Totogiunta a Ceccano: chi sale, chi scende e chi si sacrifica

Via al Totogiunta. Il manuale Cencelli non basta: occorrerebbe il mago Copperfield. Otto liste in coalizione e solo cinque posti da assessore. La politica richiede compromessi e pazienza per bilanciare le aspettative.

“La parte difficile non è vincere. È governare.”

La frase è di Giulio Andreotti. Ma stavolta l’ha pronunciata con lo sguardo Andrea Querqui: mercoledì 29 maggio, ore 12:05, mentre varcava la soglia del Municipio come nuovo sindaco di Ceccano. Con la fascia tricolore ancora fresca di ferro da stiro, ha firmato la sua prima ordinanza. Alle 13:00 aveva già chiuso una scuola per carenza idrica. Altro che “i primi cento giorni”: qui si parte dal primo minuto. La rivoluzione, questa volta, non è annunciata: è operativa.

Giulio Andreotti all’inaugurazione della Permaflex di Frosinone

Il suo predecessore nove anni fa si affacciò dalla finestra del municipio come un pontefice dopo la fumata bianca. Querqui non ha avuto nemmeno il tempo di fare una dichiarazione, zero proclami. Ma si è portato in ufficio molte cartelline. Come quella che ha fatto recapitare alla riunione dell’Area Vasta fissata di lì a poco a Frosinone, quella per varare l’alleanza tra dieci Comuni. Per anni Ceccano aveva ignorato, disertato, persino deriso quel progetto. Invece lui no: ha spedito un dirigente comunale con delega ufficiale. Sorpresa: “Finalmente anche Ceccano”, ha sussurrato qualcuno a Frosinone. E ora Ceccano siede al tavolo con altri nove Comuni, per intercettare fondi europei e sognare l’Alta Velocità a Ferentino. È finita l’era del “Ceccano primo attore”. Ora è parte di un’orchestra. Con spartito europeo. (Leggi qui: Frosinone oltre il campanile: nasce l’Area Vasta e parte la corsa all’Europa).

Il film si trasforma in commedia: la Totogiunta

Andrea Querqui con la fascia appena stirata

Archiviato l’entusiasmo dell’insediamento, si apre il capitolo più delicato: la formazione della Giunta. È lì che la politica vera si mette il vestito da sera… o si strappa le calze. Otto liste, otto identità, otto legittime aspettative. Ma solo cinque posti da assessore. Più la presidenza del Consiglio Comunale. Il manuale Cencelli non basta più. Servirebbe David Copperfield.

Ecco le forze in campo:

PartitoVotiConsiglieri
PD1.5903
Lista Querqui1.2222
Progresso Fabraterno9351
Nuova Vita7981
Ceccano in Comune6311
PSI6091
Verdi/Sinistra5301
M5S2340

Numeri, non chiacchiere. Ma a Palazzo Antonelli, oggi, valgono anche le sfumature. Perché la vera politica è l’arte del compromesso… e della pazienza.

Il potere di chi sa aspettare

Francesco Ruggiero

Francesco Ruggiero è uno dei vincitori morali di queste elezioni. Ha messo in campo una lista di giovani in cui l’età media è 26 anni: ha eletto, raccogliendo una marea di voti che fanno della sua Progresso Fabraterno la terza forza della coalizione. Ed è tra i più vicini al sindaco. Per questo tutti lo davano già vice sindaco, il più giovane della storia di Ceccano, premiando così averci messo la faccia, le idee e anche le gambe, nei mesi più intensi della campagna elettorale. L’uomo più votato della coalizione, tra i più votati in assoluto. Sbagliato. In politica l’amicizia funziona al contrario: è ciò che nell’ippica è un handicap, gli amici possono aspettare perché comprendono, gli alleati hanno la precedenza.

Infatti Francesco Ruggiero non ha avanzato pretese da alleato e potrebbe fare un passo di lato semplificando il lavoro all’amico sindaco. Significa: nessun ostacolo sulla strada per Mariangela De Santis. Piacerebbe a Tony Stark, il personaggio dei fumetti Marvel che sta dietro ad Iron Man: “A volte, per vincere davvero, bisogna saper perdere qualcosa”.

Andrea Querqui con Francesco Ruggiero

Ci sono vari elementi per poter cancellare Ruggiero dalla casella di vicesindaco che più di qualcuno ritiene giusto assegnargli. Il primo: non ha esperienza d’Aula e non ne ha sul campo amministrativo, troppo rischioso per lui cominciare il cammino politico partendo dall’alto: perché da lì si può solo scendere; tra due anni e mezzo la situazione potrebbe essere diversa. Il secondo: è nella posizione strategica migliore per rinunciare: perché non ha bisogno di una carica per contare, ha tempo, non deve correre. Deve durare. Come dice Michael Corleone nel romanzo di Puzo Il Padrino: “La politica non è solo colpire al momento giusto. È saper aspettare, e farlo con pazienza.”

De Santis: la forza tranquilla che piace a tutti

Mariangela De Santis con Andrea Querqui

Mariangela De Santis è l’asso che può mettere d’accordo tutti. Ha stoffa, presenza, solidità. Sempre sul pezzo, mai sopra le righe. È quella sinistra composta e concreta, che costruisce invece di gridare, che sceglie il lavoro silenzioso alla scena. Il ruolo da vicesindaco andrebbe ad una delle bandiere dell’opposizione al centrodestra di Roberto Caligiore. Sul piano politico, motiverebbe a pieno la sua scelta di non candidarsi a sindaco ma sostenere Andrea Querqui: convergere per vincere e diventare il numero 2 dell’amministrazione.

