CESIDIO VANO per LA PROVINCIA QUOTIDIANO
Niente sarà più come prima per i Comuni. Novità in vista anche per le Unioni e requiem per le Comunità montane che verranno soppresse e trasformate in Unioni di comuni.
Negli uffici legislativi della Regione Lazio si lavora fitto alla proposta di legge, depositata dalla Giunta del presidente Nicola Zingaretti lo scorso 3 marzo, con cui si vuole, da una parte, dare piena attuazione alla riforma Delrio e quindi assegnare funzioni e compiti ai Comuni, a Roma Capitale e alla Città metropolitana; dall’altra, a riorganizzare le forme associative tra gli enti locali.
E’ una proposta di riforma a suo modo epocale, che punta tutto sugli ambiti territoriali ottimali (Ato) quali area territoriale adeguata, sulle unioni tra Comuni e sull’obbligo di gestire in forma associata la quasi totalità delle funzioni. Di seguito proviamo a sintetizzare lo schema immaginato dalla Giunta Zingaretti per rivoluzionare la gestione delle funzioni e dei servizi comunali nel Lazio, consapevoli che l’iter di approvazione perfezionerà il tiro ed aggiusterà i meccanismi tecnico-legislativi.
Nuovi Ato
L’ambito territoriale ottimale è l’area di territorio adeguata entro cui gestire i servizi associati, massimizzando i risparmi, semplificando e razionalizzando. Entro gli Ato, i Comuni svolgono le funzioni a loro attribuite preferibilmente tramite Unioni, oppure anche tramite convenzioni, a patto – in tale secondo caso – che se ne dimostri la maggiore economicità. I nuovi Ato saranno individuati dalle Province coinvolgendo i Comuni interessati, in base ai criteri che fisserà la Giunta regionale e che dovranno riguardare la gestione delle funzioni fondamentali dei comuni già indicate dal d.l. 78/2010 (ad eccezione dell’Anagrafe-Stato civile); i servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica (non dovrebbe esserci il servizio idrico che ha una propria normativa, ma non è escluso che possa essere alla fine ricompreso, ricadendo nelle tipologie in esame); la programmazione regionale e l’esercizio delle funzioni decentrate.
Un Ato ogni distretto sanitario
A decidere sulla perimetrazione dei nuovi Ato, sarà poi la Regione. I criteri, ad ogni modo, dovranno tener conto, tra gli altri, di parametri legati alla dimensione demografica (minimo 10.000 abitanti). Gli ambiti dovranno preferibilmente essere “coerenti” con i distretti sanitari, che non vuol dire coincidere, ma poco ci manca. All’interno degli Ato va privilegiata la gestione tramite Unioni di comuni.
I Comuni e le Unioni
Una volta deliberato il perimetro degli Ambiti ottimali, i Comuni con meno di 5.000 abitanti che non facciano parte di enti montani, dovranno presentare una proposta per la gestione associata delle funzioni fondamentali, aderendo ad un’unione preesistente, ad una di quelle che nascerà dalla soppressione delle Comunità montane, o proporre la costituzione di una nuova unione.
Ogni comune può far parte di una sola unione. Quelle che nasceranno dalla soppressione degli enti montani gestiranno anche le funzioni di tutela e promozione della montagna.
I comuni con più di 5000 abitanti, escluso Roma, al fine del raggiungimento delle economie di scala finanziarie e strutturali ed al contenimento della spesa pubblica, hanno facoltà di partecipare alle forme di gestione associata nel rispetto del piano di perimetrazione, aderendo a quelle promosse dai comuni o promuovendone delle nuove.
Le nuove Unioni
La procedura per costituire le nuove Unioni prevede la sottoscrizione di un accordo almeno decennale, rinnovabile per altri 10 anni, con sanzioni per l’ente che recede prima; una relazione che indichi i risparmi attesi rispetto alla spesa storica sostenuta dai Comuni che si uniscono; dovranno avere almeno 10.000 abitanti, cariche gratuite per gli amministratori ed essere “congruenti” con gli Ato in cui ricadono. Sarà poi la Regione a deliberare al riguardo, sancendo l’istituzione delle nuove Unioni. I criteri di grandezza demografica e di durata potranno essere derogati solo in caso di espressa e motiva richiesta. I Comuni che restano inadempienti, saranno associati ‘coattivamente’ all’Unione ritenuta più idonea dalla Regione.
Le convenzioni
Fermo l’obbligo di gestire in forma associata le funzioni, i Comuni possono anche optare – in luogo delle Unioni – per una convenzione, di durata quinquennale, compatibile con quella prevista dall’art. 30 del Tuel, al fine di gestire una o più funzioni che non voglio conferire all’Unione.
La convenzione deve essere ‘coerente’ con l’Ambito territoriale ottimale e garantire risultati in termini di efficacia, efficienza ed economicità, in assenza delle quali allo scadere del terzo anno, i comuni interessati saranno obbligati alla gestione tramite unione.
Incentivi
La Regione incentiva le forme associative tra i Comuni, ampliando gli spazi nel patto di stabilità tra gli enti che uniscono le gestioni o decidono di fondersi.