Troppe leggi, poche donne al comando e rischio corruzione, parola di Greco

Le 19 raccomandazioni Ue per un Paese che presenta più o meno gli stessi "sintomi" dei fenomeni ciociari che frenano il progresso

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

In Provincia di Frosinone la burocrazia è una cosa che si vede, si sente e si tocca. E’ un Kraken goffo che ha contribuito, e non poco, a lasciare queste terre a metà strada esatta tra canto del cigno della produzione industriale e primi vagiti della new economy. E gli esempi non mancano.

Tanto per citarne alcuni poco più di un anno esatto fa il vice presidente degli industriali di Frosinone Gerardo Iamunno aveva salutato la Ciociaria. Lo aveva fatto con più certezze che rimpianti perché lui per primo aveva toccato con mano (e fatturati) quel mix letale. Un cocktail di confusione, strategie abbozzate e buro-catene che avevano fiaccato ogni velleità di sviluppo della “sua” Gran Tour. Cioè di un’azienda che Iamunno aveva salvato.

Iamunno che se ne andò al Nord

Gerardo Iamunno (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Se ne era andato al nord, Iamunno, spiegando: “Non sono stato messo in condizione di lavorare”. Basti pensare che per cambiare una semplice caldaia ebbe paura di doverla prima comprare e poi restare al palo con le autorizzazioni. Dal canto suo Guido D’Amico, presidente di Confimprese Italia, aveva più volte stigmatizzato il ruolo di freno di una certa burocrazia iperbolica e ridondante. Senza troppo voltare pagina: la corruzione come fenomeno censito in punto di Diritto ed accertato con giudicati definitivi in Ciociaria ha una sponda grossa.

Ce l’ha perché, secondo un report Anac dello scorso novembre 2023, nel Frusinate e nel Cassinate il valore economico dei contratti e delle interazioni con le pubbliche amministrazioni è immenso. Il che è ottima notizia in punto di Pil di scala, ma new inquietante in ordine agli appetiti che quel fiume di denaro può suscitare.

Contratti golosi e più rosa ai vertici

Passiamo ad altro: la Provincia di Frosinone ha donne ai vertici di sistemi complessi di pubblica sicurezza e delle istituzioni. Tuttavia non ne ha abbastanza da far intendere che l’universo femminile sia qualcosa in più che una mera “categoria”. Una casella, una “quota” ed ormai doverosa da appagare secondo un nuovo quanto forzosamente necessario mood etico. Cioè l’esatto contrario di quello che si intende per pari e serene opportunità. Facciamo la somma e a traino della stessa c’è una notizia: gradazioni a parte la Provincia di Frosinone sta messa paro paro come l’Italia tutta.

Paese, il nostro, che è finito dritto in un report del Greco, il Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa. Si ha voglia a dire che tutto ciò che arriva da Bruxelles-Strasburgo appartiene mediamente alle iperboli normative di un mondo pignolo e farlocco. No, l’Ue non è solo tappi maledetti attaccati per legge al cordoncino strozza-collo delle bottiglie.

Il Greco e le 19 raccomandazioni

E’ anche una serie di organismi che dicono, dopo aver valutato diversi fattori, cose allarmanti. Cose come questa: “L’Italia deve migliorare l’efficacia del proprio sistema volto a promuovere l’integrità e a prevenire la corruzione. Nel governo e nelle forze dell’ordine”.

Calma e gesso, ché la nota redatta e diffusa da Strasburgo ieri indica rotte di miglioramento, ma non censura apertamente modelli prevalenti. Perciò “chiede che siano adottate misure determinate per prevenire la corruzione in Italia nei confronti di persone che esercitano alte funzioni dell’alto esecutivo”.

La categoria è quella indicizzata come PHFE ed include “il presidente del Consiglio dei ministri, ministri, sottosegretari di Stato, commissari straordinari e straordinari”. E ancora: “Membri degli uffici di collaborazione diretta, nonché esponenti della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza”. Ma qual è il cardine del problema? Mancano forse le leggi? No, è esattamente il contrario: ce ne sono troppe e le loro intersezioni fanno fare tilt alla macchina amministrativa e penale.

Il caos delle leggi sovrapposte

Silvio Berlusconi all’ingresso di Palazzo Chigi nel 2008 (Foto: Lorenzo Daloiso © Imagoeconomica)

“L’Italia dispone di un quadro giuridico importante per prevenire e combattere la corruzione, ma la sua complessità ne ostacola l’efficacia. L’ambito di riferimento più significativo sarebbe quello della “regolamentazione dei conflitti di interessi e dell’informativa finanziaria, dove si applicano regole diverse”.

Non è un caso che in Italia il format del conflitto di interessi sia presente ormai da decenni ma che sia di fatto irrisolto.

Questo a fare la tara ad una polarizzazione etica che però non ha mai cassato in punto di norma il problema. E che ha visto spesso governi di censori a chiacchiere. Gruppi che quando stavano all’opposizione si affrettavano a tacere appena saliti a Palazzo Chigi. Il caso Rete4-Silvio Berlusconi fa scuola. E dove c’è un clima simile ci sono finestre possibili di corruttela. Perciò “dovrebbero essere rafforzate le regole e le linee guida su doni, benefici e ospitalità”.

Punire adeguatamente i corrotti

Poi “contatti con i lobbisti e periodo successivo all’uscita. È inoltre importante garantire che tutte le violazioni delle norme applicabili siano soggette a sanzioni adeguate, cosa che attualmente non avviene. In tutto si tratta di 19 “raccomandazioni rivolte all’Italia” su cui ci sarà una valutazione nel 2026 “nell’ambito di procedura di conformità”.

C’è poi il discorso sulle Forze dell’Ordine, su cui vale dare un preambolo grosso. Sono forze sane che fanno cose immense. Solo che dovrebbero perfezionare la loro mission. “Per quanto riguarda la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di Finanza, il Greco è preoccupato per la scarsa rappresentanza delle donne, soprattutto a livello dirigenziale”. E ancora: “Queste tre forze dispongono di un solido sistema per la prevenzione e la gestione dei rischi per l’integrità. Tuttavia, potrebbe essere migliorata introducendo controlli di integrità durante i trasferimenti e le promozioni. Nonché a intervalli regolari per le funzioni più esposte”. Meno carriere automatiche insomma, e più merito.

Regole, codici ed indicazioni pratiche

(Foto © DepositPhotos.com https://it.depositphotos.com/stock-photography.html)

Dove si potrebbe intervenire a miglioria funzionale secondo l’Ue? “La Polizia di Stato non ha un codice deontologico specifico. I Carabinieri così come la Guardia di Finanza devono integrare le proprie regole etiche con indicazioni più pratiche”. E a somma: “Queste tre forze dovrebbero anche istituire meccanismi per la consulenza riservata sulle questioni di integrità.

Infine, dovrebbero essere “organizzate con regolarità specifiche attività di sensibilizzazione di tutto il personale sulle misure di tutela dei segnalanti”. Che significa? Che chi denuncia deve essere protetto. E che con il Codice Rosso, ad esempio, ci sono procedure che vanno rese più agili. Di quell’agilità che, a volte, ti salva la vita.