STEFANO DI SCANNO per L’INCHIESTA QUOTIDIANO
La parola è uno strumento che rende gli uomini diseguali. Chi conosce un numero più elevato di parole, esercita maggiore potere ed ha più possibilità di successo personale: lo ripeteva Don Lorenzo Milani. Uno che istruiva i poveri, perché il riscatto non ha bisogno solo di pane e latte. Nella situazione “politica” di Cassino si è fatto strame degli schieramenti politici, sono stati sepolti da tempo coerenza e ideali, ma si è soprattutto distrutta la dimensione etica e valoriale che in ogni comunità viene attribuita alla parola.
L’accordo Petrarcone – Fardelli è esemplare della facoltà che, nel teatrino amministrativo e obliquamente politico locale, si possa impunemente affermare tutto ed il contrario di tutto. Includendo considerazioni delegittimanti e offensive usate sul piano personale che vengono cassate per una sorta di potere magico della “memoria corta”, propria del quartierino degli addetti ai lavori.
I giornalisti, con le domande imbarazzanti di qualche superstite temerario ossequioso del proprio dovere informativo, vengono azzittiti accorciando artatamente le conferenze stampa e comunque, tanto, chi legge più i giornali? Contano le pizze di fango quotidiane tra opposte tifoserie su facebook ed i faccioni spalmati sulle vele e sui 6×3.
I danni prodotti da questo modo di procedere sono enormi sul piano culturale perché cancellano di fronte alla comunità qualsiasi nesso etico e politico che lega le parole alle cose, alle azioni, alle intenzioni, ai programmi, alle verità. Il problema è che nessuno ha saputo prendere le distanze da questa deriva, meno che mai quelli che a chiacchiere rimpiangono la prima Repubblica e le scuole di partito, per poi accodarsi all’andazzo declinante che vuole una città dominata e dilaniata dalla determinazione di gruppi protesi alla conquista del potere.
Questa campagna elettorale rischia, così, di cancellare il percorso di esperienze condivise che fanno della comunità cassinate quella che si identifica con la Ricostruzione e con le trame internazionali tessute tra le città della pace, con la millenaria tradizione di civiltà abbaziale e benedettina, con la storia di connessioni con la Terra di Lavoro e la tradizione migliore di un meridione che esprime cultura, intelligenze, eccellenze.
Da qualche parte bisognerà ricominciare e non certo da una ben individuabile platea di mediocri primatisti del voltagabbanismo. Bisogna ritrovare la capacità di credere nella parola che è e resta azione consequenziale, lo strumento potente di un giornale come il nostro che ne denuncia pubblicamente l’abuso e la mortificazione da parte di una classe dirigente sempre più infida e scivolosa.
A proposito di decisori istituzionali e di utilizzo fuori luogo dei vocaboli, una citazione merita la recente manifestazione in prefettura che ha visto come ospite il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana. La conclusione ha lasciato francamente interdetti perché, dopo l’invocazione di una grande benedizione sulla provincia di Frosinone, la dottoressa Zarrilli ha lanciato l’idea di scegliere un santo patrono che dia una ulteriore data da festeggiare in comune per le parrocchie disseminate fra Paliano e San Vittore del Lazio. A parte la predilezione per il sacro della rappresentante del governo, che aveva di fronte ben due vescovi del territorio, se ci sono energie intellettuali da impiegare in questa nostra provincia, bisognerebbe profonderle in una laicissima missione di soccorso immediato ai senza lavoro e senza reddito. Ai quali non si può certo suggerire di rifugiarsi nella provvidenza.
Usare la concretezza per scovare soluzioni è molto meglio di una preghiera. Specie per le 400 famiglie di lavoratori ex Videocon che dal primo giugno non sapranno davvero a che santo patrono votarsi.