Il tesseramento Pd 2025 chiude con un boom di iscritti a Frosinone: 650 tessere e un ritorno alla militanza attiva. Si poteva fare molto meglio, Ma dietro ai numeri si gioca già la partita per il Congresso e per le Comunali del 2027.
Il Partito Democratico a Frosinone ha riscoperto il gusto della militanza. E non si parla di Feste dell’Unità alla Società Operaia al centro storico, di cene sociali, o di convegni sulla situazione a Gaza. Ma di qualcosa di molto più concreto: le tessere. Cioè la “ciccia” di ogni fase congressuale.
Il Tesseramento 2024 del Pd Provinciale aveva suscitato un polverone mai visto prima: ricorso in Commissione di Garanzia del Lazio, riconoscimento delle irregolarità avvenute, tesserati iscritti al Partito ma non idonei a votare i prossimi quadri dirigenti. C’era voluta la nomina di un Commissario scelto personalmente da Elly Schlein. Il deputato toscano Federico Gianassi dopo essere stato paracadutato a Frosinone aveva ricucito i fili di una lacerazione lunga e profonda: portando tutti al nuovo tesseramento 2025. Che si è concluso ieri sera.

Il risultato. Aumento esponenziale degli iscritti: +50% rispetto al 2024. Circa 650 sottoscrizioni nel solo Circolo del Capoluogo, un numero che fa rumore, un dato di peso per la contabilità interna al Partito. Soprattutto, se si considera che, fino a pochi mesi fa, il Pd locale sembrava più un Circolo di intellettuali da salotto che una forza politica in particolare fermento. (Leggi qui: Pd, effetto Congresso: in Ciociaria boom di tesserati e nuove sfide interne).
LO SPIEGONE
Da un punto di vista strettamente numerico, 650 tessere in un circolo di una grande città come Frosinone non sono (ancora), lo tsunami che manda in tilt gli schemi del potere interno. Ma il segnale è forte: significa che l’area che le ha presentate pensa di poter contare su un nucleo di militanti attivi, non solo di “tessere passive“, quelle compilate, pagate e messa la ricevuta nel cassetto. Al contrario: iscritti che andranno a votare nell’assemblea di Circolo ed indicheranno i delegati al Congresso provinciale.

In più, chi guida il tesseramento in città ha un vantaggio doppio: logistico e simbolico. Le tessere contano in proporzione, certo, ma nel Pd valgono soprattutto come strumento di fiducia e radicamento. In una città capoluogo come Frosinone, controllare il Circolo locale significa gestire un presidio politico strategico nel cuore della provincia.
Ma chi ha fatto le Tessere? I numeri dicono che il Gruppo Consiliare ha fatto il suo dovere ma non si è messo ventre a terra ad arare il terreno politico. Ha portato a casa buona parte di quelle 650 tessere: ma senza spingere solo verso l’una o l’altra parte del Partito; tutti hanno diviso gli iscritti, chi più su un fronte chi più sull’altro. Nessuno ha voluto strappare, nessuno ha voluto scavare solchi.
Il Congresso in fondo al tunnel
Perché questa scelta? Le elezioni Comunali nel capoluogo si terrano tra un anno e mezzo: troppo distanti per lanciarsi adesso in una battaglia corpo a corpo sul tesseramento, schierandosi e rischiando poi di restare feriti. Meglio farlo dopo il Congresso Provinciale, quando si saprà chi è a dare le carte e quale sarà la rotta politica.
Un atteggiamento che è la conseguenza dei mesi di assenza dalle dinamiche del Consiglio comunale di Palazzo Munari e, di fatto, dalla scena politica cittadina. Mesi nei quali è stato lasciato al Gruppo consiliare l’onere di “cantare e portare la croce”. Vero che i Dem hanno deciso che è tempo di rimettersi in moto. E di ripartire dal basso: dai tesserati. Ma senza troppa convinzione.
Il tesseramento, chiuso ieri sera con una mobilitazione complessiva degna di una campagna elettorale, ha riacceso i motori del Congresso provinciale. Ed è qui che la partita si fa davvero interessante. Perché dietro ogni tessera c’è una preferenza, dietro ogni preferenza c’è una corrente, e dietro ogni corrente c’è un candidato alla Segreteria.
Il bivio del Congresso provinciale

Come noto, in campo ci sono due nomi: Luca Fantini, sostenuto da Rete Democratica (Sara Battisti) ed Energia Popolare (Antonio Pompeo). Ed Achille Migliorelli, appoggiato da AreaDem (Franceco De Angelis e Mauro Buschini) e dal Collettivo Parte da Noi.
Ma non è solo una questione di leadership interna. Il Congresso del Pd di Frosinone è il primo atto di un’altra partita importantissima, che avrà il Capoluogo come palcoscenico: le elezioni comunali del 2027. Chi vincerà il Congresso non solo avrà il nome sulla carta intestata del Partito ma potrà anche decidere chi sarà il candidato sindaco a Frosinone. E poi chi mettere in lista, con quali alleanze e con quale strategia. In pratica, il vincitore avrà il mazzo in mano. E gli altri dovranno giocare con le carte che gli verranno distribuite.
Occhi sul calendario

Il ritorno alla “conta” – come la chiamano i più navigati – è il segnale che il Pd ha smesso di guardarsi l’ombelico e ha iniziato a guardare il calendario. Anche perché Il 2027 non è poi così lontano, e il centrodestra, pur tra mille fibrillazioni, è ancora saldamente al governo della città.
Il ritorno all’istituto della Seconda Convocazione del Consiglio, fa capire che Riccardo Mastrangeli, fino al termine della consiliatura, intende essere autonomo e autosufficiente, con i numeri che ha a disposizione: sulla carta 16 Consiglieri. In seconda chiama bastano e avanzano. (Leggi qui: Cosa significa il Consiglio comunale che torna alla doppia convocazione).
Per il centrosinistra, quindi, è tempo di smettere di litigare sulle virgole, dissertare dei massimi sistemi e iniziare a scrivere il programma. Magari pure con qualche punto esclamativo.
Controtendenza

Ironia della sorte, in un momento nel quale la politica è praticata tramite i social e va avanti a colpi di like, il Pd di Frosinone sembra aver ritrovato vigore proprio grazie a una pratica che altrove viene vista come superata: il tesseramento.
Ma a Frosinone, tra le mura del circolo cittadino, ogni tessera è una dichiarazione d’intenti, un’OPA sul voto alle Comunali del 2027, un piccolo mattone, dei tanti che serviranno, per costruire il futuro. E se il Partito riuscirà a trasformare tutta questa energia in una proposta politica alternativa, vera e condivisa per la città, allora potrebbe anche darsi che il 2027 possa riservare qualche sorpresa.
Se gli avversari del PD, tutti, sia a destra che a sinistra, pensavano che il Partito fosse in disarmo a Frosinone, si sono sbagliati. I dem stanno tornando sulla scena politica cittadina con le scarpe impolverate e pure con tante tessere.



