Donna Lella sulla Vespa, con Bonaviri sul sellino

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

di FAUSTA DUMANO
Scrittrice e insegnante
detta ‘Insognata’

 

 

Correva l’anno 1953. Donna Raffaella Osario , una giovane maestra casertana, stanca evidentemente di andare a scuola di sera con la sua bicicletta, decise di comprare una Vespa e cominciò a girare per Sora dove insegnava.

Oggi Donna Raffaella Bonaviri Osario è una leggenda nota sui social, grazie al nipote Niccolò, come Nonna turbo.

Donna Raffaella non solo guidava la Vespa. Contrariamente a tutte le immagini che ci arrivano, dietro di lei sedeva un giovane medico siciliano residente a Mineo. Lo aveva conosciuto durante l’estate, quando lei si era recata a Mineo per dirigere una colonia estiva.

In una lettera del 27 novembre del 1953 il Bonaviri le scrive: «Non correre troppo, non mi sto specializzando in ortopedia ma in cardiologia. Evidentemente, inconsciamente, sapevo che dietro a te il mio cuore sarebbe stato a mille».

In una lettera al Vittorini, che gli sta curando la pubblicazione del primo romanzo Il sarto della stradalunga, nel dicembre del 1953 Bonaviri descrive la Ciociaria che sta scoprendo: Viaggiare su una Vespa guidata da Lina (così chiamava donna Raffaella).

Anche da sposati, la Vespa, quella Vespa, li ha accompagnati. Chissà che effetto faceva vedere quella coppia, che strideva con l’immagine comune: il dottor Bonaviri dietro, con le gambe accavallate.

Nell’immenso archivio fotografico dei Bonaviri c’è una foto che racconta questo viaggiare. Ah bisogna incorniciarla. Quella Vespa è un ricordo ingiallito nel garage dei Bonaviri che narra una storia quasi surreale di una donna sempre all’avanguardia, la maestra che abolisce negli anni 50 le classi ghetto, 20 anni prima della legge sull’inclusione dei disabili a scuola.

«Non tutti hanno l’onore – scriveva Bonaviri – di essere guidati da una donna. Ma noi siamo due, come l’alba e il tramonto, nessuno dei due sarà mai uno».

Sembra una storia surreale di quei mondi che costruisco sui castelli di sabbia, che si sgretolano con un’ondata. Quella foto ha risvegliato i ricordi della figlia, la dottoressa Giuseppina Bonaviri, che da bambina li avrà visti uscire su quella leggendaria Vespa. A me invece l’ha fatta tornare in mente l’articolo pubblicato su Alessioporcu.it con il ricordo di Vespe, Lambrette e di una Ciociaria che non c’è più. (leggi qui). E che non dobbiamo dimenticare.

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