Andavamo al Capitol di Sora per vedere i film vietati

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Ricordi in bianco e nero di un film vietato. Negli anni ’70 frequentare i ragazzi e le ragazze più grandi, in un paese piccolo come Arpino alimentava dentro di me il fascino del vietato.

Alcuni capolavori del cinema, essendo la minorenne erano interdetti. Blow Up di Antonioni, il Decameron di Pasolini, L’Ultimo Tango a Parigi di Bertolucci avevano già fatto la loro storia. Erano dei film cult legati al mio immaginario. Quando erano arrivati per la prima volta grande schermo io giocavo ancora con le bambole, portavo calzettoni e treccine. Non avevano segnato nulla.

E’ soltanto qualche anno dopo, che arrivò il fascino di varcare un ingresso proibito. Histoire d’O, oppure La Supplente, la provocante prof del liceo che preferì il prof di educazione fisica allo studente. O La Liceale, che faceva strage di cuori tra prof e studenti. Calde labbra, Lezioni private, Grazie nonna, L’amica di mia madre… Resistere al bombardamento di questi titoli non era facile. L’espressione ‘Vietato ai Minori’ provocava dentro di me il fascino di sfidare il divieto.

Ad Arpino in quegli anni c’era il cinema Palma e l’estate il cinema all’aperto. D’inverno si andava al cinema il fine settimana, quando il tempo era brutto si poteva entrare a film iniziato. Potevi restare dentro, al buio, per più proiezioni. E nel buio potevi restare accartocciato per ore. Ma i proprietari del cinema sembravano essere ‘quelli dell’anagrafe’: non avresti mai potuto barare neanche di un solo giorno sulla maggiore età.

Alla minore d’età si aggiungeva anche l’esser ragazza. Anche le mie amiche maggiorenni non sarebbero mai andate a vedere un film vietato ad Arpino. La vicina Sora in quegli anni ci appariva più grande e moderna. A Sora c’era il collettivo femminista, la mitica libreria La Locomotiva. Sora sembrava, anche come location, il fiume che attraversa la città, la nostra piccola capitale francese. Il Capitol, il cinema di Sora, avrebbe potuto permetterci di varcare la soglia del proibito.

Biglietto corriera in quattro. Due maggiorenni più due sedicenni clandestine si avvicinano alla cassa del Capitol. Un attimo di dubbio: i minorenni pagano biglietto ridotto. Frazione di un attimo che dura più di un attimo, la tentazione della minorenne di dire «Due interi e due ridotti» che dietro di noi una voce familiare dice: «Avresti mai pensato che tuo zio scegliesse un giorno infrasettimanale pomeridiano per vedere un film che avrebbe potuto vedersi tranquillamente in qualsiasi momento anche ad Arpino?

A Sora, in quegli anni, il cinema Capitol, diciamolo, ospitava anche gli adulti che volevano sfuggire a quel ‘comune senso del pudore’. Nell’attimo più lungo di un attimo decisi di giocarmi i silenzi. Il pomeriggio finì con lo zio in pasticceria: complicità di silenzi.

Ricordi in bianco e nero. Diventata maggiorenne, dopo le 22.30 in televisione arrivarono i film vietati. Nessuno mi avrebbe più chiesto quanti anni hai, finiva il fascino della sfida, il fascino del vietato. L’unica noia era alzarsi dal divano per cambiare canale, il telecomando era ancora un oggetto sconosciuto.

Ricordi che affiorano guardando la foto di una locandina del cinema Capitol, riemersa sfogliando l’infinito archivio dell’incredibile Piero Albery, il maestro dei ricordi in bianco e nero di un’intera epoca.

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