
La Federazione non gestirà più la struttura di Frosinone a partire dal 31 agosto. Corsa contro il tempo dell’Amministrazione comunale per provare a rimediare al pasticcio. Si procederà ad un bando europeo per la gestione pluriennale e nelle more si tenterà un affidamento temporaneo. Spunta l’idea di un pool di associazioni sportive
Una corsa contro il tempo per uscire fuori dal vicolo cieco in cui si è infilata l’Amministrazione comunale di Frosinone e che porta dritti alla chiusura dello “Stadio del Nuoto” il prossimo 31 agosto. La situazione è grave ed anche seria per parafrasare il famoso detto di Ennio Flaiano. La Pec firmata dal segretario della Fin Antonello Panza ha decretato la fine della gestione in proroga dell’impianto ed ha agitato le acque tra gli sportivi, le società e i dipendenti della struttura.
L’incertezza è totale anche se il sindaco Riccardo Mastrangeli ed il consigliere Francesco Pallone (delegato all’impiantistica sportiva) stanno cercando di raccogliere i cocci di una vicenda gestita male e con tanta approssimazione in una città dove lo sport non ha avuto neppure la dignità di una delega assessorile. Un vertice d’urgenza in queste ore ha tracciato la strada strettissima per evitare la chiusura. E non è tutto: s’aspettano buone nuove anche sul Polivalente di viale Mazzini. Anche in questo caso la gestione è in scadenza nei prossimi giorni. Frosinone non può permettersi la chiusura di entrambe le piscine pubbliche.
Bando e gestione temporanea

Il Comune intanto si è affidato ad un superconsulente legale: l’avvocato Alberto Fantini, socio del prestigioso studio “Tonucci-Partners” di Roma, tra i massimi esperti di questioni inerenti lo sport. Una mossa per evitare altri passi falsi che nessuno può permettersi. L’Amministrazione a questo punto procederà alla pubblicazione di un bando europeo per l’affidamento pluriennale dello “Stadio del Nuoto”.
Nelle more della gara è prevista la gestione temporanea della struttura da parte di società ed associazioni sportive. Si tratta della classica manifestazione d’interesse: una procedura snella da espletare in pochi giorni. In questo modo il Comune proverà ad evitare la chiusura che creerebbe un danno inestimabile dal punto di vista agonistico e sociale per le centinaia di utenti che frequentano la struttura.
Non sarà facile: il tempo è poco, c’è agosto di mezzo e le pratiche da sbrigare sono complesse. Inoltre ci sono dei lavori di manutenzione al tetto da effettuare con un esborso di almeno 30 mila euro. E quindi la chiusura non è esclusa.
Un pool di associazioni per il salvataggio

Tra le idee per scongiurare la chiusura c’è quella di riunire società ed associazioni sportive che hanno interessi sulla struttura in una sorta di pool per gestire in via temporanea lo “Stadio del Nuoto”. In questo modo i costi sarebbero spalmati e quindi sostenibili per le varie realtà sportive del territorio.
“Mi sto adoperando per aiutare l’Amministrazione a trovare una soluzione – ha detto l’avvocato Emanuele De Vita, consigliere regionale Fin nonché dirigente del Centro Nuoto Anagni e Roma – La priorità deve essere quella di evitare la chiusura. Sarebbe un danno enorme. Per certi versi irreparabile. Se un utente cambia struttura, difficilmente tornerebbe indietro. Anche noi come Centro Nuoto abbiamo dei ragazzi che s’allenano a Frosinone e poi sono legato alla squadra di pallanuoto, una bellissima realtà. Sarebbe un peccato perderla ma c’è bisogno di certezze per programmare la stagione”.
De Vita fa intendere che la creazione di un pool di società potrebbe essere un’ipotesi percorribile a patto che ci sia un coordinamento rigoroso per evitare equivoci e contrasti.
Una storia lunga 14 anni

Ma come si è arrivati ad un passo dalla chiusura dello “Stadio del Nuoto”? La struttura, realizzata in occasione dei mondiali di nuoto Roma 2009, è stata gestita dalla Fin a partire dal 2010, un anno dopo l’inaugurazione avvenuta con l’amichevole Italia-Grecia di pallanuoto. Costato 6 milioni e mezzo, la gestione dello stadio è andata avanti per 14 anni a colpi di proroghe dopo la scadenza della convenzione vera e propria. Ora però si è arrivati ad un punto di non ritorno.
La Fin nella lettera d’addio ha scritto che le condizioni per andare avanti non sussistono più ed ha chiesto di attivare l’iter consequenziale. Una decisione drastica dovuta all’incertezza del Comune che ha bocciato dopo 3 anni il project per la gestione e non ha provveduto alla pubblicazione di un bando pluriennale. A influire sulla presa di posizione della Fin anche la risposta negativa del Comune alla proposta di un contributo comunale per la gestione della struttura così come avviene in altre città.
Il dado è tratto. La corsa contro il tempo è iniziata.