Negli equilibri delicati della giunta, Mariangela De Santis  è una delle figure più trasversali e apprezzate. Non divide, unisce. Lei ora aspetta. Ma non passivamente. Aspetta con la fermezza di chi sa che i colpi buoni arrivano a chi è rimasto solido quando gli altri si muovevano troppo in fretta.

Il giallo-Piroli e il rebus-Provincia

Elly Schlein ed Emanuela Piroli

Poi c’è Emanuela Piroli, ex candidata a sindaco nel 2020, prima eletta del Pd. È stata la più votata dell’intera coalizione. Un risultato che non ha bisogno di titoli, ma che parla chiaro: è la conferma di una fiducia personale costruita sul campo. Senza slogan, senza clamore. Solo presenza, ascolto, lavoro. Quello vero.

Un consenso largo e trasversale, maturato in anni di impegno amministrativo, che oggi le consegna il borsino più alto della coalizione. E che, salvo sorprese, la porterà a presiedere il Consiglio comunale. Ma il vero traguardo, si dice, è un altro: la Provincia. Ceccano, con il centrodestra esprimeva un consigliere provinciale, il centrosinistra ora non può permettersi di non tentare la rielezione di un esponente della sua nuova squadra.

La strategia di Vacana

Luigi Vacana tra Biagio Cacciola ed Andrea Querqui

Ed è lì che la partita si complica. Perché su quello stesso traguardo guarda anche Luigi Vacana. Che a Ceccano non era nemmeno candidato, ma ha costruito una lista insieme al filosofo Biagio Cacciola ed all’avvocato Filippo Misserville. Una lista pensata apposta per pesare a livello provinciale, più che comunale. Una lista-satellite, lanciata in orbita con una sola traiettoria: Piazza Gramsci a Frosinone. Perché anche un solo voto ponderato di Ceccano pesa tantissimo alle Provinciali del prossimo marzo.

Vacana non lo ha mai nascosto: punta alla riconferma in piazza Gramsci. Ed è pronto a giocarsi tutte le carte. Non può rinunciare — al contrario di quanto si mormora — ad un posto per uno dei suoi in giunta, se in cambio arrivasse il sostegno che gli serve. Perché creerebbe scontento e perderebbe anche il voto del suo rappresentante. Al contrario, deve accontentarlo e possibilmente tentare di allargare lui, agli eventuali scontenti.

La politica, anche a Ceccano, resta un gioco di leve, contropesi e messaggi in codice. E Andrea Querqui, da sindaco, ascolta. Osserva. Registra. Poi decide. Quando lo farà, sarà chiaro chi è dentro, chi è fuori… e chi è stato sacrificato in nome di un equilibrio più grande.

Una casella (quasi) certa: Ciotoli alla Cultura

Alessandro Ciotoli

L’unico nome che pare già scolpito nel marmo è quello di Alessandro Ciotoli. Cultura in mano alla lista del sindaco. Un premio alla coerenza: è stato tra i più attivi e appassionati della campagna elettorale, sempre centrato sul rilancio culturale. Non si è inventato adesso: è da sempre uno dei motori culturali della città, presidente dell’associazione Indiegesta e ideatore del Dieciminuti Film Festival, uno degli eventi cinematografici più longevi e riconosciuti della provincia. Non folklore, ma progettazione. Soprattutto, non eventi a caso, ma visione. Niente fuochi d’artificio, ma fuochi d’artista.

I veri problemi, però, non sono i big. Sono i “mezzi forti”: Ceccano in Comune e PSI. Non abbastanza voti per reclamare con forza, ma abbastanza per dover essere considerati seriamente. Cosa si fa con loro? Una delega leggera? Una presidenza di commissione? Una promessa futura? Oppure una staffetta ben programmata, che tenga tutti buoni oggi per muovere qualcosa domani?

Palazzo Antonelli

Nel cantiere politico si sente di tutto. E c’è anche chi giura di aver sentito, durante una riunione del PSI, qualcuno alzare la voce e sbottare: “È tutta colpa di Progresso!”. Colpa di aver preso quasi mille voti. Colpa di essere stati la vera sorpresa delle urne. E colpa di aver scompaginato piani, gerarchie, pesi e misure. Il PSI aveva messo in conto un assessorato, convinto che i numeri bastassero. Ma ora che la geografia politica è cambiata, anche i piani rischiano di cambiare. Potrebbe finire con una staffetta o con un rimpasto programmato.

E lo stesso mormorio — seppur più trattenuto — arriva anche da Ceccano in Comune. Nessuno pensava che una banda di ragazzini, tutti sotto i trent’anni e con la loro faccia pulita, potesse diventare la terza forza in città. Nel frattempo, Querqui ascolta tutto. E da buon giocatore di poker texano, tiene le carte coperte. E, dicono, non bluffa.

Il sindaco e il telefono che squilla (sempre)

Intanto, il telefono del sindaco suona. Sempre. “Ha più notifiche lui in un giorno che l’anagrafe in un mese”, scherza un funzionario. Tra richieste, incontri, rivendicazioni e diplomazie, Querqui ascolta. Riflette. Registra. E poi decide.

Perché lo ha capito anche lui: la vera prova non è vincere. È non perdersi dopo aver vinto.