La congiura del sistema Infront per cacciare il Frosinone dalla Serie A

 

di MASSIMO PIZZUTI
Direttore Generale Editoriale Oggi

Non ci appassiona la dietrologia ma quello che è avvenuto al Bentegodi ieri sera prova, ove ce ne fosse bisogno, l’esistenza di una cupola invisibile ma cinica e spietata nel mondo del calcio.

Il ragionamento è semplice: l’arbitro Russo di Nola con le sue decisioni non ha semplicemente consentito al Chievo un agevole vittoria. Ha piuttosto cercato di impedire al Frosinone di giocarsi alla pari una partita fondamentale per raggiungere la salvezza. Il rosso diretto a soli venti minuti dall’inizio della gara per un brutto fallo a centrocampo di Ajeti pur se tecnicamente “accettabile” non sarebbe mai stato estratto per esempio nei confronti di un giocatore di una grande squadra in lotta per la Champions. Ma nemmeno nei confronti di una di quelle squadre che, con i propri presidenti fantoccio e indebitati fino al collo, alimentano il sistema di potere pro-Infront sul quale speriamo mettano presto la parola fine le varie procure che se ne stanno occupando.

Il Frosinone in serie A come ebbe candidamente ad ammettere il pluricontestato presidente della Lazio, Claudio Lotito non fa comodo a questo calcio finto. A questo sistema di cartone al quale si stanno opponendo soltanto Juventus e Roma. E dal quale ha preso le distanze il nostro presidente Maurizio Stirpe. Al Genoa, all’Udinese, alla Sampdoria due espulsioni e un rigore contro in una partita decisiva per la loro salvezza contro una squadra senza obiettivi siamo sicuri non sarebbero mai stati dati.

Non ci piace il vittimismo “un tanto al chilo” che abbonda nelle cronache calcistiche. Questo giornale ha seguito e continuerà a seguire questa fantastica storia messa in campo da una società e da un gruppo di straordinari protagonisti che si sono rivelati, per un’altra stagione, allenatore e giocatori. Ai quali non abbiamo risparmiato critiche quando ritenevamo erano giuste e motivate.

Ma quello che è accaduto ieri notte autorizza a pensare male. È una brutta pagina per il nostro calcio già malato cronico. Perché le due espulsioni, il rigore contro un paio di rigore a favore negati e un arbitraggio del genere non sono sembrati affatto la serata storta di un’anonima giacchetta nera napoletana ma l’esecuzione di un delitto perfetto i cui mandanti stanno già pensando a dividersi la ricca torta dei diritti televisivi dei prossimi anni.

 

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