
L'aria avvelenata contribuisce allo sviluppo di Demenza e Parkonson. Più si sta esposti allo smog e più aumenta il rischio. Nel mirino non tanto le ciminiere ma le caldaie di casa e gli scarichi delle auto vecchie
Più cresce l’inquinamento nell’aria che si respira nella Valle del Sacco e più crescono le malattie neuroegenerative. Più aumenta l’esposizione ad inquinanti atmosferici e più aumentano i casi di demenza e morbo di Parkinson. A certificarlo è la ricerca pubblicata questa mattina sul sito del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio.
Cosa altro dice lo studio? E come si è strutturata la ricerca?
Lo studio dal passato

Il DEP Lazio ha condotto uno studio di “coorte retrospettivo”. Cioè una ricerca basata sui dati storici della salute di migliaia dei cittadini che risiedono nei Comuni della Valle del Sacco, studiando come la salute delle persone è cambiata nel tempo, in relazione all’inquinamento. Più in particolare: è stata analizzata l’associazione tra l’esposizione prolungata all’inquinamento atmosferico e l’incidenza di demenza e morbo di Parkinson.
L’analisi ha riguardato 298.919 residenti di età pari o superiore a 40 anni in 95 comuni dell’area di studio dal 2007 al 2018. Ha evidenziato un aumento del rischio di demenza associato a benzene, biossido di azoto, polveri sottili e ultrasottili. Inoltre un incremento del rischio di Parkinson correlato all’ozono polveri ultrasottili. Sono tutte sostanze che finiscono nell’aria con l’inquinamento generato dalle auto, dagli impianti di riscaldamento delle case, le stufe a pellet ed i caminetti, le fabbriche se non rispettano le norme anti inquinamento.
La popolazione dello studio si componeva da donne per il 53%, per il 65% da persone di età compresa nella fascia 40-64 anni e per il 32% da persone in posizione socio economica medio-bassa. Il campione abita in un’area che li espone a respirare nell’aria benzene, biossido di azoto, ozono, anidride solforosa, polveri sottili ed ultrasottili. I ricercatori non hanno misurato direttamente ma hanno usato un modello matematico chiamato FARM, che simula come si muovono e si diffondono gli inquinanti nell’aria. I calcoli sono stati fatti su aree di territorio grandi da 1 a 4 chilometri quadrati.
L’incidenza del morbo di Parkinson
L’incidenza di demenza e Malattia di Parkinson risulta dall’incrocio tra quei dati e le cartelle cliniche elettroniche dei cittadini. Più precisamente: i rischi legati all’inquinamento sono stati stimati in base a quanto aumentano ogni volta che i livelli di un inquinante crescono in modo significativo. Cioè all’interno di un intervallo chiamato IQR che rappresenta la variazione tipica nei dati.
In particolare, è emerso un aumento del rischio di Parkinson quando i livelli di ozono (O₃) e particolato fine (PM2.5) crescono all’interno di questo intervallo: rispettivamente +17% e +2%. Un aumento del rischio di demenza vascolare è stato osservato con l’innalzamento di biossido di azoto (NO₂) e PM2.5. L’effetto varia a seconda del tipo di inquinante..
Tutto concordante

I risultati condotti dal DEP Lazio concordano con la letteratura precedente e con i meccanismi biologici che collegano l’inquinamento atmosferico alla neurodegenerazione.
I risultati effettuati sulla popolazione del Sin Valle del Sacco rafforzano l’ipotesi che l’inquinamento atmosferico possa essere un alto fattore di rischio per lo sviluppo di malattie neurodegenerative.
Anche questa ricerca pubblicata oggi dal DEP Lazio testimonia da un lato quanto sia ancora di stretta attualità ed urgenza la bonifica della Valle del Sacco. Dall’altro, che il vero nemico non sono tanto le ciminiere: ma le caldaie e le stufe.