«Vale più un capriccio che un’intera masseria»: la saggezza dei proverbi non sbagliava.
Le trattative, più o meno segrete, in vista dei ballottaggi con cui eleggere i sindaci a Cassino, Alatri e Sora non fanno eccezione.
La politica, le ideologie simili, i programmi che coincidono su più punti: conteranno meno di un fico secco e non avvicineranno nemmeno di un centimetro i concorrenti arrivati al secondo turno e quelli sconfitti, il cui orientamento adesso sarà fondamentale.
Saranno i dispetti, le vendette interne, gli odii ed i rancori a determinare le alleanze per il secondo turno. Metteranno in piedi patti nell’ombra, non dichiarati, chiarissimi a tutti in ogni caso.
L’esempio più evidente è Antonello Iannarilli ad Alatri: piaccia o non piaccia, l’ex deputato ed ex presidente della Provincia è in grado di orientare centinaia di voti anche nel turno di ballottaggio al quale non parteciperà direttamente. Nella sfida tra il sindaco uscente Giuseppe Morini (Pd) e lo sfidante Enrico Pavia (centrodestra) ci si aspetterebbe una dichiarazione di voto a favore dell’avvocato cresciuto nello studio di Romano Misserville: perché viene da un’area politica confinante con quella dell’ex parlamentare, perché lo hanno appoggiato molti ex amministratori che avevano governato nell’esecutivo messo su da Iannarilli con Costantino Magliocca dieci anni fa, perché con Pavia ci sono diversi iscritti allo stesso Partito di Iannarilli ma di una diversa componente.
Invece sarà proprio per questi motivi che Iannarilli farà votare per Giuseppe Morini. Senza dirlo apertamente, bensì attraverso la tecnica del combinato disposto cioè quella formula grammaticale in virtù della quale io dico due cose e automaticamente ne consegue una terza che però non ho detto. Il combinato disposto di Antonello è «Nessun accordo con Morini» e «Non voterò per chi ha fatto accordi con Patrizio Cittadini» (in questo caso, Pavia). La conseguenza è chiara pur senza averlo detto.
La vendetta di Antonello è confezionata: a quelli che gli erano stati affianco fino a qualche anno fa e adesso non hanno più creduto in lui ma nell’avvocato Pavia, a quelli di Forza Italia che non stanno con la sua componente ma con Mario Abbruzzese, a Patrizio Cittadini con il quale si detestano. E se la conseguenza sarà che Alatri andrà nelle mani di un governo Pd piuttosto che uno quasi forzista… poco male perché vale più uno sfizio che una masseria.
Le stesse domande se le stanno ponendo a Cassino gli ambasciatori di Giuseppe Golini Petrarcone e Carlo Maria D’Alessandro. Il naufragio di Francesco Mosillo e della sua coalizione trasversale che metteva insieme pezzi di Pd e di storici esponenti del centrodestra cittadino, lascia a galla diversi relitti politici che sono fondamentali per la navigazione dei due candidati rimasti in navigazione.
Il pezzo più grosso è Massimiliano Mignanelli: 624 preferenze personali per l’ex presidente del Consiglio Comunale ed ex direttore dell’agenzia Frosinone Formazione. Per capire quanti siano e quanto pesino quei voti basti dire che Mignanelli da solo ha preso più voti di quelli raccattati da intere liste di 30 candidati, compresa l’intera lista che si riconosce in Alfredo Pallone cioè il coordinatore regionale del Nuovo Centrodestra, Partito al quale Mignanelli è iscritto.
Massimiliano Mignanelli è stato contattato sia dagli ambasciatori di Giuseppe Golini Petrarcone che da quelli di Carlo Maria D’Alessandro. Nello schieramento di quest’ultimo ci sono molti antichi amici di Mister 624 preferenze, con loro ha condiviso decine di battaglie, con alcuni è legatissimo. Ma con D’Alessandro c’è Mario Abbruzzese: è l’uomo che ha disseminato di mine e trappole politiche d’ogni genere la strada di Mignanelli, contro la sua presidenza d’aula aprì una crisi lunghissima e lacerante. Cosa peserà di più?
Lo stesso ragionamento vale per l’ex sindaco Bruno Scittarelli: checché se ne dica, un ruolo pesantissimo in questa campagna elettorale lo ha giocato. Ed un ruolo altrettanto pesante lo avrà adesso nel ballottaggio. Mario Abbruzzese ed il suo gruppo furono quelli che determinarono il collasso dell’amministrazione decennale di Scittarelli. Ma molti suoi sostenitori di quegli anni sono intorno a Mario. Cosa prevarrà?
Statene certi: vale più uno sfizio che una masseria.