
Il segretario nazionale manda un messaggio molto forte anche al Governo: “Ci batteremo per il Mes, altro che subalternità ai Cinque Stelle”. E fa capire che non ha intenzione di lasciare nulla, men che meno la presidenza della Regione Lazio
In occasione della chiusura della Festa dell’Unità a Modena, Nicola Zingaretti ha espresso un concetto semplice ma basilare: dalla Valle d’Aosta alla Sicilia c’è solo il Pd ad opporsi all’avanzata delle Destre. Con le sue liste, i suoi candidati, le su contraddizioni, la sua determinazione.
Un messaggio che vale anche e soprattutto per il Governo. Ha detto il segretario Democrat: “In quest’Italia di parolai, voltagabbana, twittaroli, c’è un solo Partito che con le sue liste e i suoi candidati rappresenta ovunque una certezza, l’unica garanzia contro l’avanzata delle destre: siamo noi, il Pd, altri io non li ho visti”. Come dire. Non vedo altri, non vedo soprattutto i Cinque Stelle.

Zingaretti ha difeso l’azione del Governo. Spiegando: “Il beneficio più grande che questo anno di governo ha prodotto, al di là dei 100 miliardi stanziati per il Covid, è ancorato all’aver legato il futuro dell’Italia al destino dell’Europa e aver avviato un suo cambiamento che è la speranza che stava morendo in milioni di italiani dopo la sciagura dei sovranisti e la sciagura della democrazia illiberale. Avrebbe lasciato sole le persone”. È una chiave di lettura diversa sui fondi che dovranno arrivare dall’Europa: Zingaretti li indica come un’occasione per ridisegnare il Paese, avviare finalmente quella modernizzazione che in troppi avevano smesso di sperare..
C’è un altro passaggio chiave. “Le classi dirigenti italiane non hanno capito che non è in gioco un’alleanza di governo che ora vi divertite a picconare o il destino di un leader ma la tenuta della nazione nei prossimi anni. Perché la democrazia deve includere, se si indebolisce si indebolisce la fiducia nello Stato. Ecco perché bisogna continuare a cambiare l’esistente”.

Ma Zingaretti ha fatto capire di essere anche stanco della presunta subalternità dei Dem ai Cinque Stelle. “Altro che subalternità, subalterno è chi si è fermato nel teatro della politica, concentrato sugli stessi personaggi e le stesse polemiche. Sapevamo che il cammino era accidentato ma abbiamo combattuto. Dovremo ancora combattere perché siamo forze diverse e distinte ma non abbiamo paura di combattere: combatteremo sulla sanità pubblica perché ancora dovete convincerci perché non ricorrere al Mes“.
Tutte le “battaglie” vanno combattute. Ora l’election day, poi quella del Governo e quindi le ulteriori tornate amministrative, regionali, politiche. Nicola Zingaretti non ha intenzione di “lasciare”, men che meno la presidenza della Regione Lazio. Tutti gli altri, avversari interni compresi, dovranno farsene una ragione.