
In vista del Consiglio comunale sul bilancio, il gruppo FutuRa chiede la revoca dell'assessore Testa. il sindaco Riccardo Mastrangeli deve trovare la quadra in uno scenario politico attraversato da quasi 2 anni, da polemiche, distinguo, mal di pancia, spaccature e fibrillazioni interne
L’assalto è frontale. Mira a creare lo scontro, destabilizzare. Cerca di rendere di nuovo precario l’equilibrio raggiunto a fatica. A lanciarsi all’assalto del sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e della sua Giunta sono stati i tre Consiglieri del gruppo FutuRa: eletti nella sua maggioranza, passati in posizione critica, transitati all’opposizione.
Il capogruppo Giovanbattista Martino ed i Consiglieri Teresa Petricca e Francesco Pallone hanno protocollato una nota indirizzata al sindaco ed al Segretario generale dell’ente Mauro Andreone. Hanno chiesto la revoca dell’assessore al Centro Storico Rossella Testa: le rimproverano il gesto dell’ombrello fatto la sera di Martedì Grasso rivolta alle centinaia di persone che assiepavano il Rione Giardino. E fischiavano sia lei che il sindaco per via dell’Ordinanza contro lo smog che impediva di bruciare il carro allegorico con il pupazzo in cartapesta che raffigura il generale Championnet. Tradizione antica e consolidata al punto da rischiare il problema di ordine pubblico per la reazione di massa che si è scatenata. (Leggi qui: Frosinone: cosa significa quello che è successo ieri in Consiglio comunale).
Competenza e sostanza

La competenza sugli assessori sta nelle sole mani del sindaco. E di nessun altro. Nemmeno se l’intero Consiglio chiedesse la testa di un assessore ci sarebbe l’obbligo giuridico di revocarlo. La Giunta è una prerogativa esclusiva del sindaco che la esercita nell’ambito degli equilibri politici che vuole costruire. E Rossella Testa è blindata, intoccabile, intangibile.
Allora perché quell’istanza? Per riaprire una ferita che nei giorni cominciava a rimarginarsi, rendere di nuovo viva la frattura tra città e amministrazione. Una forma di logoramento dei nervi per Riccardo Mastrangeli, lungo il delicatissimo percorso che conduce al Consiglio per l’approvazione del Bilancio. E lì le opzioni sono due: o passa e si prosegue o non passa e si torna alle urne.
Accade in un perido molto particolare.
I conti

Un anno fa, giorno più giorno meno ma il periodo è questo. Era sera quando dalla segreteria della Corte dei Conti – Sezione di Controllo per il Lazio, veniva pubblicata la delibera 34/20224 PRSP: è un pezzo di storia amministrativa per la città di Frosinone. Certificava che dieci anni di sacrifici avevano raggiunto il traguardo stabilito: il Comune aveva azzerato i suoi vecchi debiti ed i conti cittadini erano tornati cotto controllo.
I conti stavano a posto. Non stavano a posto i conti politici dell’amministrazione Mastrangeli: non lo erano un anno fa e non lo sono oggi.
Alla ricerca della quadra
I maliziosi dicono che i debiti uniscono, fa freddo per tutti e ci si stringe; ma il benessere divide: perché tutti reclamano una fetta di quella ritrovata stabilità. I fatti dicono che da quel giorno l’amministrazione comunale di Frosinone è attraversata da polemiche, distinguo, mal di pancia, spaccature e fibrillazioni interne. Che sono riuscite a far scivolare in secondo piano lo straordinario risultato tecnico ed amministrativo del risanamento dei conti conseguito dall’amministrazione. Quello doveva essere il vero punto di partenza, condiviso nella maggioranza. Non è stato così.

A distanza di un anno, il sindaco Riccardo Mastrangeli si trova senza otto dei Consiglieri che erano stati eletti con lui, È stato costretto a “spiegare” alla città, all’opposizione e ai suoi ex consiglieri di maggioranza i fatti e le dinamiche, sia dei riti contestati del Carnevale al Rione Giardino che delle dinamiche connesse alla riqualificazione del quartiere Scalo e di piazzale Kambo. Spiegare nel tentativo di raffreddare: Riccardo Mastrangeli adesso deve cercare di fa quadrare altri numeri.
Quelli necessari per approvare il bilancio di previsione che arriverà in aula a breve. Specialmente se il Consiglio comunale verrà convocato solo in prima convocazione, quando servono 17 presenti per la validità della seduta. Il Bilancio verrà approvato, su questo non esiste dubbio. Per un motivo semplice. Perché nessuno, al netto di qualche dichiarazione temeraria, vuole veramente l’interruzione anticipata della consiliatura. Ma ci sarà un prezzo politico da pagare.
Nessuno vuole le elezioni

