Foti apre la doccia gelata: “Mai detto di voler mettere il Lazio nelle Zes”

Il pressing di Unindustria: senza un'accelerazione sulla Zona Logistica Semplificata e un'apertura alla Zona Economica Speciale, il Lazio rischia di restare intrappolato in un limbo. Savoriti e Celletti: “Serve un tavolo subito”. Il ministro gela le speranze: mai detto di voler aprire al Lazio

Il Lazio è circondato. Non da nemici ma da opportunità che rischiano di diventarlo. Le regioni confinanti entrano nella ZES unica, incassano agevolazioni, attraggono investimenti. Il Lazio invece resta alla finestra, con le imprese che cominciano a contare le ore. A lanciare l’allarme, con parole semplici ma affilate, sono Corrado Savoriti e Vittorio Celletti, presidenti di Unindustria Frosinone e Cassino: «Non possiamo più aspettare». Il tempo delle attese è finito. Ora si chiede un’accelerazione immediata sulla ZLS e un tavolo per portare anche il Lazio dentro la ZES. Perché la pazienza ha un limite. E quel limite è stato superato.

A gelare le speranze è il ministro Tommaso Foti, che in serata ribadisce come non ci siano possibilità per il Lazio di diventare Zes.

L’attuale mappa delle Zes

Le ZES sono le Zone Economiche Speciali: aree geografiche delimitate in cui le imprese godono di agevolazioni fiscali, semplificazioni amministrative e incentivi per investimenti e sviluppo, pensate per rilanciare territori in ritardo di crescita, soprattutto nel Sud Italia. Ed il Lazio finora ne è stato tenuto fuori. Mentre tutte le regioni confinanti ci stanno dentro o gli è stato promesso di finirci.

Le ZLS sono le Zone Logistiche Semplificate: simili alle ZES, ma destinate alle regioni del Centro-Nord escluse dalla ZES unica; offrono vantaggi in termini di snellimento burocratico e agevolazioni logistiche, senza però le stesse agevolazioni fiscali. A qualche area del Sud Lazio è stato promesso di entrare nelle Zls. Ma finora si è visto molto poco.

Parola d’ordine: Urgente

C’è una parola che sta diventando sempre più ricorrente negli interventi degli industriali: “urgenza”. Perché il tempo, quando si parla di sviluppo economico, è moneta sonante. Ed è proprio contro il tempo che stanno giocando – e perdendo – le aziende del Lazio. Il motivo? L’assenza di strumenti competitivi come la Zona Logistica Semplificata (ZLS) e la Zona Economica Speciale (ZES), che altrove – Campania, Abruzzo, Molise, Marche e Umbria – già producono effetti tangibili. E se non direttamente a loro, sicuramente nel Lazio si stanno avvertendo le conseguenze. Perché in molti si stanno preparando a trasferirsi, spostando la sede a poche decine di chilometri: in territorio Zes.

A rilanciare l’allarme oggi sono stati Corrado Savoriti e Vittorio Celletti dicendo che  «Il sistema delle imprese non può più aspettare. Serve il riconoscimento immediato della ZLS e l’apertura urgente di un tavolo per discutere una ZES straordinaria per il Lazio».

Foti gela le speranze

Tommaso Foti

Le loro parole arrivano a valle delle dichiarazioni del ministro Tommaso Foti, che nei giorni scorsi ha acceso una fiammella di speranza a Capri durante il convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria«Stiamo lavorando per estendere la ZES unica anche ad altre regioni. Non vedo motivi per un’opposizione europea». Nel dispaccio AdnKronos non si nomina il Lazio ma nell’interpretazione che ne aveva dato domenica Unindustria si partiva dalla logica secondo il quale il Lazio poteva essere la prossima regione ad entrare: è circondato solo da territori Zes.

In serata arriva la doccia gelata. Con una nota ufficiale, il ministero sottolinea che che il ministro Tommaso Foti non ha parlato di una possibile estensione della Zes al Lazio. Mentre ha assicurato che sarà immediatamente sottoscritto il decreto di istituzione della Zona Logistica Semplificata del Lazio, non appena l’iter burocratico in corso sarà concluso”.

Zes no, Zls si appena possibile. Ne faranno parte 18 Comuni ciociari: Frosinone, Cassino, Anagni, Ceccano, Ferentino, Sora, Isola del Liri, Ceprano, Roccasecca, Patrica, Piedimonte San Germano, Pignataro Interamna. Sant’Andrea del Garigliano, Sant’Ambrogio sul Garigliano, Sant’Apollinare, San Giorgio a Liri, San Vittore del Lazio, Villa Santa Lucia. 

La proposta ferma da un anno

La proposta della ZLS c’è già: è sul tavolo dei ministeri competenti da oltre un anno, messa nero su bianco dalla Regione Lazio con la collaborazione di Unindustria. Doveva essere un primo passo – tecnico e mirato – per sanare l’asimmetria creata dal “circondamento” economico del Lazio da parte delle regioni ZES. Invece si è incagliata prima nei ricorsi, poi in una inerzia amministrativa che oggi rischia di costare cara.

«Il nostro tessuto industriale sta già pagando lo scotto del ritardo», sottolineano Savoriti e Celletti. In gioco non c’è solo il credito d’imposta per gli investimenti o la semplificazione burocratica ma l’intera attrattività del territorio, soprattutto per nuovi insediamenti produttivi. Con territori confinanti che offrono condizioni più vantaggiose, la tentazione della delocalizzazione è tutt’altro che remota.

Le richieste, dunque, sono chiare: completare il riconoscimento della ZLSampliare le aree incluseaprire immediatamente un confronto per una ZES del Lazio, in grado di restituire fiato e competitività all’intero ecosistema imprenditoriale regionale. Con l’invito esplicito al Governo: «Il ministro Foti ha aperto la strada, ora servono tempi certi e una regia istituzionale efficace».

Coro unanime

Massimo Ruspandini

Anche il mondo politico, sindacale e delle associazioni di categoria si è allineato al pressing. Enrico Coppotelli (Cisl Lazio) ricorda come il Frusinate sia «una terra con parametri da Mezzogiorno», dove lo spopolamento e la disoccupazione impongono misure di rilancio. Domenico Beccidelli (Federlazio) chiede invece «un piano strutturale per evitare il declino». Il Consorio industriale del Lazio ha elaborato una relazione messa a punto dal professor Raffaele Trequattrini dalla quale emerge che la Zls è urgente e la Zes è assolutamente necessaria per agganciare il treno della ripresa. Il deputato Massimo Ruspandini ha incontrato personalmente il ministro Foti ed in Aula ha spiegato cosa sta accadendo ad un intero sistema industriale che si sta afflosciando insieme allo stabilimento Stellantis Cassino Plant (per la cronaca, Cassino non è nemmeno il collegio elettorale di Rusoandini).

Il punto è uno solo: ogni giorno che passa senza risposte, è un giorno guadagnato dalla concorrenza. E il Lazio, con le sue aree industriali in sofferenza, rischia di restare fuori dal nuovo Rinascimento produttivo italiano. La palla, ora, è a Roma. In tutti i sensi.