renda conto di essere controllato, ed il miglior modo di fare ciò è attraverso la sistematica manipolazione delle passioni, perché l’uomo tende ad identificare le passioni come proprie.

Nel difenderle, egli difende la sua ‘libertà’, che normalmente vede come l’arbitraria abilità di esaudire i propri desideri senza, per la gran parte, comprendere quanto sia facile manipolare tali passioni dall’esterno. Ci è voluto lo spirito malefico di questa era moderna per perfezionare un sistema di sfruttamento economico e politico basato sull’intuizione che San Paolo e Sant’Agostino ebbero di ciò che definivano “la schiavitù del peccato”. E la schiavitù ideale del peccato è pericolosa, ti porta dalle stelle alle stalle. Ti inebria di piaceri materiali ma gli stessi poi diventano pericolose ritorsioni, diventano oggetto di controllo di dominio.

Sesso o castità, sacro o profano

È così che tu beatamente pensi di essere un tombeur de femmes ma poco dopo capisci che quella licenziosità è diventata la tua debolezza. Uno strumento di controllo di qualcun altro che ti domina mentre ne sei inconsapevole. Ora non so se chi legge sceglierà di riconoscersi in De Sade o in Sant’Agostino. Se oscillerà tra il sesso e la castità, tra il sacro ed il profano, tra l’apollineo ed il dionisiaco. Ma so per certo che entrambe da pensatori geniali quali erano avrebbero riconosciuto l’impronta che nella nostra epoca si da allo sfruttamento delle presunte libertà sessuali. E l’avrebbero stigmatizzata. Perché entrambe riferivano la sfera delle preferenze sessuali alla persona. Oggi invece siamo identificati come massa. E la massa va controllata e quale strumento migliore di quelli che alimentano le maggiori pulsioni.

Ecco io non so infine bene come dirvelo. Lo farò con l’unica licenza alla trivialità in questo articolo. Ma se fino ad oggi pensavate di essere dei grandi “copulatori” magari vi accorgerete che siete stati invece “copulati”. Sempre idealmente si intende. Solo che non lo avevate sinora realizzato. È la potenza della libido dominandi. Che ne siate padroni o schiavi, protagonisti o succubi, santi o peccatori non le resiste nessuno. Lei possiede tutti.