Il sequestro di quello che fu lo stabilimento tipografico di Villa Santa Lucia nel quale Giuseppe Ciarrapico stampava il suo impero cartaceo. Una triste metafora della crisi dell'editoria.
L’area con lo stabilimento tipografico che per decenni ha stampato i quotidiani del gruppo Ciarrapico finisce sotto sequestro. Tra rifiuti, autovetture d’epoca e materiali elettrici, riemerge la metafora della crisi dell’editoria: dove nascevano notizie, oggi regna il silenzio.
La EdiPol, poi diventata RotoCentroSud, era il cuore pulsante dell’informazione del Centro Italia. Le rotative giravano giorno e notte, i camion partivano carichi di opuscoli, libri, giornali diretti in ogni provincia. Lì si racconta che venne stampato l’ultimo numero di OP, il settimanale di Mino Pecorelli con l’attacco a Giulio Andreotti che secondo una vulgata gli costò la vita.
All’interno di quei capannoni di Villa Santa Lucia, dalla fine degli Anni 80 prendevano forma le prime pagine che raccontavano il territorio: la prima redazione di Cassino del quotidiano Ciociaria Oggi era in due stanze accanto alle rotative.
Oggi, invece, lo stesso luogo è al centro di un’indagine giudiziaria e di un sequestro per gestione illecita di rifiuti.
L’ordinanza

La storia è scritta nero su bianco in un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari di Cassino, Claudio Marcopido.
Tre imprenditori sono indagati per violazione dell’articolo 256 del decreto legislativo 152/2006, che punisce la raccolta e lo smaltimento di rifiuti senza le dovute autorizzazioni.
I Carabinieri hanno trovato quintali di materiale abbandonato: rifiuti di risulta, autovetture d’epoca, componenti elettrici utilizzati per luminarie natalizie, perfino residui provenienti da aziende della stessa zona industriale. Il giudice ha disposto il sequestro preventivo per impedire nuovi abusi.
Oltre la cronaca

È una vicenda che pesa più del fatto di cronaca. Perché quella non è una semplice area industriale: è un pezzo di memoria collettiva. Lì dentro, per decenni, il gruppo Ciarrapico stampava i suoi quotidiani: Ciociaria Oggi, Latina Oggi, Nuovo Molise, Nuovo Castelli. Decine di giornalisti, tipografi, impaginatori e fotolito hanno cominciato lì la loro carriera, in un tempo in cui l’informazione locale era un’industria viva, che puzzava di inchiostro o solventi, rumorosa e centrale per il territorio.
Oggi, dove un tempo correvano le notizie, restano solo cumuli di scarti. E quel contrasto racconta meglio di mille convegni la parabola dell’informazione: dalla carta alla ruggine, dalla centralità alla marginalità.

La stampa locale che un tempo dava voce ai piccoli paesi e alle province, oggi fatica a sopravvivere, divorata da costi crescenti, pubblicità in fuga e algoritmi che spingono verso la banalità.
Il sequestro dell’ex tipografia di Villa Santa Lucia diventa allora una metafora amara.
L’informazione — come quell’area — è stata lasciata deteriorare lentamente: prima la disattenzione, poi l’abbandono, infine l’illegalità che trova spazio tra le macerie.
I capannoni si bonificano, il dibattito no

La differenza è che i capannoni si possono chiudere e bonificare; la qualità del dibattito pubblico, invece, è molto più difficile da recuperare.
Oggi, nei luoghi dove si fabbricavano notizie, si accumulano rifiuti.
E forse è questa l’immagine più precisa della decadenza culturale e civile di un Paese che ha smesso di investire sull’informazione professionale e di prossimità.
Dove si forgiavano giornalisti, oggi si contano tonnellate di scarti.
Una parabola che fa male, ma che — come ogni notizia — va raccontata fino in fondo.



