
I risultati della III fase di indagini sul beta esaclorocicloesano. Cioè l'inquinante che ha avvelenato i terreni della Valle del Sacco. I dati del Progetto Indaco
Il Dipartimento di Epidemologia del Lazio ha pubblicato in queste ore il “Report DEP 2024“: un documento di 74 pagine che sintetizza i progetti in corso, i principali risultati della attività del Dipartimento e le pubblicazioni scientifiche. A pagina 11 del Rapporto è possibile rilevare lo stato di avanzamento del “Programma di valutazione epidemiologica della popolazione residente nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) Valle del Sacco“. In sintesi: il Progetto INDACO, finanziato dal Ministero dell’Ambiente.
Il Progetto

Il programma coinvolge i 200.000 residenti nei 19 comuni del nuovo SIN, cioè il Sito di Interesse Nazionale per i livelli di inquinamento, con tutti i Comune inseriti nell’aggiornamento del 2016.
Nel 2024 sono stati conclusi gli studi epidemiologici condotti nell’area. Servivano per valutare gli effetti dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni dai siti industriali, sulla salute dei residenti.
Il sito web INDACO è una piattaforma interattiva che consente il monitoraggio di indicatori di salute: mortalità e ospedalizzazioni per causa e tumori per sede. Gli studi hanno analizzato la mortalità della popolazione mettendola in relazione all’inquinamento atmosferico e industriale. Inoltre, è stata conclusa la nuova fase del programma di sorveglianza epidemiologica e biomonitoraggio del beta-esaclorocicloesano (β-HCH), su un campione di 1200 residenti entro un chilometro dal fiume in tutti i 19 comuni del SIN.
I risultati della III indagine della sorveglianza epidemiologica, elaborata dal 2022 al 2023, sono ora disponibili sulla piattaforma.
Un po’ di Storia del Sin Valle del Sacco

Tutto comincia nel marzo 2005, in seguito al riscontro di livelli di beta-esaclorocicloesano (β-HCH) molte volte superiori ai limiti di legge in campioni di latte crudo e su foraggi prelevati in alcune aziende agricole del comprensorio di Colleferro. Viene dichiarato lo stato di emergenza della Valle del Sacco e l’area è stata riconosciuta Sito di Interesse Nazionale.
Il fiume Sacco di fatto è stato veicolo per la contaminazione delle aree a ridosso del corso d’acqua. Si sono inquinate attraverso l’esondazione o a seguito di irrigazione dei terreni con acque captate dall’alveo fluviale. O per una combinazione dei due fenomeni.
Nel 2006, nell’ambito del programma “Salute della popolazione nell’area della Valle del Sacco”, è stata condotta una indagine trasversale della popolazione. È stato misurato il livello di accumulo di contaminanti organici: ha evidenziato un aumento della concentrazione di β-HCH all’aumentare dell’età, per i residenti nella zona del fiume (entro 1 km), per i residenti che avevano consumato acqua di un pozzo privato per bere, cucinare o lavarsi, e per coloro che avevano mangiato cibi di produzione propria.
Sulla base dei risultati di questa indagine, la Regione Lazio ha avviato nel 2009 un programma di sorveglianza sanitaria ed epidemiologica di tutte le persone residenti nell’area identificata a rischio (entro 1 km dal fiume Sacco). Il programma prevedeva il monitoraggio biologico della concentrazione di β-HCH nel sangue e controlli di salute periodici (di carattere clinico e strumentale) dei residenti in prossimità del fiume Sacco.
La I fase di sorveglianza

Tra il 2010 e il 2012 è stata eseguita la prima fase del programma di sorveglianza su 643 persone residenti o proprietari di terreni entro 1 km dal fiume Sacco nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano (provincia di Roma), Anagni, Sgurgola e Morolo (provincia di Frosinone).
La popolazione in studio è stata sottoposta a valutazione dei sintomi, monitoraggio dei livelli ematici di β-HCH, esami di laboratorio e valutazione dello stato di salute neurologica.
I risultati di questa fase hanno sostanzialmente confermato i risultati del biomonitoraggio precedente (2012-2013) indicando che la contaminazione è avvenuta in misura maggiore per gli anziani, per chi aveva bevuto acqua dei pozzi e attraverso la catena alimentare.
La II fase

La seconda fase del programma di sorveglianza è stata condotta tra il 2013 e il 2015 sulla stessa popolazione della fase precedente, raggiungendo 601 persone. Oltre agli esami della I fase è stata aggiunta una valutazione dello stato di salute cardiovascolare. I risultati di questa seconda fase hanno mostrato una lieve diminuzione della concentrazione media del β-HCH nella popolazione, confermando i fattori di rischio già evidenziati nella fase precedente.
Nel 2013, in seguito all’estensione dello stato di emergenza alle aree ripariali dei comuni di Frosinone, Patrica, Ceccano, Castro dei Volsci, Pofi, Ceprano e Falvaterra viene approvata un’estensione della sorveglianza a questi comuni per valutarne il livello di contaminazione da β-HCH. Questa fase è stata poi condotta tra il 2017 e il 2018 e ha riguardato un campione di 200 persone, evidenziando livelli di β-HCH molto più bassi in questi comuni rispetto ai comuni originari del SIN.

