
Nel 2023 il piano rifiuti è salito da 26 a 36 milioni, superando la soglia ammessa. L’Arera sta verificando la legittimità dell’aumento: se negativo, il Comune dovrà rimborsare. Intanto in bilancio compaiono fondi “congelati” da 6 milioni. Ma i rincari per il 2025 sono già in arrivo.
La grana è grossa ed è emersa nelle ultime ore. Il Comune di Latina rischia di dover restituire fino a 10 milioni di euro relativi alla Tari, la Tassa sui Rifiuti. Tutta colpa di una revisione del Piano Economico Finanziario (Pef) del 2023 che, aumentando i costi da 26 a 36 milioni di euro, ha sforato il tetto del 10% d’aumento previsto dalle norme. Ora il dossier è finito sotto la lente dell’Arera, l’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente.
Non è una storia isolata: negli scorsi mesi casi simili hanno agitato altri Comuni. Sabaudia è stata condannata dal Tar a restituire una parte della Tari ai cittadini, Ferentino – secondo l’intervento dell’ex sindaco Antonio Pompeo, fatto in Aula nell’ultimo Consiglio – ha commesso lo stesso errore. In pratica: le bollette sono state gonfiate con spese che non erano avvenute nell’anno solare come prevede la norma, ma erano relative ad anni precedenti. (Leggi qui: La bomba Tari in Consiglio: per il Tar le tariffe sono sbagliate).
A Latina la partita è diversa e ancora aperta: ma se Arera dovesse giudicare illegittimo quell’aumento, anche lì scatterebbe l’obbligo di rimborso.
Le verifiche e i soldi già messi da parte

La questione è esplosa ieri nella commissione Bilancio, dove il dirigente Diego Vicaro ha rivelato che esiste già un “accantonamento prudenziale” da 6 milioni di euro, pronto a tamponare un eventuale rimborso. Vicaro ha spiegato che i tempi dell’Arera sono imprevedibili: si potrebbe sapere tra pochi mesi o anche mai. Però il rischio è concreto, seppur, secondo l’assessora Ada Nasti, «remoto».
Nasti ha cercato di tranquillizzare i Consiglieri: «Se Arera avesse rilevato irregolarità, si sarebbe già espressa». Ha evidenziato che l’aumento del Pef deriva in gran parte dal Fondo crediti di dubbia esigibilità, cioè dalla Tari evasa dai cittadini: una scelta tecnica, non politica, secondo lei. Cioè? Non è il Comune di Latina a decidere si riversare sui cittadini onesti le bollette non pagate dai furbi: lo stabilisce la norma. Che è semplice: si prendono tutte le spese fatte per i rifiuti nell’arco dell’anno e si dividono tra i cittadini. E tra le spese ci sono anche i mancati pagamenti.
Ma le opposizioni non ci stanno

Per l’opposizione, invece, il problema è tutto politico. Dario Bellini (Lbc) ha puntato il dito: «Il Comune ha caricato il massimo consentito per legge, l’80% della Tari evasa. Non era obbligatorio: è stata una precisa scelta politica». E ha rincarato: «Per garantire quell’aumento, sono stati congelati altri 6 milioni di euro, pur sapendo che l’aumento del 30% era fuori soglia».
Risultato? Per il 2025 si prevedono nuove stangate: un +6% medio sulle utenze domestiche, molto di più su quelle commerciali. E tutto questo, accusa Lbc, a fronte di un servizio di raccolta rifiuti «sempre più inefficiente», con un porta a porta ridotto ai minimi termini.
Nonostante il clima teso, la commissione ha approvato a maggioranza il Rendiconto di bilancio 2024. Per Nasti, il documento «rispetta le previsioni e mostra un risultato positivo». È stato invece rinviato il voto sulle bollette Tari 2025, complice anche un emendamento parlamentare che ha spostato dal 30 aprile al 30 giugno la scadenza per approvare il nuovo Pef.
Il Consiglio comunale del 30 aprile, dunque, si occuperà di altro. Ma la partita sulle tariffe è solo rimandata: i cittadini di Latina dovranno tenere d’occhio la prossima bolletta. Potrebbero trovarci dentro una brutta sorpresa. O, chissà, un inaspettato rimborso.