Noi che crediamo di essere onesti e invece rischiamo di condannarci (di P. Alviti)

Siamo sempre pronti a condannare. A chiedere pene esemplari. Nessuna seconda possibilità. Pensiamo di essere i giusti. Non ci preoccupiamo mai delle motivazioni, delle ragioni, dei contesti, dei condizionamenti in cui si generano i comportamente malvagi.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Se la vostra giustizia non supererà quella di scribi e farisei (Matteo 5, 20-26)

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Abbiamo fame, sete di giustizia, la chiediamo in tutti i modi, ci sentiamo espropriati dei nostri diritti, traditi da chi dovrebbe amministrarla, pronti subito a levare il braccio contro polizia e magistratura che non fanno il proprio dovere…

 

E ancora chiediamo punizioni immediate, siamo tipi da linciaggio: per averne prova basta leggere i commenti a qualunque post di facebook che mette in evidenza comportamenti efferati, più o meno veritieri. Chi interviene chiede le punizioni più feroci, mutilazioni e torture che farebbero impallidire il più crudele Torquemada.

 

E non siamo disposti invece ad accettare i tempi della ricerca della verità, la necessità di stabilire le responsabilità di ciascuno, sempre pronti a condannare perché questo ci consente immediatamente di porre un fossato fra noi, i giusti, i puri, i buoni, quelli che non fanno mai male a nessuno e loro i delinquenti, i malvagi, gli zingari, i neri….

 

Mai ci preoccupiamo di offrire a chi sbaglia una via di uscita, un percorso di redenzione, una possibilità di cambiamento: non lo facciamo perché ci sentiamo superiori, tanto a noi non tocca… Ci sentiamo diversi.

 

Ecco siamo come quegli scribi e quei farisei che rifiutavano Gesù non perché dicesse cose diverse dalle loro ma perché era disponibile a incontrare anche le persone più spregevoli per offrire loro una possibilità di riscatto. E sono talmente invisi a Gesù che arriva a gridare provocatoriamente: ladri e prostitute vi precederanno nel regno dei cieli.

 

Siamo sempre pieni di pretese nei confronti degli altri, non ci preoccupiamo mai delle motivazioni, delle ragioni, dei contesti, dei condizionamenti in cui si generano i comportamente malvagi che spesso travolgono le persone proprio perché nessuno cerca di intervenire quando potrebbe ancora essere possibile interrompere la teoria del delitto.

 

Noi invece ci sentiamo onesti e puri, noi non abbiamo bisogno di misericordia.

 

E così rischiamo di condannarci, inesorabilmente…