Un comparto cruciale da oltre 700 milioni di euro, i 240 della Pisana che "mancano" e il duello con le opposizioni della Regione Lazio
Tecnicamente si chiama “mormorio” ma alla tecnica lascia ben poco spazio. E’ la lirica meravigliosa ispirata dalle evoluzioni aeree degli storni quando, a decine di migliaia, vanno in volo sincronizzato nei cieli di Roma. A stormi interi e con una nasale diversa. E birba chi non ammettesse di essersi mai fermato, col naso all’insù, ad ammirare quel miracolo di sinuose curve con cui, se un singolo uccello vita di un grado, un’orda di piume lo segue. Fedele e geometrica.
Ma a Roma di questi tempi ci sono storni e storni, e non tengono banco solo quelli che usano il blu del cielo per accarezzare traiettorie. No, ci sono anche altri storni, come quello che la Regione Lazio ha dovuto fare (in timing) ai fondi per i trasporti. E giusto in tempo per far venire un attacco di orticaria a Roberto Gualtieri. A lui ed all’opposizione dem della Pisana, che accusa il Presidente della Regione Francesco Rocca di aver dato la stoccata finale alle già complicate manovre di avvicinamento al Giubileo 2025.
Il taglio ed il ring politico
Il senso sta tutto nel lessico: in un primo momento si era parlato di un “taglio” indiscriminato ad un settore cruciale perché già in ambasce grosse senza aver bisogno dell’upgrade giubilare. Poi la faccenda si era chiarita e la versione ufficiale di queste ore parla di “momentaneo storno”. Il guaio è che, a prescindere dalle cause, l’effetto sempre quello è: una città tradizionalmente mezza zoppa in mobilità pubblica che rischia una paralisi ulteriore.
Ed un ring politico in cui ciascuno mette spunta grossa all’elenco delle sue ragioni, ma senza spuntarla in senso lato. La decisione in delibera risale allo scorso 8 agosto, quando si era perfezionato a livello decisionale quello che le opposizioni avevano inteso come un vero “blitz da solleone”.
La delibera del dopo Ferragosto
Il 16 c’era stata la pubblicazione ed apriti cielo, altro che storni in cielo. Roma Today spiega come la Pisana non abbia potuto, “ovviamente, smentire la riduzione del fondo ma ha precisato che, a settembre, quei soldi verranno ridestinati”. Di cosa e di quanto parliamo? Annualmente dalla Regione Lazio scatta lo stanziamento di circa 240 milioni di euro per il trasporto pubblico. E parliamo di un settore dove, anche solo a contare le periodiche stipule di rinnovo contrattuale con Atac e la cantieristica per il metro, arriva subito il crisma secco di crucialità.
La sorpresa era arrivata a marzo, giusto mentre Roberto Gualtieri era impegnato a (far) studiare il potenziamento dei trasporti per il Giubileo ed a perfezionare le gare per la copertura wifi. Ci si era accorti, in Pisana di una grana grossa: andavano recuperate risorse per il fondo “taglia tasse”. Cioè quel fondo dal quale si attingono i soldi per azzerare o ridurre le tasse regionali che i cittadini del Lazio pagano insieme alla Dichiarazione dei Redditi.
E il rischio in caso di stasi era grosso, perché a quel punto sarebbero accadute due cose, una tecnico-erariale ed una politica.
Due rischi, uno tecnico ed uno politico
La prima era l’aumento dell’Irpef regionale (appunto l’Imposta pagata con il 730 o gli altti modelli in base al tipo di Dichiarazione), la seconda era che, con le Europee in arrivo, il gioco di incastri della Pisana per dare voce anche a candidati direttamente indicati da Rocca si sarebbe ammantato di un preambolo di malumore. E la corsa-tester di Civita Di Russo sarebbe partita falsata già allo start, cancellando buona parte delle possibilità che il presidente si “contasse” rispetto alle terzine ortodosse del partito di Giorgia Meloni che vedevano in casella numero 3 delle preferenze il nome di Marco Squarta. Chi te la vota, tra i romani, la candidata di uno che ha messo le pastoie ai bus?
Si trattava quindi di recuperare una cifra monstre, sostanziata in “36.985.000,00 per ogni anno, fino al 2026”. A cose fatte era scoppiata Casamicciola ed era arrivata la precisazione della Giunta Regionale. Che aveva spiegato in pratica come quello fosse stato solo un gioco di incastri su tempi stretti. Cioè uno storno veloce con cui “i suddetti fondi verranno ridestinati al trasporto pubblico locale, attraverso una legge di variazione di bilancio”.
“Rientrerà tutto a settembre”
Sì, ma quando? “Subito dopo la riunione del tavolo sulla sanità, prevista per settembre”. A voler tradurre, i danè che mancano oggi a Roma per cesellare un upgrade di trasporto pubblico per status convenzionale e Giubileo stanno per tornare nella cassaforte di destinazione d’uso originario.
Neanche a dirlo, le proteste delle opposizioni erano state tutt’altro che pacate. In particolare quelle che avevano sbattuto i pugni tramite i consiglieri Massimiliano Valeriani e Luciano Nobili, rispettivamente di Pd ed Italia Viva. A tal proposito fa fede una nota congiunta dei due.
Nota che censurava un provvedimento che “taglia risorse importantissime ai cittadini della Capitale, proprio alla vigilia del Giubileo e degli investimenti necessari anche per superare i disservizi con cui i romani fanno troppo spesso i conti”. E ancora: “Noi conduciamo da tempo una battaglia per aumentare la quota di fondo nazionale destinata a Roma e al Lazio. (Quota) che la giunta Rocca ha sempre dichiarato di condividere, a chiacchiere evidentemente. In consiglio regionale è stata approvata all’unanimità una nostra mozione. Proprio per impegnare la giunta a chiedere al governo un aumento della quota di fondo nazionale trasporti destinato alla Capitale. Invece e contestualmente la Regione Lazio (che fa?) taglia il suo contributo?”.
Quanto vale il trasporto pubblico a Roma
A tale scopo era stata richiesta un’audizione urgente dell’assessore competente, Fabrizio Ghera di Fdi. La Pisana lato Rocca non se l’era tenuta, quella filippica, era aveva parlato, secondo Roma Today, di “farneticazioni strumentali e ingiustificate. Visto che, come dovrebbero sapere bene in particolare i consiglieri del Partito Democratico, il momentaneo storno dei 38 milioni rappresenta il frutto di un accordo votato all’unanimità dall’Aula. Ed attraverso un ordine del giorno in quanto finalizzato all’approvazione della manovra fiscale”.
Insomma, a parere della maggioranza della Pisana prima c’era stata un’azione di necessità votata da tutti e poi c’era stata una levata di scudi di opportunità censurata da pochi tra quei tutti originari. Le cifre in ballo sono alte. A Roma il trasporto pubblico poggia su oltre 700 milioni di euro all’anno. Di essi “240 milioni di euro arrivano dalla Regione Lazio, il resto (470 milioni) ce li mette il Campidoglio”.
E ovviamente, quando non c’è una guida politica univoca, ogni ente cazzia allegramente l’altro in caso di ammanchi di voce. Sotto il cielo azzurro di una Roma che guarda gli storni e discute di storni. E che in entrambi i casi sembra stare col naso all’insù.