
Il vescovo e la sua lente implacabile su una terra che addossa i suoi errori solo ai governanti ma non alla coscienza collettiva: come per l’inquinamento
Lo ha detto senza giri di parole al Corriere della Sera: “La situazione a Frosinone è gravissima, sono state censite centinaia di discariche illegali e regna la cultura dell’automobile come unico mezzo di spostamento”. Lo ha detto come certe cose lui le dice sempre: senza distinguo “di bottega”, senza preconcetti fideisitici e soprattutto senza accuse particolari. Perché per Ambrogio Spreafico è simbolo territoriale di una faccenda antica ma è uomo moderno.
Lo è in quanto vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e dal 2022 anche di Anagni-Alatri per cui le responsabilità sono in quota parte di tutti. Anzi, di ognuno. Di cosa? Del fatto che Frosinone sia la città meno green d’Italia esattamente nei mesi in cui prova a darsela, la sua svolta green.
Le spallate di Mastrangeli

E con un sindaco che sta dando la Madre di Tutte le Spallate ma senza il conforto di precedenti operativi e culturali. Per ora invano. Perché il mito “comodo” ma sporco dell’automobile ammal(i)a tutti, e perché poco o nulla è stato ancora fatto per sfatarlo, questo malgrado un’evidenza tragica. Quella per cui, secondo l’alto prelato, il capoluogo ciociaro è una specie di sacello preferenziale di discariche abusive, di luoghi dove malgrado l’impegno costante delle Forze dell’Ordine l’etica laica dell’uomo soccombe e paga pegno ad interessi corruschi e grevi.
Perché per Spreafico il problema è culturale prima che normativo o sanzionatorio, ed andava detto a lettere chiarissime. Così: “Il problema è drammatico e credo che il sindaco Riccardo Mastrangeli sia al lavoro per dare risposte. A Frosinone c’è una vera e propria cultura dell’automobile vista come unico strumento di spostamento”.
La pista che non usa nessuno
E ancora, senza remore di benaltrismo: “In via dei Monti Lepini c’è, per esempio, una pista ciclabile ma è usata dagli immigrati e da qualche altro raro soggetto. L’inquinamento è a livelli altissimi eppure c’è chi continua a parlare di aeroporto a Frosinone… Veramente incredibile”. Il messaggio è chiaro: l’habitus green cozza contro due cose: una certa urbanistica avversa ed un certo modo di pensare di chi poi accusa solo quel format senza farsi domande sul suo arcaico modo di approcciarsi alla mobilità.
Il grande equivoco stanato dal presule è quello delle opere utili ai fini occupazionali ma tenute per lungo tempo solo nella broda pubblicistica degli slogan facili. Per quanto tempo si è parlato dell’aeroporto? E al di là del merito politico quante volte lo stesso è stato evocato come ponte occupazionale irrinunciabile? Tante di quelle volte che alla fine si è perso di vista il suo impatto con l’ambiente.
Gli alambicchi della politica

Sono gli alambicchi della politica, di quella che usa la parola “volano” come un mantra ma che non riesce a sacrificare il consenso davanti all’altare di quell’altra parola: “dannoso”. E Spreafico anche questo ha detto: “Nel 2011 tutte le valutazioni d’impatto ambientale dettero un responso negativo verso il progetto dell’aeroporto eppure se ne continua a parlare anche adesso”. Perché la politica sopravvive ai suoi vicoli ciechi grazie ai nuovi occhiali che i suoi testimonial transienti mettono sul naso dell’elettorato”.
“Il problema riguarda tutti, le autorità amministrative regionali e locali, la politica nazionale, la società civile. So che siamo in una situazione serissima nel contesto di tutto il territorio”. Le dolenti note sono quelle di questi giorni, con il report che mette Frosinone in vetta alla hit delle città italiane con il maggior tasso di inquinamento. E per Spreafico c’è una causa da denunciare, oltre l’effetto da enunciare.
Discariche ovunque

“Legambiente ha censito centinaia, dico centinaia di discariche abusive e che inquinano, create da certi faccendieri, come sanno alla Guardia di finanza, come sanno i carabinieri. E qui torna il tema della cultura del territorio, che evidentemente manca. Sarebbe bene prevedere multe salatissime per chi realizza le discariche: troppo spesso risalgono a ditte poi fallite, quindi mancano i mezzi per le bonifiche. Nemmeno i Comuni hanno più fondi. Magari ci sono stati i soldi per bonificarne tre o quattro, ma il resto rimane”.
Quella che manca è una cultura green radicata, uno scatto in avanti nella casella del tempo e della coscienza che non coinvolge solo i decisori, ma anche la cittadinanza. “Quando parlo di cultura complessiva penso all’analisi che si dovrebbe fare sul consumo di energia degli edifici pubblici, per esempio. Tutti i dati registrati dagli uffici regionali competenti in materia ambientale indicano parametri molto pericolosi per la salute della cittadinanza. Urgono decisioni”.
Il green e la coscienza che lo fa vivo

Perciò l’appello del vescovo arriva come quella chiamate a cui non ci si può sottrarre: per etica e prassi. “Bisognerebbe radunare prestissimo intorno a un tavolo tutti i soggetti coinvolti: amministratori locali, la politica nazionale, la società civile”.
Già, la società civile: quel sistema complesso che fece dire ad Harper Lee cose come questa: “Prima di vivere con gli altri, bisogna che viva con me stesso: la coscienza è l’unica cosa che non debba conformarsi al volere della maggioranza”.
Ed il passo tra la coscienza e ciò che Dio ci suggerisce quando ci fermiamo agli angoli della nostra vita è troppo breve per non capire che forse lui, Ambrogio Spreafico, sta parlando a quel che sentiamo come cittadini prima ancora che a ciò che crediamo come fedeli.