Via Anime Sante, la pattumiera delle colpe

La discarica di via Anime Sante a Ceccano diventa il punto focale della campagna elettorale. Andrea Querqui accusato da Stefano Gizzi per la discarica aperta dal padre. Querqui che ribalta il tavolo: aperta per somma urgenza ma per 9 anni la bonifica toccava a voi.

Ogni elezione ha il suo campo minato. A Ceccano è letterale: si chiama via Anime Sante, la discarica che torna puntuale nei comizi, come i coriandoli dopo Carnevale. Ci inciampi, ci giri intorno, ci affondi. Stavolta ci è finito Andrea Querqui, candidato sindaco del centrosinistra, bersagliato da uno dei più consumati cecchini politici della destra: Stefano Gizzi.

A rispolverare il tema,  insieme ai fumi, ai fanghi e ai veleni, è stato proprio l’ex assessore dimissionato dal centrodestra per le sue dichiarazioni a favore di Vladimir Putin alla Tv russa. Gizzi questa volta ha preso la mira e colpito il bersaglio in modalità più che mai social. Nel suo ultimo video settimanale con cui commentare la campagna elettorale cittadina, lancia una freccia avvelenata contro Andrea Querqui, candidato sindaco del centrosinistra: “Perché i Verdi non chiedono a Querqui come mai il padre ha realizzato la discarica?

Poche parole, e la campagna ha smesso di essere noiosa.

Il match: Gizzi contro Querqui 

Il candidato sindaco del centrodestra Ugo di Pofi e Stefano Gizzi

Querqui non si è sottratto. Anzi. Ha risposto a tono, rivendicando i fatti, ma soprattutto rovesciando la domanda al mittente: “Sì, mio padre fu tra i sindaci che la realizzarono. Ma era un’emergenza sanitaria: ogni giorno 250 quintali di immondizia da smaltire, le discariche chiuse e nessuna alternativa”.

E rincara: “Quella discarica doveva durare sei mesi. Doveva chiudere il 31 gennaio 1994. Ma il Consiglio comunale si sciolse prima. E la bonifica? Gizzi, in questi nove anni al governo, perché non l’avete fatta voi?

Ribaltamento del tavolo. Dalla colpa del padre alla responsabilità dell’opposizione. Come dire: “Mi vuoi fare il processo per un incendio del ‘93, ma sei tu che da nove anni hai le chiavi dell’estintore”.

Discarica o bomba ecologica?

La discarica di Via Anime Sante

Quella della discarica di via Anime Sante è una delle storie più controverse nella memoria recente di Ceccano. Tutti ne parlano, ma pochi la raccontano davvero per intero.

La vicenda risale ai primi anni ’90, quando la città si ritrovò nel mezzo di un’emergenza rifiuti senza precedenti. Perché la provincia di Frosinone non si era ancora dotata di una sua discarica e portava tutte le immondizie, così com’erano nei sacchetti, nella discarica di Malagrotta a Roma. Che a quel tempo era una colossale buca nella quale i compattatori andavano e scaricavano direttamente. L’Europa disse basta ed ordinò la chiusura, trovando un metodo concreto per convincere l’Italia ad agire: ogni giorno di ritardo erano miliardi di lire che sarebbero poi stato scalati dai fondi Ue destinati al nostro Paese. Mancava la discarica, mancava lo stabilimento Saf di Colfelice per lavorare le immondizie. In Ciociaria avevamo niente di tutto questo.

Ogni Comune si arrangiò come poteva. Aprendo discariche “per somma urgenza sanitaria” scavalcando ogni altra norma. Fu lì che, nel caos generale, a Ceccano si decise di aprire quel sito: una soluzione provvisoria, pensata come un rattoppo d’emergenza per evitare che i sacchetti della spazzatura si accumulassero per strada. Un “tappabuchi”, insomma, che però è rimasto aperto troppo a lungo.

La fine mai arrivata

Il problema, come spesso accade, non fu l’inizio. Ma la fine mai arrivata. Nei mesi successivi, secondo alcune ricostruzioni, i controlli si allentarono, gli scarichi si moltiplicarono, e nelle viscere della terra finì molto di più dei soli rifiuti solidi urbani. Un’alluvione avrebbe portato alla luce miscele tossiche, oli esausti, liquami industriali. Altro che emergenza. Altro che sei mesi.

Oggi quella ferita torna a sanguinare. E torna comoda a tutti. A destra serve per ricordare che il centrosinistra — quello di cui Querqui porta il cognome — ha aperto la buca. A sinistra serve per accusare la destra di averla lasciata aperta per nove anni, senza metterci un euro, né una bonifica, né una soluzione.

Un classico. Tutti innocenti, tranne i cittadini.

Campagna o palcoscenico?

In mezzo, ci sono loro: i candidati. Querqui, che si ritrova a rispondere dei peccati ambientali del padre come se fosse in una tragedia greca. Gizzi, che accusa gli altri per quello che anche la sua parte non ha risolto. Il risultato è che il tema ambientale, serio, urgente, reale che viene trascinato sul ring elettorale a colpi di retorica e memoria selettiva.

Di una cosa si può essere certi: la discarica è ancora lì. A ricordare che a Ceccano l’immondizia non è mai solo nei sacchi. A volte è nel passato che non si chiude, nel presente che non si risolve e nella politica che, in mancanza di soluzioni, preferisce rinfacciare.

La vera bonifica, forse, dovrebbe cominciare da qui.