Tutti via da Frosinone, anche la Tributaria ed Il Messaggero

Frosinone continua a perdere pezzi. Entro agosto va via la Commissione Tributaria, da questa mattina ha chiuso la storica redazione de Il Messaggero. In entrambi i casi il lavoro continua da Latina. Il problema di una Ciociaria che è sempre più marginale. Ed è un danno per l'intero basso Lazio

Via tutti. Via tutto. Uno alla volta, un pezzo alla volta. La provincia di Frosinone è ormai la periferia sempre più vuota di un Lazio nel quale ha sempre meno peso, conta sempre meno ed incide meno ancora. I centri nei quali si prendono le decisioni, uno alla volta sono stati concentrati su Latina.

La sede principale della Camera di Commercio sta lì, la Cgil ha fuso da quasi dieci anni le Camere del Lavoro di Frosinone e Latina; la Coldiretti ha fatto la stessa cosa, accorpando le due federazioni provinciali sotto un’unica regia. Confcommercio ha accorpato nel 2016. Nei mesi scorsi è stata ridisegnata la mappa con le Agenzie delle Dogane e quella penalizzata nel Lazio Sud era evidentemente Frosinone. E quando è stato il momento di ipotizzare la sede unica per la Centrale Operativa del 118 nessuno ha avuto dubbi su Latina anziché Frosinone.

Via Messaggero e Tributaria

Nell’elenco degli uffici destinati a smobilitare a breve c’è la Commissione Tributaria. Mentre da questa mattina ha smobilitato la storica redazione di Frosinone del quotidiano Il Messaggero: i giornalisti sono stati trasferiti a Latina e da lì confezioneranno le pagine dell’edizione ciociara. (Leggi qui:).

Anche la Commissione Tributaria (oggi si chiama Corte di Giustizia Tributaria) si prepara a traslocare ed essere accorpata a Latina. Lo prevede il piano del Ministero dell’Economia e delle Finanze: punta a ridurre entro il 31 agosto le sedi distaccate delle Corti tributarie riducendole a 4 soltanto dalle attuali 14; cancellato quasi un terzo delle sedi principali di Primo Grado che scenderanno da 103 a 39, restano invece i 20 uffici per i giudizi d’Appello: uno in ogni capoluogo di Regione.

Tra poco Latina avrà la sua autostrada diretta per Roma. Sarà quello il momento del taglio definitivo del cordone ombelicale: lo sviluppo non passa più dalla Ciociaria. E per ragioni precise.

Condannati all’irrilevanza

Foto © AG IchnusaPapers

I numeri dicono con precisione che Latina è più grande di Frosinone: lì ci abitano 566.920 persone mentre la fuga dalla Ciociaria ha ridotto la popolazione a 462.687 persone. la forbice è di quasi 100.000 abitanti, con tutta l’economia che questo significa. E pochi anni fa solo la fine del Governo Monti ha evitato che la Provincia di Frosinone venisse cancellata ed assorbita da quella di Latina nell’ambito del piano per la Spending review.

Per paradosso, la fusione ha salvato in molti casi Frosinone: il fatto di essere unita a Latina nella Camera di Commercio l’ha proiettata all’8° posto nazionale ed a partecipare ad un ente che è presente praticamente dovunque: dal Salone della Nautica di Genova alla Mostra del Cinema di Venezia, dalla Borsa Internazionale del Turismo di Milano agli eventi internazionali sulla meccanica e la ricerca. E non come scolaretti in gita: ogni volta c’è un contributo del Lazio Sud (cioè Frosinone + Latina) al dibattito ed alla discussione nazionale.

Il vero tema è un altro. Quanto delle idee, della politica, dell’economia ciociara contribuisce al dibattito complessivo dato dalla fusione Frosinone – Latina? Quante voci ciociare si sentono in questo dibattito? Poche. Quasi nessuna. E non per colpa della fusione. Frosinone sta perdendo la sua capacità di avere peso dove si prendono le decisioni.

Il baricentro non è qui

Giovanni Acampora

La realtà è che il progressivo abbandono della Ciociaria non è solo il risultato di una fusione amministrativa tra le due province, ma riflette una più ampia tendenza di spostamento del baricentro decisionale e operativo.

Questo avrà conseguenze sempre più evidenti con il trascorrere del tempo. Quando sarà il momento di investire è evidente che verrà scelta l’area più popolosa, più dinamica, più performante. E come stanno oggi le cose non è Frosinone. Non per colpa di Latina ma di Frosinone stessa che priva dei suoi Andreotti non ha saputo reagire ma è rimasta ad aspettare che un altro Andreotti scendesse dal cielo.

Giulio Andreotti e Claudio Vitalone

È evidente che la questione non sia solo amministrativa ma profondamente politica e strategica. Frosinone deve riscoprire una propria identità e una progettualità di sviluppo autonoma che la riporti in equilibrio con Latina evitando di compiere una inutile corsa su quella che invece potrà essere la sua alleata più efficace. Perché Latina e Frosinone insieme sviluppano un milione di abitanti ed un’economia di sistema competitiva.

Ma senza una presa di coscienza ed una reazione adeguata da parte delle istituzioni locali e della classe dirigente, il rischio è che la provincia continui a scivolare verso un’irrilevanza sempre più marcata. Lasciando la scena solo a Latina. Con un danno per entrambe.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).