Nel 2016, dopo che il SIN nel 2013 era stato declassato a Sito di interesse regionale, è stata approvata con il D.M. n. 321 del 22 novembre 2016 la riperimetrazione eseguita dal Ministero dell’ambiente, con l’istituzione del nuovo SIN Bacino del Fiume Sacco. Comprende i territori, o una parte di essi, di 19 Comuni: 4 in provincia di Roma (Colleferro, Segni, Gavignano e Artena) e 15 in provincia di Frosinone (Anagni, Arce, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Falvaterra, Ferentino, Frosinone, Morolo, Paliano, Pastena Patrica, Pofi, Sgurgola, Supino).
Per questo motivo, il programma di sorveglianza sanitaria inclusa nel progetto INDACO, ha previsto un ampliamento del campione originale della I e II fase, passando dai 6 comuni limitrofi all’area origine della contaminazione, a tutti i 19 comuni parte del SIN.
La III fase 2022-2023

Nell’ambito del progetto INDACO viene condotta la III fase della sorveglianza che prevede la conduzione di: 1. interviste telefoniche per l’anamnesi e la storia di esposizione dei soggetti coinvolti. 2. Prelievi di sangue per controlli di salute tramite la determinazione dei parametri ematochimici legati alla funzionalità degli organi, e per il biomonitoraggio del β-HCH e di altre sostanze inquinanti potenzialmente presenti nell’area. 3. Misurazioni della pressione arteriosa e dei parametri antropometrici al momento del prelievo.
L’area presa in esame è quella del SIN Valle del Sacco che include 19 Comuni: 4 in provincia di Roma (Colleferro, Segni, Gavignano e Artena) 15 in provincia di Frosinone (Anagni, Arce, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Falvaterra, Ferentino, Frosinone, Morolo, Paliano, Pastena Patrica, Pofi, Sgurgola, Supino). La popolazione in studio è costituita da circa 1200 persone, di cui circa 600 residenti entro 1 km dal fiume Sacco nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano, Anagni, Sgurgola e Morolo (comuni del vecchio SIN), che rappresentano la popolazione residente e/o con attività agricole di questa area.

Ed un campione di circa 600 residenti entro 1 km dal fiume nei restanti comuni della provincia di Frosinone, campionati dall’anagrafe degli assistiti del Lazio (nuovi comuni inclusi nel nuovo SIN: Arce, Castro dei Volsci, Ceccano, Ceprano, Falvaterra, Ferentino, Frosinone, Paliano, Pastena, Patrica, Pofi, Supino), in modo proporzionale al numero di residenti in ciascun comune.
I risultati della III fase
I risultati della III fase del biomonitoraggio, condotta nel progetto INDACO nel periodo 2022-2023, mostrano che il valore medio della concentrazione di β-HCH nel sangue diminuisce spostandosi nei comuni in direzione Sud lungo il fiume Sacco, e quindi allontanandosi dalla fonte di inquinamento. Questo era evidente anche nelle fasi precedenti del biomonitoraggio (2013-2015 e 2017-2018), ma con valori di β-HCH più elevati.

Si compie un confronto tra le concentrazioni raccolte nel biomonitoraggio fatto nelle fasi I e II con i campioni raccolti nel biomonitoraggio 2022-2023. Questo confronto mette in evidenza prima di tutto una differenza della concentrazione mediana tra comuni del vecchio SIN e nuovi comuni del SIN in tutte e tre le fasi.
Le persone residenti nei nuovi comuni inclusi nella riperimetrazione del SIN mostrano infatti delle concentrazioni mediane di β-HCH minori rispetto alla popolazione residente nei comuni del vecchio SIN (16ng/g grasso rispetto a 68 ng/g di grasso nelle indagini passate e 10.3ng/g di grasso vs 29.8 ng/g di grasso nell’indagine attuale).
Sintesi dei risultati
Le recenti analisi condotte dal Dipartimento di epidemiologia del Lazio, nell’ambito del progetto Indaco (III fase) hanno mostrato come i livelli di β-HCH nel sangue della popolazione residente nelle vicinanze del Sin siano diminuiti nel tempo. Ma con un chiaro rapporto alla vicinanza del fiume.
Inoltre, il consumo di cibi di produzione locale/propria e l’uso dell’acqua dei pozzi privati risultano essere fattori di rischio solo nella popolazione dei vecchi comuni del Sin. Si evidenzia una differenze nel livello di contaminazione da β-HCH tra questa popolazione rispetto a quella dei nuovi comuni inclusi nel nuovo Sin. Cosa significa? Che queste due popolazioni sono state esposte a pressioni ambientali molto diverse.
In tutta la popolazione del Sin si confermano come determinanti della concentrazione di β-HCH i fattori precedentemente identificati, quali il genere femminile, l’aumento dell’età, l’indice di massa corporea elevato e un basso livello di istruzione.