Vero che tanto in maggioranza che all’opposizione nessuno è pronto ad affrontare una campagna elettorale densa di difficoltà di incognite e di insidie. Troppe le incertezze, troppe le situazioni poco chiare, troppi i rapporti, anche di natura personale (oggi abbondantemente lacerati), da ricostruire. Ed il ragionamento è speculare. Vale per il centrodestra, o quello che ne rimane. Vale per il centrosinistra, o quello che ne rimane. In aula ora c’è un assetto politico totalmente stravolto rispetto al risultato elettorale del 2022.
Quelli che stavano in maggioranza, (8 consiglieri), ora stanno all’opposizione. O in appoggio esterno. Quelli che stavano all’opposizione (3 consiglieri), ora sono passati a sostenere Mastrangeli. Un gruppo consiliare, quello dell’ex sindaco Domenico Marzi, che ha concorso 3 anni fa “contro” Mastrangeli, si è impegnato, perlomeno, a non sfiduciarlo e farlo cadere anzitempo.
Lavori in corso
Per ulteriori intese programmatiche ci sono lavori in corso. Anche piuttosto avanzati. Probabilmente Marzi e i suoi non voteranno “no” al bilancio di previsione. Come è evidente, una situazione politica a Frosinone a dir poco irrituale. E comunque non nella norma. Difficile da codificare, anche in prospettiva 2027, quando si tornerà a votare per il rinnovo del Consiglio Comunale.

Il primo passo di avvicinamento a quella data, è rappresentato evidentemente dal voto sul bilancio. Ed anche in questo caso gli esiti di quel voto saranno vincolanti ed indicativi. Per tutti. A cominciare dal sindaco. Sulla carta Mastrangeli ha a disposizione 17 voti favorevoli sicuri. In pratica la situazione è un po’ diversa.
Innanzitutto, bisognerà vedere come voterà la delibera il presidente del consiglio comunale Max Tagliaferri. Da tempo distante dalle posizioni di Mastrangeli. Potrebbe astenersi. Ma non sarebbe normale, ed in quel caso il sindaco non potrebbe fare ancora finta di niente. Come accaduto fino ad oggi.
Una strategia che non ha pagato
Il “laisser faire, laisser passer” su ogni questione aperta, non ha pagato poi tanto. Vista la situazione. Poi c’è la posizione dell’ex Capo gruppo della lista Ottaviani il Consigliere Christian Alviani, che è passato al Gruppo Misto, dopo che aveva manifestato la volontà di aderire a FdI. Quella “dichiarazione di intenti” ha provocato un autentico terremoto in amministrazione. L’assessore Valentina Sementilli, che aveva seguito lo stesso percorso di Alviani (con il quale aveva fatto l’accoppiata elettorale nel 2022), quindi dalla lista Ottaviani al desiderio di aderire a FdI, ci ha rimesso addirittura il posto.

Per questo il passaggio di Alviani con i Meloniani è stato messo in stand by. Per il momento. Potrebbe astenersi anche lui. Ma è una ipotesi remota. In ogni caso tutta questa vicenda FdI non l’ha presa per niente bene. I referenti di Frosinone del Partito hanno fatto un nodo (grosso) al fazzoletto. Al momento opportuno presenteranno il conto a Mastrangeli. E’ solo questione di tempo.
Chi voterà quasi sicuramente no al bilancio saranno i Consiglieri di opposizione. I vecchi PD e PSI. E i nuovi, quelli di FutuRa. Poi c’è l’universo inesplorato, distante dalla terra 13 miliardi di anni luce, del voto di astensione.
Un voto di chiarezza

L’escamotage usato spesso in politica per rimanere nel limbo, senza scoprirsi troppo. Non ti aiuto ma nemmeno ti faccio troppo male. Una espressione di voto assolutamente legittima, garantita prevista e disciplinata da copiosa legislazione. Tuttavia, considerata la situazione politica attuale al Comune Capoluogo, certo piuttosto confusa, la chiarezza sarebbe preferibile a posizioni ibride.
Proprio i cosiddetti consiglieri “dissidenti o malpancisti” hanno l’occasione, con un sì o con un no al bilancio, di certificare ufficialmente la loro posizione. Anche dentro l’aula consiliare. In maggioranza o in opposizione. Non è il momento di posizioni border line. Anche perché non sono investimenti politici a capitale garantito.