I movimenti e gli appuntamenti dem delle prossime settimane, per far “tornare” il partito su una rotta più concreta
A metà del 1800, negli Usa non ancora inguaiati dal Mc Donald’s e dall’obesità annessa Hugh Glass, un trapper segaligno e tenace come l’edera, viene attaccato da un’orsa che non aveva visto arrivare e per poco non ci rimette la pelle. Alla fine dello splendido film con un Leonardo di Caprio in forma smagliante Glass, scomposto come un raviolo di Gualtiero Marchesi buonanima, sopravvive a costo di cose innominabili e si vendica dei compagni che lo avevano lasciato nei casini “into the wild”.
Non è proprio la storia del Partito Democratico attuale ma ci somiglia molto, almeno in metafora. Questo perché oggi c’è di fatto un Pd “Revenant” sopravvissuto all’attacco della sua parte selvaggia, quella che nessuno “aveva visto arrivare” e che adesso vuole riequilibrare le cose.
Cosa succederà tra poco

Dato crudo: nelle prossime settimane parti sostanziali dei dem andranno a conclave di nicchia dopo l’appuntamento milanese col quale i riformisti del Nazareno avevano già chiarito un paio di cose.
Quali? La prima: che il massimalismo di Elly Schlein forse ha stancato. La seconda: che in giro ci sono dem che non lasceranno il partito come fecero Bersani, Orlando, Speranza, Cuperlo & co. Quando Matteo Renzi portò il Pd verso un centro margheritino spinto, ma che la lotta (loro dicono “confronto costruttivo”) è e sarà tutta inside.
Insomma, i riformisti hanno già squadernato la loro linea, ed è linea belluina, anche al netto del risultato (quasi) certo alle regionali in Campania che “premierà” quella della leader.
Il Correntone di salvataggio

Ma c’è di più: a fine novembre toccherà al “Correntone”. Quale? Quello incarnato gerarchicamente da Dario Franceschini, lo stesso Andrea Orlando e Roberto Speranza. Lo scopo sarà, sull’onda dei sondaggi che danno Puglia e Campania come ormai acquisite, blindare la Schlein.
E metterla al sicuro dalle incursioni dei “frondisti moderati” (sì, è un ossimoro, ma nel Pd certe cose valgono come regola) che ne contestano il radicalismo.
Due scenari per un solo risultato quindi. I riformisti credono che al di là di successi annunciati si debba comunque cambiare rotta.
Due fazioni, una chiave

Gli ortodossi (per lo più non di area Nazareno o di area ex post) credono che che i successi annunciati saranno viatico per proclamare che la rotta della segretaria è quella giusta. Idealismo, concettualismo e battaglie etiche contro concretismo, verve maggioritaria da recuperare e battaglie sul lavoro più che sui diritti in punto di etica.
E ci sono altre date, più prossime: “Il 31 ottobre a Livorno ‘Libertà eguale’ discuterà di difesa europea: il tema forse più divisivo nel Partito Democratico e nel campo largo”, come spiega Linkiesta.
Chi ci sarà? Il fior fiore di chi ha pronto una nuovo quaderno per scrivere la storia dem: a cominciare da Piero Fassino, che si sente un po’ come il dottor Frankenstein.
“Libertà eguale” a Livorno

Poi Pina Picierno, sempre più anti-Schlein prima di provare a diventare l’anti-Meloni. E ancora: Lorenzo Guerini, Claudia Mancina, Federico Fabbrini, Stefano Ceccanti, Giorgio Tonini, Lia Quartapelle ed Enrico Morando. C’è inoltre un dato “sperimentale” da analizzare, nell’accezione più pura e da laboratorio del termine.
Quello sui catalizzatori, sulle sostanze cioè che innescano oppure incentivano una reazione. A voler essere sinceri il recente convegno milanese dei riformisti è stato una cosa dirompente sul fronte di chi lo ha messo in piedi, ma non certo kermesse epocale.
Eppure quella che ha fatto seguito è stata una reazione decisamente a due binari. Mellifua ed un po’ perculatoria da parte di un certo Pd, piccata da parte di un altro tipo di Pd, quello “legittimista” che fa capo alla leader.
Chi è passato coi riformisti

Come sempre si è persa l’occasione per un serio focus di merito, anche in ordine alle new entry. Persone di calibro come Graziano Delrio, Walter Verini (area Veltroni), Antonio Pompeo (Energia Popolare) Paola De Micheli (area Letta), Sandra Zampa (area Prodi).
Adesso il dato è quello per cui tutti quei micro-summit di “scontenti” diventino struttura organica che vada a bussare nelle parti attive ed elettoralmente utili del tessuto sociale. Senza rompere ma “rompendo”, cosa difficilissima.
E che riesca a trasformarsi in un magnete per trasformare il “Revenant” in una persona che ha dimenticato la vendetta, e che guarda avanti.



