Volti noti e nodi irrisolti per la griglia di start sulle prossime regionali: Veneto, Campania e Puglia hanno i loro nomi
Chi, tra i giornalisti, ha saputo di quel vertice e ci si è fatto un giro giura che è andato tutto bene. Almeno fino alla fine della parte official, quando invece Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono rimasti a parlare da soli, pare in maniera anche “concitata”. Il nodo era e resta quello del Veneto, dove per le regionali la premier aveva accarezzato per mesi l’idea di mettere a capo un esponente di Fdi.
Invano, perché ha trovato nel corso delle settimane l’ovvio muro del “Capitano”, che in Veneto si è dovuto già difendere dal mandato del governista del Carroccio Luca Zaia, considerato più volte uno dei Presidenti di Regione con maggiore appeal di sempre. E proprio di Veneto si è parlato nel corso di quello che Libero ha definito un “bilaterale”, cioè degli “equilibri” per un dopo voto che appare scontato in quanto ad esito.
Stefani in Veneto, Cirielli in Campania

Se il leghista Alberto Stefani sarà il candidato presidente allora a Fratelli d’Italia dovranno toccare due assessorati di peso, pare. E gli altri nomi per le altre tenzoni elettorali, soprattutto per quelle dove il centrodestra è più in bilico di fronte al campo largo?
I nomi ci sono e il vertice d maggioranza ha seguito la sua fisiologica natura cencelliana… più o meno. Prima si è andati di summit sul format del Def, l’atto del governo che precede la Legge di Bilancio, poi si è deciso chi dovrà correre e dove. Si parla di uno “scambio di vedute”.
E che avrebbe, secondo una nota, “portato a definire le candidature del viceministro agli Affari esteri e coordinatore dell’Esecutivo di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli in Campania”. Poi “dell’imprenditore ed ex presidente della Fiera del levante Luigi Lobuono in Puglia e del vicesegretario federale e deputato della Lega Alberto Stefani in Veneto”. La chiosa è nibelungica: “La coalizione, come sempre, darà il massimo supporto ai suoi candidati”.

A nessuno è sfuggito il fatto che non si è deciso (ancora) nulla per la Lombardia, ma la road map delle elezioni regionali imponeva due cose. Primo: che si trovassero i nomi migliori per quelle più imminenti per arrivare a segnare almeno un punto in una delle tre in cui il centrosinistra è favorito. Secondo: che come accaduto in Veneto si procedesse per “feudi” storici.
E che la Lombardia dovesse toccare a Forza Italia, con il solito mezzo rammarico di Meloni che al Nord non ha mai sfondato malgrado l’asse Santanchè-La Russa. Ma come vedremo neanche questo è scenario ecumenico.
Lobuono in Puglia

Stefani è quello in posizione più blindata, e ha detto che per lui “è l’onore più grande. Ringrazio la coalizione di centrodestra per il sostegno, ora avanti verso il traguardo. Il 23 e 24 novembre siamo chiamati a eleggere il presidente di tutti i veneti. La nostra squadra è pronta ad amministrare la Regione, in continuità con l’ottimo lavoro di Luca Zaia”.
A Cirielli toccherà forze il compito più arduo: battere il campo “larghissimo” che in Campania lo vedrà contrapposto a Roberto Fico. Perciò è andato di slogan: “Rialziamoci per tornare grandi”. In più, ha già approntato la foto social con la scritta “Il tuo presidente per la Campania”.
In Toscana correrà Tomasi

E per la Toscana? Lì il risultato, che appare quasi blindato per il governatore uscente dem Eugenio Giani, offre uno scenario a parte. Lì non si tratterà di fare un vertice a parte. Perciò il “quasi agnello sacrificale” sarà il sindaco rocchettaro di Pistoia Alessandro Tomasi. Lui, che è anche trekker, sa che questa probabilmente sarà una “scarpinata” difficilissima.
Il vero problema resta per ora la Lombardia, che fa gola anche alla Lega e sulla quale Salvini ha detto senza mezzi termini che per la premiership farà fede il il partito col peso elettorale maggiore alle ultime elezioni. Repubblica spiega che Salvini avrebbe “ceduto” la regione motored el Paese agli azzurri, ma la Lega lombarda va di bollore.
Mal di pancia nel Carroccio

Tanto per dire, Massimiliano Romeo è il call permanente con il Governatore uscente Attilio Fontana, e ripete a tutti: io non ci penso proprio a mollare. Cronaca di uno psicodramma. Quella dichiarazione del leader per cui “il Veneto non coinvolge la Lombardia” ha innescato mal di fegato enormi.
Perché? Perché non sarebbe vero, ed Alberto di Giussano sarebbe pronto ad abdicare in favore del fantasma del Cav. Precisiamo cosa ha detto Salvini: “Il candidato presidente in Lombardia sarà annunciato al momento opportuno riconoscendo il diritto di individuare il candidato presidente, da scegliere con la coalizione, al partito con il più recente maggior peso elettorale in Lombardia precedente le elezioni“.
Insomma, saranno i sondaggi a decidere chi correrà in pole. Tradotto: tutto rimandato meno che i mal di pancia.
I nodi irrisolti

Più pacioso e concretista il “solito” Claudio Durigon.
Che ha detto: “La Lega e il centrodestra sono pronti a confermare il buongoverno in Veneto con il candidato Alberto Stefani, che erediterà l’eccellente amministrazione regionale di Luca Zaia“.
E poi: “Saranno sfide affascinanti in Campania con Edmondo Cirielli e in Puglia con Luigi Lobuono, dove le candidate e i candidati della Lega daranno il loro importante contributo per cambiare definitivamente il passo dopo i fallimenti del Pd”.



