Massimo Struffi, l’uomo che trasformava in cultura anche le pietre (di F.Dumano)

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Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Una vita attraversata dall’apposizione ‘Presidente‘. Prima della Pro loco, poi della Provincia, poi ancora della Fondazione Mastroianni. In seguito ‘Senatore‘, ma… ricordi in bianco e nero, anche amico. Oggi Massimo Struffi è un nonno, uno di quei nonni stesi ai piedi della nipote. Nella vita, fidati, l’unica donna che riesce a modificare, ad alterare, a rincoglionire un uomo, a farlo diventare ‘servo suo‘ è la nipote.

 

Io che, ricordi in bianco e nero, lo conosco da sempre, stento a credere che Massimo ‘lo sciupafemmine‘, detto in senso affettivo si può, nel suo cuore l’unica regina è Daniela la sua bellissima moglie, sia stato messo in riga dalle nipoti.

 

Ricordi in bianco e nero, questa storia comincia alla via vecchia, via Aquila Romana, al numero 33. Non so se sia ancora valida la numerazione. La mia nonna abitava sotto, lui viveva al piano di sopra con la sua mamma: era ‘cocco di mamma‘. Si dice che i figli sono stati uguali, però da fuori dei segnali li percepisci. La prima donna che conquistò fu la signora Enza. Al tempo io ero una ragazzina calzettoni e treccine, lui un giovane architetto, una macchina spumeggiante, un play boy…

 

In quel periodo, ricordi in bianco e nero, l’ho steso come una nipote viziata. Fermi, respirate, l’ho adottato come zio. Quello è stato un assaggio di come una nipote possa farti straccio. Tante passeggiate nel verde arpinate, il fango… e a lui toccava poi ripulirmi le scarpe, farmi tornare una ragazzina cittadina. Ricordi in bianco e nero… alla via vecchia quella casa aveva un terrazzo. Quel terrazzo era un’esplosione di tele e colori… eh già: dipingeva. Ho sempre pensato che se la politica non l’avesse risucchiato in quel vortice di impegni, oggi scriverei del Massimo artista. Ma è con l’arte, con la sua valorizzazione, che della sua vita e di quella degli arpinati ne ha fatto un capolavoro artistico.

 

Su quella terrazza ho scoperto ”l’arte’, il mio amore per l’ arte è nato su quella terrazza . Avrei voluto che fosse stato il mio prof alle medie, avrebbe sicuramente dato un senso alla mia matita, ma la vita non si fa con i se e con i ma. Certamente è lui che mi ha aperto i confini culturali, in un paesino. Cominciamo con ”l’Estate Arpinate‘, quella è nata prima di quella romana: trasformò il palco della piazza di Arpino in un teatro, fece scoprire il folclore internazionale e trasformò Arpino in un centro turistico estivo. Fece nascere amori olandesi, insomma portò il mondo nella piazza d’Arpino. Correvano gli Anni ’70.

 

Se avesse potuto nella vallata avrebbe fatto l’Arpino marittima. Addio alla Sicilia nel mese di agosto. Per fortuna l’estate era lunga. Ad agosto si andava in vacanza ad Arpino.

 

 

Tutto quello che toccava il Massimo con le sue mani l’ha trasformato in Cultura. Ricordi in bianco e nero… anche le pietre, in mano a lui, sono diventate Cultura. Con il Libro di Pietra, nato da un’idea insieme a Giuseppe Bonaviri, lo scrittore candidato al premio Nobel, cittadino onorario di Arpino. Furono loro a pensare di scolpire su pietra le poesie, in lingua originale e traduzione italiana: versi che famosi poeti contemporanei, ospiti della città, hanno dedicato ad Arpino.

 

Credo che lo Struffi abbia anche un primato, quello di essere entrato come protagonista o come personaggio secondario in tanta narrativa bonaviriana: il Massimo che incroci nei romanzi è Lui. Ricordi in bianco e nero, impossibile citare quanti incontri letterari e di artisti ho fatto ad Arpino negli anni della Cultura struffiana.

 

Ricordi in bianco e nero… Grazie per averci sprovincializzato…

 

Ricordi in bianco e nero… accanto ai grandi uomini, c’è sempre una donna. Daniela, la regina in assoluto, la donna che in quel salotto arpinate portò l’eleganza moderna, un viaggio chiamato Amore.

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