Rocco Zani, il cronista dell’Arte (di F.Dumano)

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

 

 

Ogni tanto lasciava il suo eremo, la sua casa isolata nella collina dell’Anitrella per vivere quei fermenti culturali che pullulavano ad Arpino, nell’epoca d’oro di Massimo Struffi. Rocco Zani era ‘il cronista dell’arte‘, il figlio del grande artista Vittorio Miele.

Ricordi in bianco e nero… Certamente l’inciampo con lo Zani è stato tra i più significativi che una giovane studentessa negli Anni ’70 potesse fare. Blocco notes e penna, ho scritto fiumi di inchiostro, ascoltandolo. Incantata dalla magia del suo parlare.

Lo Zani era cresciuto in via Casilina Sud a Frosinone, un luogo magico, perché era la residenza mitica di Vittorio Miele e Giuseppe Bonaviri,lo scrittore siciliano, cittadino onorario di Arpino, candidato al Nobel per la Letteratura.

Quando ho incontrato la prima volta lo Zani in piazza Municipio aveva già scritto una parte di quel fiume di inchiostro come critico d’arte. Eh già… ricordi in bianco e nero… In quegli anni formidabili, in quel salotto culturale arpinate, la fortuna ti faceva incontrare anche critici d’arte. Lui non ha mai amato definirsi ‘critico d’arte’, perché non appartiene al suo modo di essere, ma si sente ‘un narratore’ dei fatti dell’arte. Un cronista.

Nei suoi scritti e nelle sue parole, ascoltandolo, viaggi nell’arte. Ti trasporta negli studi degli artisti, nei laboratori. Ricordi in bianco e nero…che diventano a colori: quanti laboratori d’arte ho frequentato grazie allo Zani, la fortuna di incrociare i destini e le storie di molti artisti.

Ricordi in bianco e nero. Ho imparato ad ascoltare grazie a lui… Ma, ricordi in bianco e nero, mi ha insegnato a combattere il virus della dimenticanza, un virus contagioso. Mi ha insegnato a frugare nei mercatini alla ricerca del passato, a scavare nei ricordi, negli archivi mai catalogati. In quel salotto culturale arpinate quell’inciampo è stato straordinario.

Da poco lo Zani ha cominciato a narrare con i colori le sue parole, ma non ama definirsi artista, tanto che per narrare la sua prima mostra sugli alberi, non ha scelto un critico dell’arte, ma l’insognata che narra l’arte. Qui serve Freud per spiegare questo intreccio, un ‘non artista’ non può rivolgersi ad un critico d’arte. In realtà in un’epoca in cui proliferano artisti e maestri, lui indossa da sempre ‘il camicino della modestia’, qualità che è sfuggita ai più…

Emblematici i suoi alberi. Lui, lo scrigno della memoria, dipinge alberi senza radici, alberi tutti diversi, la ricerca dell’unicità nella globalizzazione dell’essere. Ricordi in bianco e nero… sfogliando l’archivio fotografico di Piero Albery realizzo che essere cresciuta in quella piazza negli Anni ’70 è stato importante. In quella piazza, passeggiando con lo Zani, mi sono nutrita d’arte. Ragazzina mi avvicinavo in punta di piedi a chi ha scritto ‘le pagine più significative dell’arte‘.

Ricordi in bianco e nero… Lo Zani passeggia con Bonaviri, lo Zani passeggia con Mastroianni, lo Zani passeggia in quella piazza con i volti internazionali dell’arte, della letteratura. A te, ragazzo dell’Arpino del 2000, appare strano. Ma sono gli anni di un’epoca d’oro per la cultura. Quelli che vanno sotto il nome ‘epoca struffiana’.

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Foto: copyright Archivio Piero Albery, tutti i diritti riservati

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