Ilaria, la periferia di Spinaceto e la lampada Osram (di F. Dumano)

Foto: copyright Archivio Piero Albery

Ilaria e la periferia di Spinaceto. Il suo legame con Arpino. La lampada Osram come punto d'incontro di una generazione. La scoperta del viaggio nel viaggio.

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Correva il ’77 e dintorni, il collettivo dei sognatori apriva le porte anche alle sognatrici straniere. Lei era romana di Spinaceto: Ilaria aveva i nonni ad Arpino e quindi diventò presto parte integrante del gruppo.

Con lei facemmo una grande scoperta: che Roma era veramente grande e raggiungerla con i mezzi era un viaggio nel viaggio. «Ci vediamo a Termini» era un viaggio sia per noi in treno sia per lei da Spinaceto. In quegli anni c’ era una lampada a Roma a segnare le attese, la lampada Osram…

Racconti e ricordi in bianco e nero… Si potrebbe scrivere un romanzo sulla lampada Osram… Ad Arpino diventava la panchina Fuoriporta il luogo delle attese. La panchina come la lampada era il luogo delle attese, i quotidiani costavano 150 lire, da intellettuali li leggevamo nelle attese. Avevamo abolito i termini fidanzato e fidanzata, si stava insieme talvolta ”in un rapporto privilegiato”. Claudio Baglioni trionfava con Sabato Pomeriggio, con Questo piccolo grande amore, ma noi ci arrovellavamo sul ”rapporto privilegiato” nella misura in cui ”Passerotto non andare via”.

Intanto quello stelo incandescente, punto di riferimento, la lampada… Era un mercato di voci, di sguardi complici, nelle attese nascevano storie tra due ”precisi”.

Ilaria, di stragi di cuori nelle attese alla lampada a Roma e nelle panchine ne ha fatte. Ci fece scoprire la vita delle periferie, cosa significasse un viaggio nel viaggio. Portava la contraddizione della vita di quei quartieri dimenticati. E le nostre panchine ad Arpino diventavano la magia dello stare insieme.

Felici e non lo sapevamo. Anche non uscendo dalle canzoni di Baglioni, noi eravamo quelli di Claudio Lolli, di Guccini, che arrivavamo con le cassette, con il nastro, prodotti di archeologia, niente cuffiette, lo stereo a palla…

Anche Ilaria era una creativa: con i fili creava lunghe collanine. Il filo più lungo fu quello che creò tra due mondi: quello della periferia di Spinaceto e quello di Arpino, con la lampada Osram come punto centrale. E fu anche il gioiello più luminoso.